Come previsto e largamente annunciato, un satellite della NASA si è schiantato sulla Terra oggi: secondo la US Space Force, il veicolo RHESSI è rientrato oltre 26E 21N (confine Sudan/Egitto) in direzione Nord/Est sopra l’Egitto meridionale (mappa di seguito), alle 00:21 UTC (02:20 ora italiana).
RHESSI (“Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager”), che ha studiato il Sole dal 2002 fino al suo pensionamento nel 2018, non era un satellite enorme. Con un peso di solo 270 kg, la maggior parte della massa è stata convertita in cenere e vapore durante il tuffo mortale nell’atmosfera, ma, hanno spiegato i funzionari della NASA, “alcuni componenti dovrebbero sopravvivere al rientro“, con bassissimo rischio di danni in ogni caso, anche considerando il luogo di rientro.
Il satellite RHESSI della NASA
Il satellite RHESSI è stato lanciato in orbita terrestre bassa a bordo di un razzo Pegasus XL nel febbraio 2002. Il veicolo ha studiato i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale utilizzando il suo unico strumento scientifico, uno spettrometro che ha registrato raggi X e raggi gamma.
“Durante la missione, RHESSI ha registrato più di 100mila eventi di raggi X, consentendo agli scienziati di studiare le particelle energetiche nei brillamenti solari,” ha spiegato la NASA. “L’imager ha aiutato i ricercatori a determinare la frequenza, la posizione e il movimento delle particelle, e ciò li ha aiutati a capire dove le particelle venivano accelerate“.
Il problema dei detriti
Il rientro di RHESSI è un altro promemoria del fatto che l’orbita terrestre è un luogo sempre più affollato e pericoloso. Più di 30mila pezzi di detriti orbitali vengono attualmente monitorati dalle reti di sorveglianza spaziale globale. Ce ne sono molti altri, però, che sono troppo piccoli da tracciare.
Secondo le stime dell’Agenzia Spaziale Europea, circa 1 milione di oggetti di larghezza compresa tra 1 e 10 cm stanno sfrecciando attorno al nostro pianeta in questo momento. Il numero approssimativo di pezzi tra 1 mm e 1 cm è davvero sbalorditivo: circa 130 milioni.
Anche questi minuscoli frammenti possono causare seri danni in caso di impatto con un satellite o un veicolo spaziale con equipaggio, date le loro enormi velocità: nell’orbita terrestre bassa, dove orbitano la Stazione Spaziale Internazionale e molti altri veicoli, gli oggetti si muovono a circa 28mila km/h.
Inoltre, le collisioni generano ulteriori pezzi di spazzatura spaziale, il che potrebbe portare a un effetto a cascata.