Alpi Giulie, 9 metri di neve in quota, “scenario eclatante”

Clima, il punto della situazione sulle precipitazioni nevose dell'inverno sulle Alpi Giulie: nevicate nella norma al confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia
MeteoWeb

Le Alpi Giulie segnano il confine tra l’Italia e la Slovenia: interessano il settore più orientale del Friuli Venezia Giulia e una vasta area nel Nord/Ovest della Slovenia dove spicca il Monte Tricorno (Triglav in sloveno) che con i suoi 2.864 metri di altitudine è la vetta più alta non solo delle Alpi Giulie, ma di tutta la Slovenia dov’è considerato monumento nazionale. Proprio in Slovenia, il parco nazionale di Triglav è una delle più ambite mete turistiche per gli amanti della natura e della montagna.

Nei giorni scorsi Renato R. Colucci, ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR ed attuale Presidente della Società Meteorologica Alpino-Adriatica, ha pubblicato un riepilogo climatico della stagione invernale con particolare focus sull’innevamento delle Alpi Giulie evidenziando come in quota siano caduti ben 9 metri di neve e l’accumulo nevoso al suolo ha seguito la media storica, senza alcun tipo di anomalia.

Nel contesto dei sempre più urlati catastrofismi climatici, si tratta di una rara perla di scienza reale che merita grande evidenza. Colucci ha spiegato che “nella prima metà di aprile si raggiunge generalmente il picco massimo di spessore di neve al suolo in alta quota. Le Alpi Giulie non si sottraggono a questa regola dettata dalla climatologia, e mentre le vallate alpine sono già verdi, al di sopra dei 1800-2000 m lo spessore al suolo parte dai circa 3 metri, mentre l’accumulo annuale finora è tra i 7 e 9 metri totali in linea con i valori osservati negli ultimi 40 anni“.

L’esperto, poi, cita le fonti ufficiali dei dati ed evidenzia che l’osservatorio della Kredarica-Triglav (2514 metri di altitudine) rappresenta “l’archivio migliore disponibile per i dati meteorologici e nivometrici di tutte le Alpi Giulie in alta quota. La presenza di personale sempre in loco, permette infatti il monitoraggio manuale e strumentale della neve tutto l’anno senza interruzioni“, a differenza della situazione italiana dove “la raccolta dei dati riferiti al manto nevoso è deficitaria in quanto limitata al solo periodo invernale e di operatività degli impianti presso le stazioni sciistiche. I dati, a partire dal 1979, pur rappresentando un archivio importante, sono generalmente disponibili solo dalla fine di novembre/ inizio dicembre fino alla fine di aprile”.

neve alpi giulie
Dati giornalieri di neve al suolo all’osservatorio della Kredarica (2514 m). La linea nera indica la neve presente al suolo giorno per giorno fino al 15 aprile scorso, la linea tratteggiata il valore normale di riferimento per il periodo 1979-2022. La banda grigia rappresenta una deviazione standard, mentre la linea rossa e quella blu rispettivamente l’anno con meno innevamento (il 2002) e quello con l’innevamento maggiore (il 2001)

Colucci spiega che “nell’immagine sopra si nota molto chiaramente come lo spessore nevoso giornaliero sia oscillato generalmente attorno al valore climatologico. Il 15 aprile, ai 2514 metri di quota della Kredarica, si registra generalmente il picco massimo di innevamento, ed anche quest’anno, finora, tale circostanza pare rispettata. E’ altresì vero che, recentemente, questo limite è stato di gran lunga superato come nel caso del 2021 quando fu registrato il massimo di neve al suolo più tardivo degli ultimi 70 anni con oltre 5 metri al suolo misurati il 24 maggio“. Ma maggio quest’anno è soltanto appena iniziato e non è da escludere che nelle prossime 2-3 settimane si verifichino altre grandi nevicate. Al momento la situazione dell’innevamento è comunque considerevole. Colucci, infatti, evidenzia come “lo scorso 15 aprile lo spessore misurato al suolo era di 350 cm, grazie alle nevicate del 13 e 14 che hanno deposto 85 cm, la nevicata più copiosa di tutta la stagione invernale 2022-2023. La sommatoria neve (ΣHn), ottenuta sommando tutte le singole nevicate verificatesi nel corso dell’inverno, al momento tocca quota 926 cm, ossia oltre 9 metri di neve caduta“.

triglav neve 2023
Evoluzione del manto nevoso all’osservatorio della Kredarica (2514 m) nel corso del semestre invernale 2022-23. Neve fresca giornaliera (Hn) nell’istogramma arancione, spessore neve al suolo (Hs) e sommatoria neve fresca giornaliera (ΣHn) con le linee blu e tratteggiata rispettivamente

L’esperto aggiunge che “nell’immagine sopra si vede il dettaglio giornaliero dell’evoluzione del manto nevoso al suolo all’osservatorio della Kredarica, con i dati di neve fresca giornaliera (Hn), della neve misurata al suolo (Hs) e della sommatoria totale neve caduta (ΣHn)“.

Colucci prosegue l’analisi “scendendo di quota e spostandoci una trentina di chilometri in linea d’aria verso ovest, nell’immagine sopra i dati raccolti in Canin dalla stazione automatica del Livinal Lunc (1837 metri) e quelli manuali presso il campo neve AINEVA al Rifugio Gilberti (1850 metri). Le due serie hanno delle differenze, ed è per questo motivo che le presentiamo e commentiamo entrambe“.

monte canin neve 2023
Dati giornalieri di neve al suolo in Canin con i dati raccolti dalla stazione automatica del Livinal Lunc ed i dati manuali AINEVA del Rifugio Gilberti. Le linee nere indicano la neve presente al suolo giorno per giorno fino al 13 aprile scorso, la linea tratteggiata il valore normale di riferimento per il periodo 1979-2022 (per omogeneità con le serie del Canin). La banda grigia rappresenta una deviazione standard, mentre la linea rossa e quella blu rispettivamente gli anni con meno innevamento (il 2002) e quelli con l’innevamento maggiore (il 2009 ed il 2014)

Il calcolo delle medie e della deviazione standard – aggiunge il ricercatore – ha dovuto seguire un approccio misto, prendendo in considerazione le due serie. I dati della stazione automatica usata in questo breve resoconto partono dal 2008 e coprono tutto l’anno conteggiando eventuali nevicate al di fuori del periodo invernale canonico. Per il periodo dicembre-aprile però abbiamo considerato tutta la serie dal 1979 con i dati raccolti manualmente. Anche in questo caso ci sono delle lievi disomogeneità, derivanti dal fatto che il sito di misura è cambiato nel tempo spostandosi dall’arrivo vecchia funivia al rifugio Gilberti. Lo scorso 13 aprile lo spessore misurato al suolo era di 278 cm, grazie alle nevicate del 13 e 14 che hanno deposto 95 cm, la nevicata più copiosa di tutta la stagione invernale 2022-2023. La sommatoria neve (ΣHn), ottenuta sommando tutte le singole nevicate verificatesi nel corso dell’inverno, al momento tocca quota 717 cm, ossia oltre 7 metri di neve caduta. Si sono però verificate due ulteriori deboli nevicate il 17 settembre (4 cm) ed il 13 e 17 novembre (12 cm) che porterebbero quindi il totale attuale a 733 cm di ΣHn, da mettere a confronto con la sommatoria Hn di 926 cm della Kredarica. Discorso a parte andrebbe fatto per la scelta dell’anno con minore neve al suolo in Alpi Giulie. In effetti anche il 1989 mostra un accumulo nevoso davvero scarso, in particolare nella parte iniziale e centrale dell’inverno, mentre la primavera fu decisamente più nevosa. Per le annate più nevose il 2001 risulta il massimo alla Kredarica, mentre 2009 e 2014 sono i più nevosi in Canin, con il 2014 superiore al 2009 in termini di sommatoria Hn“.

Per completare l’andamento 2022-23, l’esperto ha inserito lo spessore neve di tutte le stazioni, assieme ai dati di Hs misurati presso la stazione meteorologica di Sella Nevea:

dati stazioni meteo
Evoluzione del manto nevoso al suolo nei 4 siti delle Alpi Giulie compresi tra i 2514 m dell’osservatorio della Kredarica ed i 1124 m della stazione meteorologica della Società Meteorologica Alpino-Adriatica a Sella Nevea. La stazione è gestita all’interno del progetto Alpi Giulie Meteo Lab che ha come responsabile scientifico anche l’Istituto di Scienze Polari del CNR

Al contrario del 2022, che aveva presentato un innevamento piuttosto abbondante a valle ma scarso e generalmente sotto media in quota, ai 1124 m di Sella Nevea non si sono mai superati i 50 cm di spessore. Questo è avvenuto perché dopo le prime nevicate di inizio inverno, una lunga fase sopra media termica tra Natale ed i primi giorni di gennaio, ha portato alla fusione spesso totale del manto nevoso a valle. In seguito, le poche precipitazioni cadute sono state spesso piovose a valle, in particolare nel corso del mese di marzo, anch’esso particolarmente mite dal punto di vista termico. Nel dettaglio seguente le temperature registrate tra il 20 dicembre ed il 10 gennaio 2023 a Sella Nevea dalla nostra stazione meteorologica e le anomalie in quota a 850 hPa nei mesi di dicembre e gennaio.  Nel cuore dell’inverno con l’insolazione al minimo, si sono registrate solo poche decine di minuti di temperature sotto lo zero“, conclude Colucci evidenziando come sia “eclatante” che “la stagione invernale in quota nelle Alpi Giulie è stata finora normale dal punto di vista dell’apporto nevoso“, a confronto “con il resto del sistema alpino che ha visto, per il secondo anno consecutivo, una estrema mancanza di precipitazioni, e specialmente nel settore occidentale“.

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