Con la teoria di Parisi svelata la memoria della complessità

I sistemi complessi possono dimenticare le tappe che hanno percorso durante la loro evoluzione, e facendo questo ringiovaniscono, ma sono anche capaci di tornare a ricordare il cammino che avevano percorso
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I sistemi complessi possono dimenticare le tappe che hanno percorso durante la loro evoluzione, e facendo questo ringiovaniscono, ma sono anche capaci di tornare a ricordare il cammino che avevano percorso e recuperare l’esperienza perduta: è una nuova finestra sulla complessità aperta dalla teoria cha ha valso il Nobel per la Fisica 2021 a Giorgio Parisi e che si annuncia già piena di conseguenze per molti campi della ricerca, a partire dall’organizzazione di sistemi biologici di alta complessità.

Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature Physics dalla collaborazione italo-spagnola della quale fa parte il gruppo del dipartimento di Fisica dell’Università Sapienza di Roma composto da Parisi, Enzo Marinari, Federico Ricci Tersenghi e Ilaria Paga, dell’istituto di Nanotecnologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Per la Spagna hanno partecipato le università Complutense di Madrid, di Extremadura e di Saragozza.

“Grazie a questa ricerca si stanno aprendo molte finestre. Per esempio, siamo in grado di capire i principi sui quali si organizzano sistemi biologici di alta complessità, o ancora di capire meglio i sistemi vetrosi e modellarne le capacità”, dice Marinari all’ANSA. Un altro protagonista della ricerca è il supercomputer Janus, alla realizzazione del quale hanno partecipato Parisi e molti degli autori, italiani e spagnoli, dello studio appena pubblicato. Le osservazioni riguardano i vetri di spin, ossia uno dei complessi stati della materia nel quale la legge di Parisi è riuscita a trovare un ordine.

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