La mattina di martedì 6 giugno un attivista di Animal Rebellion (Ribellione Animale) ha scavalcato le transenne antistanti il palazzo del Parlamento, in Piazza Montecitorio, tenendo in mano un cartello con la scritta “Stop sussidi pubblici agli allevamento”. La protesta si inserisce nel contesto di una campagna nazionale, “Futuro Vegetale”, iniziata il 31 marzo con delle azioni coordinate all’interno di alcune catene della Grande Distribuzione Organizzata.
Gli attivisti chiedono al Governo una transizione verso un sistema alimentare a base vegetale, alla luce del significativo impatto climatico ed ecologico dell’industria zootecnica in Italia e nel mondo. Tra le misure possibili da mettere in atto, la rimozione dell’IVA al 22% sulle alternative a base vegetale dei prodotti di prima necessità, sospendere l’apertura e l’ampliamento di nuovi mattatoi e allevamenti, e usare invece i sussidi attualmente destinati all’industria zootecnica per aiutare le aziende nella transizione agroecologica.
Le proteste avanzate del gruppo Animal Rebellion
“La zootecnia rappresenta la più grande minaccia alla biodiversità in Italia e sul Pianeta” racconta Geo, attivista di Animal Rebellion “eppure questo settore continua a ricevere miliardi di euro in sussidi pubblici, soldi provenienti dalle tasse dei cittadini. Io mi rifiuto di essere complice di questo sistema di produzione, mi rifiuto di stare a guardare mentre gli ecosistemi vengono devastati e la crisi climatica si abbatte sempre più violentemente sui nostri territori. Non posso credere, non voglio accettare che questo governo stia finanziando la nostra morte e quella degli ecosistemi che ci permettono di vivere.” E si tratta di un tema trattato scarsamente: “La luce dei riflettori mediatici è concentrata sulla questione energetica, ma le emissioni del sistema alimentare attuale sono sufficienti, da sole, a spingerci nel baratro del collasso climatico. È ora di agire.”