“Censire le riserve, i pozzi artesiani senza se e senza ma” perché “gli uffici idrogeologici delle regioni fanno delle previsioni che il più delle volte sono imprecise perché si basano sulla rilevazione di pozzi registrati ma in alcune regioni il 1000% dei pozzi non sono registrati, quindi che stima sull’altezza della falda si può fare”. Lo ha detto il direttore Agricoltura e Ambiente del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) Giuseppe Corti, a proposito del decreto siccità in audizione dinanzi alle commissioni 8/a (Ambiente, lavori pubblici) e 9/a (Industria e agricoltura) del Senato. Corti suggerisce che “nelle zone dove la captazione di acqua è difficile e prone alla siccità il pozzo va chiuso”.
Quanto alle vasche di raccolta delle acque piovane “vanno regolamentate altrimenti contrastano con il paesaggio”, ha aggiunto mentre “l’uso delle acque reflue depurate è una cosa ottima, visto che in agricoltura non si deve arrivare alla potabilizzazione” e poi “con l’acqua riciclata si prende meno acqua delle falde”. Anche la “manutenzione degli invasi per ridurre perdite, va bene” ha osservato Corti avvertendo che “se l’acqua che perdiamo è da sotto non è una grande perdita, al contrario non bisogna perdere l’acqua dalla superficie”.
Gli interventi da affrontare per la siccità
Secondo Corti, bisogna “tendere a fare il contrario di quello che abbiamo fatto negli ultimi 50 anni, cioè aver ristretto gli alvei fluviali: oggi con la superficie più stretta la possibilità che l’acqua si infiltri è uno dei problemi che aggravano la siccità”. Fra gli interventi per affrontare, anche “la desalinizzazione va bene – ha aggiunto Corti – ma poi bisogna risolvere il problema di come gestire il sale che viene dagli impianti”.
Che la nostra agricoltura “sia eccessivamente idrovora è senza dubbio – ha poi osservato – Uno dei compiti dell’agricoltura è sempre stato adeguarsi alle condizioni che si trovano ma negli ultimi decenni ci siamo illusi di poter fare tutto da tutte le parti ma non è così altrimenti ha costi economici altisisimi”, ha proseguito precisando che alcune coltivazioni tipo il granturco rendono meglio in alcuni terreni ad esempio in Emilia rispetto ad altri in Calabria. “L’agricoltura deve adattarsi ai cambiamenti climatici, anche per evitare danni anche più grossi per carenza idrica ai centri abitati. Va poi data maggiore efficienza all’irrigazione, e l’autorizzazione del prelievo va valutato caso per caso” ha concluso Corti.