“Le navi giramondo non avranno problemi a passare sotto il ponte sullo stretto di Messina. Negli Usa non si sono preoccupati di alzare i ponti seguendo il gigantismo navale, anzi hanno messo limitazioni e il ponte sarà comunque più alto rispetto ad altri che chiudono stretti nel Mediterraneo, quindi non vedo particolarmente appropriato il problema sollevato da alcuni armatori per l’opera. Poi, se riusciremo ad alzarlo sarà importante, ma non si tratta di uno stretto che chiude il Tirreno, è uno degli accessi, anzi il meno trafficato e sicuramente ha anche dei problemi di carattere ambientale, quindi non si può pensare che in quello stretto passi tutto il traffico del Tirreno”.
Lo ha detto il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi parlando a margine dell’incontro a Genova su ‘Potenziamento in corso del trasporto ferroviario merci dei porti di Genova-Prà-Savona-Vado Ligure’. Rixi ha sottolineato anche “l’azione simbolica” di un’opera “che nel 2012 l’Italia aveva rinunciato a fare. Oggi diciamo che siamo in grado di realizzarla – ha aggiunto – e questo vuol dire recuperare finalmente il gap con altri paesi che sono partiti dopo di noi ma hanno fatto opere altrettanto avveniristiche. Realizzare il Ponte sullo stretto è difficile e sfidante, ma i Paesi evoluti fanno le cose difficili. Vuol dire cambiare paradigma, far capire all’Europa che il Mediterraneo è un centro pulsante”.
Ponte sullo Stretto, alto valore simbolico
“Il Ponte sullo stretto ha anche un alto valore simbolico: l’Italia non ha rispettato l’impegno preso con l’Europa di completare il corridoio dalla Scandinavia alla Sicilia, rinunciando a una sfida tecnologica innovativa- afferma Rixi– nel 2012, l’Italia ha rinunciato a farlo perché diceva di non avere la capacità. Oggi noi diciamo che il Paese è in grado di realizzarlo, recuperando il gap con altri Paesi che sono partiti molto dopo di noi ma che hanno realizzato opere avveniristiche. Dobbiamo mostrare una capacità a livello mondiale di saper affrontare grandi sfide, anche in ottica dell’infrastrutturazione del continente africano, a cui si guarda con grande interesse per i prossimi trent’anni”.
Altezza del Ponte
Sulle critiche per l’altezza del ponte che consentirà il passaggio di navi alte non più di 65 metri, Rixi ribatte: “Il Paese deve decidere se farlo o meno. Il ponte è più alto rispetto agli altri ponti che chiudono stretti nel Mediterraneo. Il problema sollevato da alcuni armatori non lo vedo particolarmente appropriato per quell’opera: poi, è chiaro che se riuscissimo ad aumentare il franco sarebbe assolutamente importante. Ma quello è uno stretto che non chiude il Tirreno, anzi è l’accesso meno trafficato”.
In ogni caso, aggiunge Rixi, “lo stretto di Messina ha anche dei problemi di carattere ambientale: non si può pensare che in quello stretto passi l’intero traffico del Tirreno. Dovrà passarne una parte, come già succede oggi. Lo stretto di Messina ha delle tutele di carattere ambientale e paesaggistico che comunque presuppongono un traffico di un certo tipo, tanto è vero che oggi solo una parte della navi passa da lì, mentre altre circumnavigano la Sicilia. Inoltre, a livello mondiale, dal Giappone agli Stati uniti, tutti i Paesi stanno mettendo delle limitazioni sul gigantismo navale perché è un tema anche di infrastrutturazione dei porti”.