Alluvione Emilia Romagna, la testimonianza: “il Sillaro ci è entrato in casa, ho pensato che sarei morto. Ma si poteva evitare”

Alluvione Emilia Romagna, ai microfoni di MeteoWeb il signor Gabriele Monti - residente a pochi metri dal punto in cui il Sillaro ha rotto l'argine - racconta i momenti terribili vissuti dalla sua famiglia e svela alcuni retroscena inquietanti: "questo disastro si poteva evitare, nessuno ha pulito il letto del fiume"
MeteoWeb

Gabriele Monti è il proprietario dell’abitazione diventata il simbolo dell’Emilia Romagna: situata in via Merlo 4, la casa è al centro di una proprietà di 5 mila metri quadrati ed è costruita perfettamente in regola, acquistata dalla famiglia Merlo due anni fa tramite agenzia immobiliare con tanto di agibilità e tutte le certificazioni del caso. Nell’abitazione vivono, o meglio vivevano fino al drammatico pomeriggio del 2 maggio, quattro persone circondate da diversi animali domestici (nello specifico, quattro cani, due caprette e due tartarughine).

Siamo in provincia di Imola, in una zona di campagna che si trova nel territorio comunale di Spazzate Sassatelli ad appena 7 chilometri da Conselice e a 10 chilometri da Massa Lombarda e Sesto Imolese, i centri più importanti dei dintorni.

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L’abitazione è stata immortalata in alcune immagini che hanno fatto il giro del web e dei principali telegiornali televisivi, in quanto è stata letteralmente travolta dalla piena del fiume Sillaro che non aveva mai dato questo tipo di problemi nella zona. La rottura dell’argine del Sillaro, infatti, si è verificata proprio a ridosso della proprietà della famiglia Monti, a circa 40 metri dall’abitazione.

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Gabriele Monti racconta ai microfoni di MeteoWeb quello che è successo davvero, svelando alcuni retroscena inquietanti rispetto alle cause di questo disastro che – secondo i residenti alluvionati – “si poteva assolutamente evitare, o quantomeno limitare“. “Casa nostra è diventata il letto del Sillaro – racconta Gabrielee io ho pensato di morire. Mia mamma purtroppo ha dei problemi che la rendono inabile, e salvarla è stato difficilissimo. Anche due dei nostri quattro cani stavano morendo affogati, li ho salvati io personalmente, in extremis, mentre erano con l’acqua alla gola. Uno purtroppo è rimasto ferito nelle operazioni di soccorso. Anche mia mamma sta ancora pagando le conseguenze di quegli sforzi per scappare da casa. Dopo che hanno evacuato tutti, sono rimasto io da solo per salvare gli animali ed è stato lì che ho pensato di morire, mi sono sentito completamente abbandonato. Tentavo di attraversare la piena ma non ci riuscivo, c’erano i soccorsi dall’altro lato della strada, li chiamavo urlando, fischiando, come potevo, ma nulla. Nulla. Ho pensato davvero che stavo per morire“.

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Il racconto è molto preciso e circostanziato: Gabriele parla con emozione e commozione dalla sua camera di albergo dove adesso si trova, evacuato. Casa sua è completamente invasa dal fango, sia dentro che fuori è tutto distrutto. “Sto vivendo una situazione drammatica, come quella di molti altri miei compaesani. Quel maledetto pomeriggio ero nel piano superiore della casa quando ho iniziato a sentire le urla di un ragazzo del comune di Massa Lombarda che parlava in modo molto agitato con mio padre. Scendendo nel piano terra, ho iniziato a notare la corrente del fiume che aveva già formato 30 cm d’acqua fuori nel giardino. I cani nei recinti erano già sommersi quasi fino al collo, specialmente quelli di media taglia. La prima chiamata ai soccorsi è partita esattamente alle 15.11 del 2 maggio: abbiamo evidenziato tutta la situazione e richiesto un intervento immediato a causa della disabilità di mia madre che ha una caviglia rotta e ingessata, evidenziando la presenza degli animali che necessitavano anch’essi di soccorsi per evacuare. Per capire quanto ci hanno messo, vi posso solo dire che mia madre è stata scaricata dall’elicottero più o meno intorno alle 18:30, dopo più di tre ore d’inferno in cui – con la sua disabilità e situazione clinica – è rimasta in mezzo alla strada con mio padre che la sorreggeva a fatica” (come si può vedere nell’immagine di seguito, ndr):

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I genitori di Gabriele Monti evacuati con l’elicottero

Per evitare di morire, mamma ha dovuto camminare forzando solo una gamba perché l’altra era ricoperta dal fango e dal gesso messo per via della caviglia rotta, a piedi fino a un punto fuori dalla strada di passaggio, senza un minimo di aiuto da parte dei soccorsi del 115. Infine, ha atteso quasi un’ulteriore ora e mezza per essere portata in ospedale. Il pompiere che era agganciato con lei nel cavo dell’elicottero era al corrente di tutta la sua situazione e sapeva benissimo che doveva essere portata immediatamente presso il primo pronto soccorso più vicino, in quanto glielo avevo raccomandato personalmente. I miei animali non sono stati tutti presi, e dopo che sono andati via i miei genitori con l’elicottero, ho dovuto fare una discussione con i soccorritori per portare via anche i cani: mentre c’era l’inondazione in corso, volevano che li lasciassi in casa…” prosegue Gabriele nel suo racconto, ancora visibilmente scosso per l’accaduto.

Alluvione Emilia Romagna, l'abitazione di Gabriele Monti completamente invasa dal fiume Sillaro

La mia proprietà si trova proprio a pochi metri da dove il fiume ha rotto l’argine: la corrente dell’acqua era velocissima, entrava in casa da un lato e usciva dall’altro. Salotto, cucina, tutte le stanze del piano terra erano letteralmente il letto del torrente. Io mi sono sentito solo e abbandonato. I miei genitori erano in salvo, e quando sono arrivati i pompieri con il gommone in un punto salvo verso le 19.00 circa, ho notato tantissime persone vicino alla mia strada privata che erano lì a parlare… Erano lì da ore ma non pensavo che fossero così tanti, tra cui tutti i soccorritori, le forze dell’ordine, la protezione civile. Ma nessuno, e dico nessuno, ha avuto il coraggio di venirmi ad aiutare… Li avevo chiamati urlando, fischiando, già da ore ma non veniva nessuno neanche quando l’acqua era più bassa ed io, da solo, continuavo a spostarmi nella corrente del fiume per salvare la mia famiglia e i miei animali. Capisco che per farlo nell’acqua ci vogliono i mezzi, ma se di fronte c’è il rischio che muoia qualcuno è possibile che nessuno abbia quantomeno il cuore di porgere una mano? E in ogni caso è doveroso fare un piccolo passo indietro per evidenziare che tutto questo si poteva evitare. Si doveva evitare. O quantomeno limitare. Ho un video in cui si vede che il Sillaro stava iniziando a rompere l’argine almeno un’ora prima della rottura effettiva. Nelle immagini si vedeva una piccola frattura da cui pian pianino stava iniziando ad uscire un po’ d’acqua. Se ci avessero avvisati in quei momenti, avremmo potuto salvarci senza danneggiarci in questo modo, sia noi che i nostri animali e la nostra proprietà e tutte le altre proprietà dopo di noi. Ci saremmo evacuati da soli, salvando il salvabile e andando via con i nostri mezzi prima del disastro, evitando di vivere quell’inferno, di rischiare di morire e anche di gravare sui soccorritori. Sarebbe stata la cosa migliore da fare, e invece non è stato fatto. Perché?“.

Ma questa non è l’unica domanda che Gabriele Monti vuole porre alle autorità competenti: “il letto del fiume prima di quest’ondata di maltempo era sporchissimo e abbandonato. Non veniva pulito da moltissimo tempo. Eppure si sapeva che ci sarebbe stata tutta questa pioggia: era stata annunciata da tutte le previsioni meteo. Io andavo ogni giorno lungo il torrente per passeggiare con i cani e vedevo per chilometri e chilometri soltanto cumuli di sporcizia, alberi morti, rami ovunque, tane di istrice e nutrie sparse per i canali. Ovvio che poi i fiumi rompono gli argini: se non viene fatta la manutenzione ordinaria, stiamo parlando di pulizia ordinaria nulla di eccezionale, poi è naturale che succedono i disastri. Con tutti quei detriti e rifiuti, il livello dell’acqua sale molto più rapidamente per l’ingombro e lo sbarramento che provocano. E le tane indeboliscono gli argini e li fanno crollare. Lo sanno tutti: perché nessuno è intervenuto?“.

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