Sale a 81 il numero dei morti per il ciclone Mocha in Birmania

Sono almeno 81 le persone morte a causa del ciclone Mocha, abbattutosi sulla Birmania la scorsa domenica. Con venti di 195 chilometri orari, Mocha ha demolito case e trasformato le strade in fiumi
MeteoWeb

Sono almeno 81 le persone morte a causa del ciclone Mocha, abbattutosi sulla Birmania la scorsa domenica. Con venti di 195 chilometri orari, Mocha ha demolito case e trasformato le strade in fiumi, anche nel vicino Bangladesh. I residenti di Sittwe, la capitale dello Stato Rakhine, hanno atteso in fila davanti alle associazioni locali per ricevere acqua potabile perché gli impianti di depurazione hanno smesso di funzionare a causa del maltempo. Chi non aveva da mangiare, invece, ha ricevuto del riso dal Programma alimentare mondiale.

Centinaia di sacchi di riso sono stati trasportati in aereo, mentre stasera dovrebbe arrivare una nave che trasporta aiuti umanitari e apparecchiature di comunicazione. Le Nazioni Unite hanno negoziato con il governo militare per avere accesso alle aree colpite dal ciclone. “Le offerte della comunità internazionale per la fornitura di aiuti sono state accettate – hanno dichiarato ieri i media statali – Ma i compiti di soccorso devono essere svolti attraverso la forza esistente”. Nel 2008 138mila persone in Birmania erano morte a causa del ciclone Nargis. Il governo di allora era stato accusato di aver bloccato l’accesso agli operatori umanitari e ai rifornimenti.

Resta inoltre preoccupante la presenza nello Stato di Rakhine di circa 600mila Rohingya, un gruppo etnico di religione islamica. Queste persone sono considerate da molti come degli intrusi provenienti dal Bangladesh e vengono persino negate loro la cittadinanza e la libertà di movimento. I campi che ospitavano gli sfollati Rohingya sono stati devastati dal ciclone e non si è ancora al corrente di quale sia il numero esatto di vittime e feriti nella comunità. “Nessuna organizzazione né l’aiuto del governo ci è ancora arrivato – ha dichiarato il capo di un campo Rohingya – perché i ponti sulla strada per il nostro campo sono rotti”.

Condividi