di Alessandro Martelli (esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA) – Purtroppo, in questi giorni assistiamo alle gravissime conseguenze delle inondazioni dei giorni scorsi, avvenute soprattutto in Emilia-Romagna, la mia Regione. Per chi l’avesse già dimenticato, ricordo, però, che solo l’anno scorso abbiamo dovuto farlo a seguito dell’alluvione nelle Marche (in settembre), poi della colata di fango ad Ischia (in novembre). Ricordo pure che ciò era accaduto tante volte, negli anni passati, dopo disastrosi terremoti e maremoti (eventi antichi, ma da non dimenticare, sono quelli della Val di Noto, in Sicilia, nel 1693 e di Messina e Reggio Calabria nel 1908, ai quali se ne aggiunsero, purtroppo, tanti altri).
Mi domando, però: perché quelle di cui mostro gli effetti nelle immagini di quest’articolo (a titolo di esempi) continuiamo a chiamarle “CATASTROFI NATURALI”, assolvendo così l’uomo da ogni sua responsabilità?
Perché abbiamo la “memoria così corta” e non abbiamo ancora capito che cosa significhi fare PREVENZIONE DEI RISCHI e quanto farla seriamente sia fondamentale?
Continuiamo pure a non spendere oggi, a non voler capire che spendere oggi nella prevenzione ci eviterebbe di spendere molto di più domani per riparare i danni delle catastrofi di cui siamo quantomeno corresponsabili e, soprattutto, ci eviterebbe di dover piangere tante vittime!