Con la presentazione della candidatura italiana per Einstein Telescope da parte del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il grande progetto scientifico europeo radica la sua localizzazione nel territorio di Sos Enattos in Sardegna. Fondamentale, infatti, è stata l’individuazione del sito geologicamente compatibile per il corretto funzionamento del rilevatore di onde gravitazionali più sensibile al mondo. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) partner del progetto ET, svolge esperimenti nella miniera di Sos Enattos già dal 2019 e, grazie al progetto MEET, finanziato dal MUR con fondi NextGeneration EU del PNRR, realizzerà le infrastrutture di un nuovo osservatorio geofisico sotterraneo presso la miniera di Sos Enattos, destinato a studiare l’interno della terra da un punto di osservazione privilegiato in cui la quiete sismica e geodinamica contribuiscono a garantire dati geofisici di eccellente qualità.
Nelle parole di Carlo Doglioni, Presidente dell’INGV, “le ricerche dell’INGV e la caratterizzazione geologica di Sos Enattos sono state fondamentali nelle attività propedeutiche alla candidatura della Sardegna a ospitare l’Einstein Telescope“.
Il progetto Einstein Telescope vede la partecipazione di molti Ricercatori e Tecnologi dell’INGV che operano nell’ambito delle ricerche geoscientifiche, collaborando attivamente con oltre 1300 ricercatori da tutto il mondo impegnati nella realizzazione del progetto europeo.
L’Italia si candida ad ospitare l’Einstein Telescope: sfida da 1,9 miliardi all’Olanda
Il sito italiano nell’area della ex miniera metallifera di Sos Enattos, nel nord-est della Sardegna, è in competizione con il sito olandese di Limburg, al confine fra Belgio e Germania, non lontano da Maastricht. Finanziato con 50 milioni di euro dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il progetto dell’Einstein Telescope ha permesso di individuare nell’area dell’ex miniera il luogo ideale per ospitare il nuovo rivelatore di onde gravitazionali a causa del basso rumore sismico, dovuto al fatto che la Sardegna non è connessa alle zone tettoniche più attive e quindi non è interessata da fenomeni di sismicità e di deformazione della crosta terrestre.
Si calcola che il costo complessivo della nuova infrastruttura di ricerca, che potrebbe essere realizzata in un tempo compreso fra sei e nove anni, sarà di 1,9 miliardi di euro. Di questi, 5 sono destinati al progetto, 171 alla preparazione, 1,7 miliardi alla realizzazione e 37 milioni l’anno per l’attività. L’Einstein Telescope potrebbe diventare, in Europa e nel modo, quello che il Cern è per la fisica delle particelle, con almeno 1.400 persone attive al suo interno, provenienti da 23 Paesi e 221 istituti di ricerca. Quanto alle ricadute economiche, uno studio dell’Università di Sassari stima che ogni euro speso per l’Einstein Telescope ne genererà 3.2 euro e un incremento del Pil di 1,6 euro. Inoltre ogni euro investito in ET genererà un volume di affari di 3,2 euro.
Secondo l’architettura finanziaria, in discussione a livello europeo internazionale, l’investimento di 1,9 miliardi sarà per metà a carico della nazione ospitante e per metà a carico degli altri governi europei. Il progetto Einstein Telescope è appoggiato dalla Commissione Europea.
Ad osservare per la prima volta nel 2015 le onde gravitazionali, previste cento anni prima da Albert Einstein, sono stati gli interferometri Ligo – negli Stati Uniti – e Virgo in Italia, le cui collaborazioni scientifiche hanno conquistato il Nobel per la Fisica nel 2017.
Così l’Einstein Telescope ascolterà lo spazio profondo
Il progetto dell’Einstein Telescope raccoglie l’eredità degli strumenti che nel 2015 hanno permesso di scoprire le onde gravitazionali, come l’americano Ligo e l’europeo Virgo. Per ascoltare le onde gravitazionali, avrà bisogno di un silenzio profondo, perché, sebbene siano l’eco di fenomeni violenti come collisioni di buchi neri o esplosioni di supernovae, le onde gravitazionali arrivano alla Terra come vibrazioni debolissime, che solo strumenti molto sofisticati sono in grado di percepire. Strumenti che dovranno essere al sicuro da qualsiasi rumore estraneo e che per questo dovranno essere costruiti fra 100 e 300 metri di profondità, isolati dalle onde sismiche e dalle attività umane.
Rispetto a Ligo e Virgo, che hanno inaugurato l’era dell’astronomia gravitazionale e dell’astronomia multimessaggera, l’Einstein Telescope osserverà un volume di universo circa mille volte maggiore, fornendo dati senza precedenti per esplorare la storia dell’universo e comprenderne l’evoluzione e il futuro; permetterà inoltre di sottoporre a nuovi esami la teoria della relatività.
Il progetto prevede al momento due soluzioni. La prima è un rivelatore della forma triangolare, con bracci sotterranei di 10 chilometri costituiti da tubi a ultra-alto vuoto nei quali scorrono fasci laser che saranno riflessi da specchi: quando un’onda gravitazionale attraversa l’interferometro, la lunghezza dei bracci oscilla, e di conseguenza i fasci laser che corrono al loro interno compiono percorsi di diversa lunghezza. Queste minuscole variazioni, di una frazione di miliardesimo del diametro di un atomo, vengono misurate dallo strumento, grazie a tecnologie avanzatissime. La seconda soluzione prevede una configurazione a L, con due bracci perpendicolari. Questa si sceglierebbe nel caso in cui il progetto definitivo dovesse prevedere due interferometri gemelli, sul modello del rivelatore americano Ligo.