Proseguono i lavori a Ca’ di Lugo, in provincia di Ravenna, per impermeabilizzare e poi sistemare gli argini del fiume Santerno, dopo i danni causati dall’alluvione in Emilia Romagna. A fare il punto oggi il vicepresidente della Regione, Irene Priolo, impegnata in un sopralluogo con il sindaco Davide Ranalli. Quello a Ca’ di Lugo è uno dei cantieri più complessi, in cui il fondo alveo si è occluso a causa del cedimento interno delle sponde provocato dall’enorme quantità di acqua caduta. Due ditte stanno lavorando con 12 mezzi tra escavatori, ruspe, rulli, dumper e mezzi per posizionare le palancole – in questa prima fase ne saranno posizionate per circa 80 metri – e permettere così ai cittadini di rientrare il prima possibile nella piena disponibilità delle proprie abitazioni.
Continua anche l’attività di assistenza alla popolazione coinvolta nelle alluvioni e le frane che hanno colpito l’Emilia Romagna. Le persone accolte in strutture messe a disposizione dai Comuni o in alberghi sono 873 (49 in meno rispetto a ieri) di cui 74 minori: 449 nella provincia di Ravenna, 261 in quella di Forlì-Cesena, 162 nella Città metropolitana di Bologna e una sola persona in carico nella provincia di Rimini. Sono 726 le strade comunali e provinciali chiuse alla circolazione, di cui 316 in modo parziale e 410 totalmente. Nel Bolognese le arterie interessate sono 194 (87 parzialmente e 107 totalmente); 328 nel Forlivese-Cesenate (119 parzialmente e 209 totalmente); 165 nel Ravennate (104 parzialmente e 61 totalmente); 39 nel Riminese (6 parzialmente e 33 totalmente).
Non si ferma l’attività di monitoraggio da parte delle squadre di rilevatori che permette di definire il quadro più aggiornato della situazione frane. Al momento si contano 936 frane principali, numero invariato rispetto a quelle rilevate fino a ieri. Complessivamente ci sono 399 frane in provincia di Forlì-Cesena; 248 in provincia di Ravenna; 120 in provincia di Bologna; 14 in provincia di Reggio Emilia, 143 in quella di Rimini e 12 in quella di Modena. A queste si uniscono migliaia di micro-frane che costellano l’intero Appennino interessato dall’emergenza.