Un pool di ricercatori italo-croato formato da Nikola Cesarik, Inga Vilogorac Brcic, David Caska Štrmelj e Maja Grisonic, ha rinvenuto un altare risalente agli inizi del primo secolo dopo Cristo e dedicato agli dei egizi Iside, Serapide, Osiride e Anubi sull’isola di Pago (Croazia). Lo riporta oggi il quotidiano Il Piccolo di Trieste. L’opera, si legge nell’articolo, fu commissionata dalla ricca nobildonna romana Calpurnia, proprietaria di una grandiosa villa marittima che sembra si estendesse lungo tutta la baia. L’altare è un unicum, perché porta una dedica che finora non era stata registrata in nessun altra iscrizione di epoca romana.
“All’epoca in cui l’imperatore romano Tiberio (14-37 d.C.) vietava i culti delle divinità egizie, – spiega al quotidiano l’archeologa triestina Grisonic – allora molto popolari e diffusi in tutto il Mediterraneo, la potente e ricca romana Calpurnia osò erigere almeno quattro altari agli dei egizi in un santuario di sua proprietà nella baia di Caska, sull’isola di Pago. Questi monumenti testimoniano la sfida di una ricca donna romana nei confronti dell’imperatore, che le fece perdere due dei suoi familiari più stretti: il padre e lo zio”.
Il rinvenimento dell’altare
Fin dal 2003, numerose campagne archeologiche sono state condotte a Caska sull’isola di Pago, sia sulla costa che nelle acque antistanti della baia. Finora sono stati rinvenuti in totale quattro altari che Calpurnia fece erigere davanti o all’interno del suo santuario privato consacrato a Iside e dei egizi. Il rinvenimento dell’altare più rappresentativo, il quale ha permesso di decodificare gli altri tre, è avvenuto nel 2020.
I reperti della villa di Calpurnia a Caska, evidenzia il Piccolo, “sono la più antica e importante attestazione dei culti egizi in Croazia e più in generale della costa dell’Adriatico orientale. L’altare, scoperto nel giardino di una proprietà privata, e prontamente segnalato alla Soprintendenza dagli archeologi Rok Humerca (Università di Lubiana) e Katarina Batur (Università di Zara), è attualmente conservato al Museo civico di Novalja.”