L’Associazione Ricerca Italiana Aliena ha svelato la natura del misterioso oggetto caduto su Savona. “Dopo i precedenti comunicati, l’associazione è stata contattata da altri testimoni che hanno fornito due brevi filmati dell’evento in discussione. Dai filmati è emerso che il presunto oggetto osservato si muoveva in due direzioni opposte, mantenendo però la stessa forma e le stesse caratteristiche. Le riprese mostravano una sfera luminosa con una scia fumosa e a tratti di colore fucsia,” ha spiegato l’Associazione in una nota. Nei comunicati precedenti “si erano esclusi aerei, volatili, droni e satelliti come possibili spiegazioni, ma si era mantenuta cautela riguardo a un possibile razzo segnalatore. La svolta arriva con una testimonianza ulteriore da parte della signora Sandra, residente a Savona, che ha fornito sequenze di scatti effettuati sulla riva vicino alla spiaggia adiacente al tratto del Mercatò. Dalle foto emerge chiaramente che l’oggetto in questione è un razzo segnalatore, e si può individuare il punto di lancio tra le rovine dei cantieri navali Solimano, poco distante dalla Villa Zanelli e dalla caserma dei vigili del fuoco“.
“Come sospettato nei comunicati precedenti, non si escludeva del tutto la presenza di razzi segnalatori, ma i racconti dei testimoni e i pochi dati a disposizione non consentivano una corretta identificazione. Quindi, molto probabilmente si tratta di razzi a paracadute a luce rossa, i quali utilizzano la polvere nera come materia prima. La polvere nera è l’esplosivo in polvere più antico utilizzato dall’uomo e trova ampio impiego in pirotecnica per i fuochi d’artificio e come segnalatori,” sottolinea l’Associazione. “È importante ricordare che i razzi segnalatori sono classificati come materiali esplosivi o pirotecnici, pertanto la loro conservazione, uso e smaltimento richiedono una legislazione apposita. Tuttavia, la legislazione sullo smaltimento è ancora carente. I razzi nautici scaduti devono essere smaltiti secondo recenti decreti che prevedono che i clienti li riportino presso il punto di acquisto, dove i negozianti li stoccheranno in depositi appositi, soggetti a rigorose normative. Successivamente, i produttori o gli importatori si occuperanno del loro trasporto verso depositi dedicati all’esplosione o allo smaltimento. La durata di tali razzi è di 42 mesi“.
Per aiutare il settore, “sono ora disponibili i razzi elettronici, alcuni dei quali sono già in commercio. Questi nuovi dispositivi, invece di utilizzare una piccola esplosione e la conseguente combustione di sostanze illuminanti, offrono una fonte luminosa equivalente o addirittura superiore tramite luci elettroniche di diversi tipi e durata. I vantaggi, oltre all’evidente bypass dello smaltimento (e non è poco) sono anche relativi alla portata (fino a 5/7 miglia) e all’autonomia. E sull’autonomia non c’è proprio storia, si parla di 20 ore rispetto ai pochi secondi di un razzo a paracadute!! Non c’è che dire“. L’Associazione ricorda che “è vietato per legge sparare razzi senza alcun motivo in quanto essendo questi razzi per richiesta di aiuto si può incorrere nel reato di procurato allarme“. L’Associazione esprime gratitudine per “la collaborazione preziosissima di tutti i testimoni che ha fatto sì che si potesse giungere alla soluzione del misterioso oggetto“.