Maltempo, gli esperti: “Emilia Romagna come il Polesine nel 1951”

Ore di angoscia quelle che sta vivendo l'Emilia Romagna. Il geologo imolese Maurizio Castellari: "Il territorio è fortemente in situazione critica, in particolare nella bassa pianura e nelle zone collinari"
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Sono ore di angoscia quelle che sta vivendo l’Emilia Romagna. Quello che sta accadendo lo ha raccontato a 9Colonne il geologo imolese Maurizio Castellari: “Il territorio è fortemente in situazione critica, in particolare nella bassa pianura e nelle zone collinari. Lungo la Via Emilia che collega Bologna a Rimini le criticità cominciano da Castel Bolognese, Faenza, Forlì e Cesena con allagamenti, acqua che arriva al primo piano delle case, mentre in pianura le onde di piena hanno causato, anche nelle scorse ore, sormonti arginali e rotture. Mi sento di paragonare queste scene all’alluvione del Polesine del 1951”.

Gli effetti del perdurare della presenza di quest’acqua in così vasta portata tra pianura e collina sono diversi e potenzialmente terribili: da un lato si rischiano danni eclatanti alle culture (soprattutto gli alberi da frutto tipici della zona), dall’altro l’effetto è già visibile e tremendo. Le frane. Ancora Castellari: “Il terreno diventa più pesante, è saturo e pesa molto di più rispetto al normale. Questo comporta un rischio in questo senso. Ma i danni più visibili sono quelli nelle città. Come dice il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, adesso salviamo le persone, al resto ci penseremo dopo”.

La domanda che molti si pongono, però, è se tutto questo avrebbe potuto essere evitato. “Una cosa del genere è difficilmente evitabile. L’evento è stato eccezionale perché si è ripetuto a 15 giorni di distanza dalle piogge del 2 maggio. Quindi il terreno era già saturo d’acqua e c’era già stata qualche frana. In altre parole, è piovuto sul bagnato ed era difficilmente evitabile tutto ciò” il commento finale del geologo. Una delle particolarità più spaventose di quanto accaduto in Emilia Romagna è senza ombra di dubbio il quantitativo di pioggia caduta, con cifre che vanno dai 250 millimetri in 36 ore nelle zone collinari fino ai 300 millimetri piovuti nella zona del ravennate in meno di due giorni.

Numeri che il presidente dell’ordine dei Geologi Paride Antolini commenta così: “Quando ci sono situazioni normali di piovosità capita spesso che mi arrabbi sulla gestione del territorio perché qualche lacuna si trova sempre. Le precipitazioni cadute in queste ultime ore sono state davvero importanti e la rete dei fiumi non è dimensionata con argini che possano sopportare una piovosità del genere. Ci sono stati sormonti, rotture e tracimazioni di 21 fiumi (su 22 che hanno superato la soglia critica, ndr)”.

Difficile ora, con l’acqua che fluisce ancora in maniera poderosa in posti dove prima circolavano auto e biciclette dire che cosa serva. Per Antolini adeguare la rete dei fiumi a questi nuovi tipi di portata è un’impresa titanica, non si tratta di semplice manutenzione. Ma in futuro che cosa servirà davvero? Ancora Antolini: “Quello che manca e si può fare meglio è una maggiore e più performante presenza degli uffici tecnici. Capisco che sono sotto organico, ma vanno aumentati numeri e competenze. Ci sono uffici tecnici che sono senza geologo, magari anche in Regione l’organico andrebbe incrementato con qualche geologo e competenza in più, così come maggiore dovrebbe essere l’apporto delle nuove tecnologie”.

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