Elefanti: ecco a cosa servono i baffi secondo uno studio

Secondo uno studio i baffi spessi e immobili sulla proboscide degli elefanti possono aiutarli a percepire gli oggetti
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Secondo uno studio pubblicato su Communications Biology, i baffi spessi e immobili sulla proboscide degli elefanti possono aiutarli a percepire gli oggetti, anche se non possono contrarsi come fanno i baffi di molti altri mammiferi. Sebbene i baffi degli elefanti siano stati descritti per la prima volta nel 1890, questa ricerca e’ il primo studio dettagliato dell’anatomia dei baffi degli elefanti, secondo gli autori. Michael Brecht e colleghi del Humboldt-Universitat di Berlino hanno esaminato le proboscidi e i baffi di sei elefanti africani e otto asiatici che erano morti per cause naturali o erano stati sottoposti a eutanasia da un veterinario a causa di gravi complicazioni di salute. I campioni provenivano da 11 adulti, un giovane e 2 neonati.

Gli autori hanno anche esaminato i baffi di ratti maschi di sei settimane per confrontare l’anatomia dei baffi degli elefanti con quelli di altri mammiferi. I baffi degli elefanti sono spessi, robusti e cilindrici e che i loro follicoli sono privi di caratteristiche specifiche – note come seni anulari e wulstes anulari – che si ritiene aiutino il cervello a rilevare i movimenti delicati dei baffi. In confronto, i baffi dei ratti hanno una forma affusolata e conica. Il neonato elefante africano studiato aveva 1.220 baffi sulla proboscide, mentre il neonato elefante asiatico ne aveva 986. In entrambe le specie, i baffi sono disposti asimmetricamente intorno alla proboscide in formazioni ad alta densita’, particolarmente dense sulla punta della proboscide.

I baffi degli elefanti

Secondo lo studio gli elefanti africani hanno baffi piu’ spessi di quelli asiatici e che gli elefanti africani hanno circa 1,7 volte piu’ baffi degli elefanti asiatici sulla punta della proboscide. La lunghezza dei baffi varia notevolmente e i baffi tendono a essere piu’ corti sulle parti della proboscide adulta che gli elefanti preferiscono usare, come la parte inferiore della punta della proboscide, probabilmente dovuto al fatto che questi baffi si sono consumati nel tempo.

Analizzando le riprese video di una femmina di elefante asiatico che recupera frutta da una cassetta, gli autori hanno scoperto che i baffi dell’elefante erano immobili quando la proboscide afferrava o aspirava la frutta. Sebbene i baffi degli elefanti possano aiutare gli elefanti a percepire gli oggetti, qualsiasi contatto tra i baffi e gli oggetti e’ probabilmente determinato dai movimenti della proboscide, piuttosto che derivare da movimenti indipendenti dei baffi.

In contrasto con i baffi facciali dei roditori e di altri mammiferi, che aiutano gli animali a esplorare l’ambiente e a rilevare gli oggetti muovendosi con rapidi e ampi movimenti circolari o “frullando”. Secondo gli autori, sebbene i baffi degli elefanti non si muovano rispetto alla proboscide, essi possono comunque aiutare gli elefanti a esplorare la superficie di oggetti piu’ grandi, come il cibo, e a bilanciare gli oggetti sulla proboscide.

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