Clusters of Research Excellence: Africa ed Europa insieme per la ricerca scientifica

L'Università di Bologna tra i protagonisti dei nuovi Clusters of Research Excellence
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Università europee e africane uniscono le forze per affrontare le grandi sfide comuni di oggi e di domani. Dalla collaborazione tra la Guild of European Research-Intensive Universities (The Guild) e l’African Research Universities Alliance (ARUA) nascono gli Africa-Europe Clusters of Research Excellence (CoRE): un nuovo modello di partenariato universitario che darà vita ad un nuovo corso nella collaborazione tra Africa e Europa nei settori della ricerca, dell’innovazione e dell’istruzione superiore.

Due dei nuovi Cluster approvati dall’assemblea congiunta tra The Guild e ARUA saranno coordinati dall’Università di Bologna: “Nature-based Solutions for Climate Change Adaptation and Mitigation”, insieme all’Università di Cape Town e all’Università di Stellenbosch, e “Sustainable Food Systems”, insieme all’Università di Pretoria. Entrambi i progetti sono stati apprezzati per l’elevata qualità scientifica, la visione a lungo termine, e impegno per uno sviluppo equo e il rafforzamento delle capacità.

Gli Africa-Europe Clusters of Research Excellence si basano sul multilateralismo e sull’eccellenza nella ricerca: ogni parternariato mette insieme almeno tre università africane e due europee per lavorare su un’area tematica di interesse comune, affrontando le principali sfide scientifiche grazie ad attività di ricerca e alta formazione che mettono a frutto le competenze e le eccellenze dei diversi atenei coinvolti. Lo sguardo che anima queste azioni è a lungo termine, con una prospettiva almeno decennale, garantendo il giusto equilibrio tra le risorse e le priorità delle università africane e di quelle europee, e puntando sulla formazione scientifica della prossima generazione di ricercatori.

La mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e la produzione alimentare sostenibile e sicura sono problemi globali di massima priorità, per i quali è possibile trovare soluzioni solo con approcci interdisciplinari e internazionali: in quest’ottica, i nuovi Cluster di eccellenza nella ricerca costituiscono un punto di svolta per unire le forze delle istituzioni accademiche africane ed europee e fare leva sulle loro competenze e capacità”, dichiara Alberto Credi, Prorettore per la Ricerca dell’Università di Bologna. “L’Università di Bologna compie così un ulteriore passo in avanti verso un nuovo approccio alla cooperazione accademica e scientifica tra Africa ed Europa, basato su sostenibilità, qualità, equità, sviluppo di capacità e scalabilità“.

Il Cluster “Nature-based Solutions for Climate Change Adaptation and Mitigation” è proposto da un gruppo interdisciplinare guidato da Silvana Di Sabatino, professoressa al Dipartimento di Fisica e Astronomia “Augusto Righi” dell’Alma Mater, insieme al professor Mark New dell’Università di Cape Town e al professor Guy Midgley dell’Università di Stellenbosch.

Il parternariato – che comprende 11 atenei partner, di cui 8 africani (Cape Town, Stellenbosch, Rhodes, Ghana, Witwatersrand, Nairobi, Makerere, Pretoria) e 3 europei (Bologna, Göttingen, Glasgow) – darà vita a un hub di servizi climatici per l’Africa e svilupperà un centro di innovazione per ideare soluzioni ispirate alla natura (nature-base solutions) in grado di aiutarci a mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e ad adattarci ad esso. Il Cluster promuoverà inoltre la creazione di reti di dottorato e attività di formazione per rafforzare la collaborazione tra università europee e africane.

A proporre il Cluster “Sustainable Food Systems” è invece un team di ricercatori coordinato da Luca Fontanesi, professore al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna e Delegato del Rettore per i Progetti di Ricerca Competitivi, insieme al professor Frans Swanepoel dell’Università di Pretoria.

La collaborazione – che include altre 16 università partner, di cui 8 europee (Bologna, Warwick, Ghent, Göttingen, Ljubljana, Leeds, Montpellier, Hohenheim) e 8 africane (Pretoria, Nairobi, Ghana, Kwazulu-Natal, Makerere, Western Cape, Johannesburg, Mpumalanga), oltre a 2 partner non accademici – si occuperà delle sfide che i sistemi di produzione alimentare dovranno affrontare lungo i percorsi di trasformazione verso una sempre maggiore sostenibilità. Partendo dalle solide fondamenta di partenariati e programmi già consolidati, si prevede un’ampia collaborazione nel campo della ricerca, con particolare attenzione ai ricercatori a inizio carriera inseriti in progetti comuni. L’obiettivo è contribuire in modo sostanziale all’innovazione dei sistemi alimentari africani ed europei.

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