Sisma L’Aquila: solo il 10% dei familiari delle vittime risarciti

Sisma L'Aquila: "Ci sono morti di serie A e serie B, sono il 10 per cento i familiari delle vittime che sono stati risarciti. È stata una vicenda troppo politicizzata"
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“Ci sono morti di serie A e serie B, sono il 10 per cento i familiari delle vittime che sono stati risarciti. È stata una vicenda troppo politicizzata: sulla morte di una persona sotto le macerie sono stati risarciti 10 parenti, mentre ci sono orfani che sono stati abbandonati. E questo non è giusto: il terremoto non deve essere strumentalizzato per i soldi ma deve essere dolore e ricordo”. I coniugi Renza Bucci e Angelo Berardini pronunciano questa dura denuncia dopo aver incontrato nel corso della scoperta delle stele “oltre 6.3” nel Parco della Memoria il presidente del senato, Ignazio La Russa, nel primo evento del nutrito programma di commemorazioni per il 14esimo anniversario del terremoto dell’Aquila.

La coppia è stata duramente colpita in quella tragica notte che ha portato via la figlia Giovanna con in grembo la sua secondogenita, che avrebbe dovuto nascere proprio in quelle ore, e che è stata classificata come la vittima 309. E poi il primo nipote francesco e suo padre, il loro genero. Una famiglia intera cancellata dal sisma del 6 aprile 2009. “La Russa conosceva la nostra storia – continuano – è stato molto umano e sia pure per poco si è immedesimato con la nostra sofferenza”.

Risarcimento alle famiglie

Ma nel raggiungere la chiesa delle Anime Sante dove è arrivata il premier, Giorgia Meloni, soprattutto Berardini è tornato sulla questione dei risarcimenti alle famiglie delle vittime: “noi non parliamo per invidia, infatti non abbiamo presentato la istanza in tribunale – spiega -. Siamo contenti di non aver preso soldi sul sangue di nostra figlia. E siamo risentiti quando si dice che babbo risarcito tutti. E quando ci dicono che nostra figlia viaggia grazie ai soldi avuti per la morte dei suoi cari”.

I coniugi Berardini, proprio nel Giorno della Memoria, sottolineano a loro avviso il vero significato delle commemorazioni: “a nostro avviso nell’anniversario ci sono troppe passerelle, a nostro avviso la gente, anche alcuni familiari delle vittime, non mostrano sentimento. Basti pensare che noi ogni mese partecipiamo ad una funzione religiosa alla memoria dei nostri cari e siamo sempre le stesse cinque-sei persone. La tragedia non è sentita”.

“Che cosa proviamo dopo 14 anni? Il dolore c’è sempre ma abbiamo dovuto reagire come guerrieri convivendo con il grave lutto perché non puoi rovinare la vita a chi ti è rimasto. E cioè alle nostre due figlie Sara ed Alessia. E il nostro comportamento hai dei risvolti complessi visto che loro si sentono privilegiati per essersi salvati. In questo senso dobbiamo cercare allontanare ogni rancore cercando di essere delle vere e proprie rocce”

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