Al via i test di It-Alert nelle Regioni: come funziona il sistema di allarme pubblico per le emergenze | VIDEO

It-Alert è "finalizzato a comunicare alle popolazioni di un determinato territorio una grave emergenza imminente o in corso"
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It-Alert, il sistema di allarme pubblico per le emergenze
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It-Alert approda ad una nuova fase di sperimentazione. Il sistema di allarme pubblico nazionale, di cui si sta dotando l’Italia per l’informazione diretta alla popolazione in caso di gravi emergenze imminenti o in corso, dalla prossima settimana inizierà i test nelle prime regioni: il 28 giugno in Toscana, il 30 in Sardegna, il 5 luglio in Sicilia, il 7 in Calabria, il 10 in Emilia-Romagna. Entro la fine del 2023 verranno effettuati i test nelle altre Regioni e nelle Province Autonome di Bolzano e Trento. La sperimentazione consentirà di far conoscere It-Alert come nuovo sistema di allarme pubblico che, in caso di gravi emergenze e catastrofi imminenti, potrebbe raggiungere i territori interessati, integrando le modalità di informazione e comunicazione e gli strumenti già a disposizione.

Il sistema, una volta operativo, consentirà di raggiungere chiunque si trovi nella zona interessata dall’emergenza o dall’evento calamitoso, purché abbia il telefono acceso e connesso alla rete di telefonia mobile, fornendo informazioni sulla situazione di pericolo reale o potenziale. Attualmente si prevedono sei casi nei quali potrà essere impiegato: maremoto generato da un sisma; collasso di una grande diga; attività vulcanica, relativamente ai vulcani Vesuvio, Campi Flegrei, Vulcano e Stromboli; incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica; incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti al decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105 (Direttiva Seveso); precipitazioni intense.

Il sistema diramerà un messaggio di testo a tutti i telefoni cellulari presenti e attivi nell’area geografica a rischio, associato a un segnale sonoro diverso da quello delle classiche notifiche che riceviamo ogni giorno. La sperimentazione dovrebbe terminare a febbraio 2024, a quel punto, nelle intenzioni del Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, dovrebbe diventare operativo.

Musumeci: “necessario alimentare una cultura di prevenzione del rischio”

Serve una cultura della prevenzione”. Questa la parola che è stata ribadita più volte dal Ministro per la Protezione Civile e Politiche del Mare Nello Musumeci, nel corso della presentazione della fase di sperimentazione del nuovo sistema di allarme pubblico nazionale It-alert. “Il cittadino deve essere informato se vive in un territorio a rischio”, continua. La ricezione di un messaggio di allarme pubblico nazionale nei propri smartphone “non è salvifica ma può apportare ad una consapevolezza civica che consenta di adottare una condotta maggiormente responsabile”. Il sistema, atteso da tempo, è “finalizzato a comunicare alle popolazioni di un determinato territorio una grave emergenza imminente o in corso”.

Dunque, spiega, è “solo la ricezione di un messaggio di allarme e non la comunicazione di norme di comportamento, anche perché è molto complicato riferire a una mole così ampia di persone che fanno cose diverse come comportarsi – continua – Ad esempio, durante un’alluvione è diverso il comportamento da adottare se una persona è in macchina o in casa”.

“L’impegno del governo è quello di entrare nella specificità della condotta di ogni cittadino, aiutarlo a scegliere quando è in emergenza. Il sistema non è ancora operativo ma contiamo venga approvato a partire dall’inizio del prossimo anno, se la fase di sperimentazione sarà positivamente conclusa e se verranno superate tutte le criticità che finora sono state registrate nella fase precedente”. Infatti, i primi test di allarme sono stati effettuati già in occasione delle esercitazioni di protezione civile “Vulcano 2022” e “Sisma dello Stretto 2022”, rispettivamente ad aprile e novembre dello scorso anno e hanno dato “buoni risultati. Temevamo peggio, ma se questo metodo entrerà nella coscienza dei cittadini i numeri potranno sicuramente aumentare”. Infatti, “l’Italia sta procedendo con grande cautela perché il sistema è delicato e di impatto in una popolazione“, conclude.

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