Il paradosso geotermico: come la 2ª più grande fonte di calore della Terra potrebbe guidare il riscaldamento globale

Nei suoi studi, il Prof. Arthur Viterito ha svelato come l'attività geotermica/sismica - e non l'anidride carbonica dalle emissioni industriali umane - possa guidare il recente riscaldamento globale
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La recente pubblicazione del Summary for Policymakers (riepilogo per i decisori politici) del rapporto di sintesi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha provocato una raffica di titoli catastrofici sul cambiamento climatico, che includono parole come “bomba a orologeria climatica” e “ultima possibilità per l’umanità”. Il compito dell’IPCC è quello di studiare l’effetto del cambiamento climatico causato dall’uomo, argomento molto dibattuto e sul quale non tutti gli scienziati concordano. Tra questi ultimi, c’è anche Arthur Viterito, Professore in pensione di geografia fisica, che nei suoi studi ha svelato come l’attività geotermica/sismica – e non l’anidride carbonica dalle emissioni industriali umane – possa guidare il recente riscaldamento.

Questa prospettiva è certamente degna di considerazione prima che il mondo si imbarchi in un viaggio multimiliardario verso l’utopia “emissioni zero” che attualmente sta impoverendo milioni di persone. In uno dei suoi studi, Viterito affronta il tema della correlazione tra l’attività sismica e il recente riscaldamento globale. Nello studio, l’esperto mostra che “l’aumento dell’attività sismica per le aree ad alto flusso geotermico (HGFA) del globo, un indicatore dell’aumento del forcing geotermico, è altamente correlato con le temperature globali medie dal 1979 al 2015 (r = 0,785). In confronto, la correlazione tra il carico di anidride carbonica e le temperature globali per lo stesso periodo è inferiore (r = 0,739). La regressione multipla indica che la sismicità delle HGFA è un predittore significativo delle temperature globali (P <0,05), ma le concentrazioni di anidride carbonica non migliorano significativamente la varianza spiegata (P > 0,1). Un caso convincente per il forcing geotermico risiede nel fatto che 1) il calore geotermico può innescare la convezione termobarica e rafforzare l’oceanic overturning (capovolgimento oceanico, ndr), meccanismi importanti per trasferire il calore dell’oceano all’atmosfera sovrastante, e 2) l’attività sismica è l’indicatore principale”, seguita dalla variazione della temperatura globale.

Lo studio

Nello studio, Viterito ha realizzato un esperimento statistico per verificare l’ipotesi che l’aumento del flusso geotermico abbia contribuito al recente riscaldamento globale. “Per l’esperimento, l’attività sismica viene utilizzata come proxy per il flusso geotermico. La logica dell’esperimento è che la sismicità è fortemente associata al flusso geotermico ed è facilmente deducibile che l’aumento della sismicità indicherà un aumento del flusso geotermico. L’analisi si è concentrata sul periodo dal 1979 al 2015, quando le temperature globali sono aumentate di circa 0,4°C in questo breve periodo, causando preoccupazione tra un certo numero di gruppi interessati. In concomitanza con questo grande balzo, c’è stata la crescita inesorabile della CO2, trainata in gran parte dalle elevate emissioni di CO2 dai Paesi più sviluppati e recentemente esacerbata dall’accelerazione dello sviluppo di Cina e India”, ha scritto Viterito.

È stata eseguita un’analisi preliminare delle frequenze sismiche di magnitudo compresa tra 4 e 6 (MAG4/6) per le HGFA campionate per vedere se queste aree hanno mostrato cambiamenti prima o durante l’evento El Niño del 1997 e 1998 (EN97/98). “Le HGFA hanno registrato un aumento del 219% dell’attività MAG4/6 dal 1994 al 1996. Questo aumento delle frequenze è statisticamente significativo (P < 0,001) e rispecchia il salto delle temperature globali iniziato con EN97/98, ma con una differenza importante: l’aumento dell’attività MAG4/6 delle HGFA precede EN97/98 di due anni, indicando una relazione ritardata”, spiega Viterito nel suo studio. “L’ampliamento del periodo di tempo per includere l’attività MAG4/6 delle HGFA dal 1979 al 2015 rivela un modello sorprendente: la frequenza degli eventi MAG4/6 delle HGFA ha una forte, anche se ritardata, somiglianza con l’anomalia della temperatura globale dal 1979 al 2015. Un aggiustamento del ritardo di due anni mette in fase la temperatura e le curve sismiche, producendo una correlazione statisticamente significativa di 0,785”, continua l’esperto.

L’esperimento ci consente di dedurre che il forcing geotermico è stato un importante fattore delle temperature globali dal 1979. Ciò si basa sulla comprovata capacità del calore geotermico di migliorare la convezione termobarica e rafforzare il capovolgimento oceanico, meccanismi che sono noti per riscaldare gli oceani e la sovrastante atmosfera. La conclusione è supportata anche dal fatto che i cambiamenti nel forcing geotermico precedono di due anni il riscaldamento della bassa troposfera. Ancora un’altra osservazione degna di nota è che le frequenze MAG4/6 delle HGFA indicano un’amplificazione di El Niño sismicamente indotta nel 1997/1998. Al contrario, questo importante evento non si riflette nel set di dati sulla CO2”, conclude Viterito nel suo studio.

1995: un importante punto di svolta nella recente storia geofisica

In un altro studio, Viterito conclude che “una revisione della letteratura geofisica rivela che un certo numero di sistemi ambientali è cambiato rapidamente nel 1995 o poco dopo. Un improvviso balzo nell’attività sismica medio-oceanica ha avviato una cascata di cambiamenti nella circolazione termoalina, nelle temperature globali, nella copertura di neve e ghiaccio nell’Artico, nelle dinamiche dei monsoni, nelle caratteristiche di El Niño e nel movimento dei dip pole. Agendo di concerto, c’è un’alta probabilità che questi cambiamenti abbiano aumentato le temperature globali e abbiano permesso alle temperature globali di rimanere elevate negli ultimi 24 anni”.

L’obiettivo dello studio era “formulare un’ipotesi fisicamente valida sul motivo per cui le temperature globali sono aumentate bruscamente nel 1997/1998”. L’ipotesi formulata dall’esperto si articola come segue: “un aumento dell’attività sismica della zona di espansione medio-oceanica (MOSZSA) nel 1995 era indicativo di un maggiore flusso geotermico lungo le zone di espansione medio-oceaniche del globo. Questo flusso accresciuto ha intensificato la circolazione termoalina, con conseguente atlantificazione e un rafforzamento dell’AMOC (Atlantic Meridional Overturning Circulation). Ciò ha dato origine a temperature superficiali del mare più elevate nell’Artico e nel Nord Atlantico. Queste temperature superficiali del mare più elevate sono state espresse come un cambiamento dell’AMO (Atlantic Multi-decadal Oscillation) da una fase negativa a una fase positiva, creando un ambiente favorevole a una maggiore frequenza degli uragani del Nord Atlantico, un salto significativo nell’ACE (energia ciclonica accumulata), monsoni più forti ed episodi di El Niño amplificati. Questi cambiamenti hanno avviato una diminuzione del ghiaccio marino artico, una copertura nuvolosa ridotta nel settore della Groenlandia e un aumento delle temperature artiche nelle stagioni autunnali, primaverili e invernali. Inoltre, è stato dimostrato che l’instabilità termobarica guidata dalla geotermia amplifica i cambiamenti del ghiaccio marino nell’Artico”.

“Questi fenomeni correlati sono indicati complessivamente come AA (amplificazione artica), la caratteristica più importante del recente riscaldamento terrestre. Agendo di concerto, tutti questi driver possono spiegare gran parte del riscaldamento che il pianeta ha sperimentato nel 1997. Ancora più importante, l’aumento del flusso geotermico medio oceanico iniziato nel 1995 è persistito fino ad oggi, mantenendo le temperature globali relativamente stabili ma elevate. Altrettanto importante, l’ipotesi è fortemente supportata dalla correlazione statisticamente significativa delle temperature globali e della MOSZSA. In conclusione, il flusso geotermico medio-oceanico sembra essere un importante fattore del cambiamento ambientale globale e l’evidenza che altri fattori e feedback sono collegati a questo flusso è convincente”, ha concluso Viterito.

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