Il 20 luglio 1969 lo Sbarco sulla Luna, un lungo cammino portò al “piccolo passo” che cambiò la storia

Lo Sbarco sulla Luna: ecco cosa accadde il 20 luglio 1969, "un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità"
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Alle 22:17 del 20 luglio 1969 l’astronauta NASA Neil Armstrong ha compiuto un “piccolo” passo con il quale ha lasciato il modulo spaziale “Eagle” e ha messo piede sulla Luna. La missione ripaga gli Stati Uniti dei primi insuccessi nella corsa alla spazio che, con lo Sputnik e con Gagarin, avevano visto la prevalenza dei sovietici. L’equipaggio dell’Apollo 11 ha lasciato sul satellite una targa di acciaio inossidabile, per commemorare lo sbarco: “Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D. We came in peace for all mankind“, (“Qui, uomini dal pianeta Terra per primi posero piede sulla Luna, luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace, in nome di tutta l’umanità“). La targa raffigura i due emisferi della Terra, ed è firmata dai tre astronauti (Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin) e dall’allora Presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon.

Dopo gli sbarchi del programma Apollonessun essere umano ha più camminato sulla Luna.

Storia, teorie e curiosità sullo Sbarco sulla Luna

Il 20 luglio 1969 il pianeta seguiva col fiato sospeso la missione spaziale Apollo 11 della NASA, che ha cambiato il corso della storia portando il primo uomo sulla Luna. Cinquant’anni dopo, il pianeta celebra con lo stesso entusiasmo quel passo cruciale per l’umanità.
Come noto, il primo uomo a camminare sul nostro satellite è stato l’astronauta NASA Neil Armostrong, seguito da Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sul suolo lunare. In quei momenti, Michael Collins manteneva il controllo della missione a bordo del modulo Columbia. Per 2 ore e 31 minuti, Armstrong è rimasto sul suolo lunare lasciandovi l’impronta dell’umanità. Indimenticabili le sue parole: “Questo è un piccolo passo per un uomo ma un gigantesco balzo per l’umanità“.

Quel giorno 900 milioni di persone in tutto il mondo erano incollate alla televisione, solo in Italia erano 20 milioni: lo sbarco sulla Luna del 1969 fu il primo vero evento mediatico globale e coinvolse milioni di persone in ogni angolo del Pianeta. In quella lunga notte la RAI mandò in onda uno “Speciale Luna” che durò oltre 28 ore, condotto da Tito Stagno.
La lunga diretta fu possibile grazie alla prima grande antenna parabolica, installata al Centro Spaziale del Fucino, vicino L’Aquila, inaugurato da Telespazio – oggi azienda del Gruppo Leonardo – solo pochi anni prima e diventato oggi uno dei più avanzati teleporti al mondo.

Missione spaziale Apollo 11: il lungo cammino che portò al “piccolo grande passo” che cambiò la storia

Quel “piccolo” passo di Armstrong sul suolo lunare è stato contemporaneamente l’inizio e il coronamento di un cammino che ha aperto al mondo intero le porte della Luna e dello Spazio. Prima di quello sbarco, lo Spazio era solo un campo di battaglia sul quale le due principali potenze di allora, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, giocavano la loro Guerra Fredda.

Ad avere spinto il gigante americano verso la Luna è stato il balzo compiuto dall’URSS: a dare impulso all’impresa è stato un segnale radio che, a partire dal 4 ottobre del 1957, per 92 giorni è stato ascoltato dai radioamatori di tutto il mondo. Era il segnale dello Sputnik 1, il satellite sovietico che per primo eseguì un volo orbitale dimostrando la capacità dei vettori russi di uscire dall’atmosfera terrestre e di trasportare oggetti in orbita intorno alla Terra.
Una sfida da raccogliere per gli Stati Uniti: a costruire le basi e le premesse politiche, industriali, culturali ed economiche della risposta statunitense fu il Presidente Dwight Eisenhower, che, durante la sua presidenza nel luglio del 1958, appena nove mesi dopo, creò la National Aeronautics and Space Administration (NASA) e avviò un programma di finanziamento alle scuole, il National Defense Education Act per sostenere l’educazione dei giovani, mentre il Congresso provvedeva ad aumentare la dotazione del fondo della National Science Foundation (NSF) di ulteriori 100 milioni di dollari che alla vigilia dello sbarco, nel 1968, sarebbero arrivati a 500.

Mentre gli USA correvano alle armi per la sfida spaziale, i sovietici portavano a casa un altro risultato storico: il primo uomo nello Spazio, Yuri Gagarin. “Da quassù la Terra è bellissima, senza confini“, sono state le parole del giovane cosmonauta russo di appena 27 anni che il 12 aprile del 1961 effettuò l’impresa a bordo della Vostok 1.

Fu poi John F. Kennedy, il nuovo presidente degli Stati Uniti, entrato in carica da appena qualche mese, a dare un nuovo impulso alla sfida, quando, nel gennaio del 1961, concepì il viaggio verso la Luna: “Credo che questa nazione si debba impegnare a raggiungere l’obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Nessun progetto spaziale di questo periodo sarà più impressionante per il genere umano, o più importante per l’esplorazione spaziale a lungo raggio; e nessuno sarà cosi’ difficile e dispendioso da compiere“, dichiarò davanti al Congresso USA il 25 maggio.
Nonostante il 5 maggio del 1961 Alan Shepard riuscì volare nello Spazio, Kennedy sapeva bene che per un Paese come gli Stati Uniti non era sufficiente eguagliare i traguardi dei sovietici, e decise quindi di proclamare la corsa verso la Luna.
Il sogno di Kennedy si tramutò in un progetto ormai ben noto, il programma Apollo, che mise in moto centinaia di migliaia di lavoratori, tecnici, scienziati, ingegneri, chimici, piloti e astronauti e giunse, nel 1965 a mobilitare il 5,5% dell’intero bilancio federale.

Il passo successivo fu progettare e sviluppare nuovi razzi, i Saturn, nuove navicelle, le Apollo, e anche i moduli per l’allunaggio, il Lem. Seguirono anni difficili: il 27 gennaio del 1967 gli astronauti Virgil Grissom, Edward White e Roger Chafee morirono in un incidente, la “Tragedia dell’Apollo 1”, seguito l’anno successivo da una serie di missioni preparatorie allo sbarco: le missioni Apollo 7, 8, 9 e 10.
Il 16 luglio del 1969 venne lanciata da Cape Canaveral la missione Apollo 11 che entro pochi giorni avrebbe portato Neil Armstrong e Buzz Aldrin a scendere per primi sulla Luna.

Da allora, in oltre 50 anni l’uomo ha compiuto passi in avanti straordinari nell’esplorazione spaziale, tanto da essere sulla soglia di pianificare missioni umane non solo sulla Luna, ma anche su Marte.
E’ grazie alla collaborazione tra Nazioni che è stato costruito un avamposto spaziale in orbita, l’International Space Station (ISS) e l’umanità pian piano ha effettuato le sue conquiste sempre più oltre i limiti del Sistema Solare visitando e raccogliendo informazioni su asteroidi, pianeti, lune e comete.

Missione spaziale Apollo 11, la corsa alla Luna dallo Sputnik ai giorni nostri

Il 20 luglio 1969 la corsa allo spazio tra USA e Unione Sovietica culminò con il primo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong e Buzz Aldrin. La corsa tra le due nazioni era iniziata il 4 ottobre 1957 con il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, e il 3 novembre 1957, con lo Sputnik 2, che portò nello spazio il primo essere vivente, la cagnetta Laika. Gli USA puntavano, invece, sul progetto Vanguard, ma il 6 dicembre 1957 il lancio fallì. Il primo satellite americano, l’Explorer 1, volò il 31 gennaio 1958 con il razzo Jupiter, costruito dall’ingegnere tedesco passato agli Usa Wernher Von Braun, che il 29 luglio 1958 sarebbe diventato il capo della neonata agenzia spaziale americana, la NASA.

Poi il 12 aprile 1961, Yuri Gagarin divenne il primo uomo a volare in orbita; il 5 maggio dello stesso anno l’americano Alan Shepard affrontava un volo suborbitale e 20 giorni dopo il presidente John Kennedy annunciava di voler portare l’uomo sulla Luna in dieci anni con il Programma Apollo. Ma intanto l’URSS continuava a raggiungere nuovi traguardi: il 16 giugno 1963 ci fu il primo volo di una donna, Valentina Tereskova, e il 18 marzo 1965 la prima passeggiata spaziale, compiuta da Alexej Leonov. Nel frattempo, gli USA subivano un durissimo colpo con l’esplosione sulla rampa di lancio dell’Apollo 1 avvenuta il 27 gennaio 1967, che tuttavia non arrestò il programma. Nel Natale 1968 l’Apollo 8 raggiunse l’orbita lunare e il 20 luglio 1969 Neil Armstrong fu il primo uomo a camminare sulla Luna. Nei tre anni seguenti, sarebbero stati 12 gli americani a raggiungere la Luna fino al 7 dicembre 1972, con l’Apollo 17.

Nel frattempo, il 19 aprile 1971 l’URSS aveva lanciato la prima stazione spaziale, chiamata Salyut, che nel luglio 1975 si agganciò all’Apollo 18, segnando la fine della guerra fredda con la prima missione spaziale congiunta USA-URSS. Da quel momento sarebbe iniziata una collaborazione tra le due nazioni che avrebbe portato alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale, di cui USA e Russia sono partner insieme a Europa, Canada e Giappone. Poi la corsa alla luna avrebbe subito una battuta d’arresto lunga decenni, rivitalizzata ora dalla promessa degli USA di tornare sul nostro unico satellite entro il 2024. Inoltre, dal ritorno sulla luna passa l’obiettivo di raggiungere Marte verso una nuova frontiera dell’esplorazione spaziale.

Missione spaziale Apollo 11: la teoria negazionista

We Never Went to the Moon“: è così che inizia, il 3 giugno 1976, la teoria del complotto lunare, con l’uscita negli Stati Uniti di un libro scritto da Bill Kaysing.
Nonostante avesse lavorato solo come supervisore nella stesura di manuali tecnici in un’azienda produttrice di motori a razzo, Kaysing si considerava un grande esperto, e, a suo parere, la tecnologia degli anni ’60 non poteva essere in grado di mandare un uomo sulla Luna. Senza contare che, a suo dire, la NASA era in cattive acque e non poteva certamente permettersi una missione tanto costosa: quindi Kaysing ha concluso che gli americani si erano inventati tutto e avevano affidato la regia del finto sbarco a Stanley Kubrick. Il regista avrebbe accettato, sempre secondo Kaysing, perché sotto minaccia di rendere pubblico il coinvolgimento del fratello Raul con il Partito comunista ai tempi di Guerra Fredda (Kubrick non aveva alcun fratello). Secondo la teoria del complotto, la missione Apollo 11 venne creata ad arte per rubare la scena ai successi dell’Unione Sovietica, o ancora per distrarre dal fallimento della guerra in Vietnam, oppure per questioni puramente economiche.

Il fatto che, dopo Apollo 11, gli americani misero piede sulla Luna altre 5 volte (5 altre missioni, 12 astronauti in totale, tutti statunitensi), non basta a smontare le incredibili teorie.

Fu poi nel 1978 che il film Capricorn One, del regista Peter Hyams riaccese il dibattito: la pellicola racconta la storia di una missione su Marte annullata per la mancanza di fondi, che la NASA decide di portare avanti comunque, inscenando il tutto.

Se tutte le prove scientifiche non fossero ancora abbastanza per mettere la parola fine a un dibattito insensato, forse potrebbero essere sufficienti le parole emblematiche di Umberto Eco, secondo il quale se la missione fosse stata una finzione, gli unici ad avere interesse nello smentire gli Stati Uniti sarebbero stati i sovietici: “Se i russi sono stati zitti significa che lo sbarco sulla Luna era vero. Fine del dibattito“.

Missione spaziale Apollo 11 “il più grande progetto non militare della storia della civiltà umana”

Tra l’agosto 1958 e il luglio 1969, Stati Uniti ed Unione Sovietica eseguirono ben 73 missioni lunari di cui 41 fallirono: la missione Apollo 11 fu la prima a tagliare il traguardo: il lancio avvenne il 16 luglio 1969 dal Centro di Cape Canaveral, l’allunaggio il 20 luglio alle 22:56 (ora di Houston, ore 02:56 UTC del 21 luglio) e il ritorno sulla Terra il 24 luglio. Fu il razzo Saturn V – 3000 tonnellate, alto 110,6 metri, con un diametro di 10,1 metri – a lanciare verso la Luna 45 tonnellate, il peso totale dei moduli di comando e di servizio dell’Apollo. La navicella percorse 393.309 km per arrivare alla Luna.

Il Modulo di Comando e di Servizio (CSM, Command and Service Module) Apollo – a bordo del quale viaggiavano Neil A. Armstrong, Edwin E. Aldrin e Michael Collins – era costituito dal Modulo di Comando (Command Module, CM) “Columbia” che pesava 6,5 tonnellate: lo spazio pressurizzato all’interno del quale i 3 astronauti vissero durante la loro missione era di appena 6,5 metri quadri.
Nel Modulo di Servizio (Service Module, SM) vi erano tutti gli equipaggiamenti necessari alla sopravvivenza degli astronauti, tra cui il motore di propulsione principale, le fonti di energia, acqua e ossigeno. Lo stemma della missione Apollo 11 era l’aquila reale, simbolo degli Stati Uniti.

Il Modulo Lunare (Lunar Module, LM) “Eagle” fu utilizzato da Armstrong e Aldrin per scendere, soggiornare sulla Luna, tornare in orbita e poi, nel Modulo di Comando e Servizio, raggiungere l’astronave Apollo 11. Per rendere l’idea, la capsula “Eagle” era comandata da un computer di 30 kg con un processore di 2,5 MHz, l’equivalente di una calcolatrice tascabile odierna.
La permanenza nell’atmosfera lunare durò 21 ore e 36 minuti mentre l’uscita extraveicolare 2 ore e 31 minuti.

Dal sito dell’allunaggio, il Mare della Serenità, Armstrong e Aldrin percorsero un km mentre nel frattempo Michael Collins, il pilota del Modulo di Comando e di Servizio, rimase in orbita: i 2 astronauti raccolsero 21,7 kg di rocce lunari successivamente esaminate da 150 scienziati.

L’allunaggio e i passi di Armstrong e Aldrin furono trasmessi in Mondovisione, seguiti in diretta da almeno 600 milioni di telespettatori, circa il 20% della popolazione mondiale.

Missione spaziale Apollo 11: un successo raggiunto grazie a centinaia di migliaia di persone

E’ stato il giornalista statunitense Charles Fishman, nel suo ultimo libro “One Giant Leap” a raccontare lati e volti sconosciuti del programma Apollo: si pensi ad esempio a coloro che hanno progettato, creato e testato la navicella e tutto l’equipaggiamento degli astronauti. “E’ stata un’impresa enorme: 10 volte lo sforzo compiuto per costruire il Canale di Panama, tre volte più grande rispetto alle proporzioni del Manhattan Project. Apollo è stato il più grande progetto non militare della storia della civiltà umana“, secondo il giornalista.

Nel 1961, quando il presidente John F. Kennedy annunciò l’obiettivo lunare, sembrava, soprattutto a livello tecnologico, una missione impossibile: gli Stati Uniti all’epoca non avevano un mezzo in grado di raggiungere la Luna, non avevano un vettore, non avevano un computer piccolo e potente per la navigazione e nemmeno il cibo da portare nello Spazio.
I computer dell’epoca erano molto ingombranti, non molto veloci né affidabili: per la missione Apollo furono impiegate sarte che invece di cucire fili intrecciarono uno ad uno tutti i cavi, realizzando al termine di 8 settimane di lavoro la memoria di 73 kilobytes, da utilizzare per un singolo volo.
I paracadute destinati agli astronauti della missione furono realizzati da una fabbrica ad alta tecnologia e poi piegati a mano: in tutti gli Stati Uniti solo 3 persone erano certificate dalla NASA per fabbricarli e impacchettarli per la missione.
Per quel che riguarda le tute spaziali, la realizzazione su affidata a Playtex, in particolare a Sonny Reihm e colleghi: al termine della missione hanno raccontato di essere stati “molto in ansia” quando osservavano gli astronauti camminare sulla Luna, con la continua paura che il tessuto non reggesse.
Altro problema da risolvere: la polvere lunare, che si temeva avrebbe contaminato la tuta degli astronauti e magari provocato un’esplosione a bordo della navicella una volta a contatto con l’ossigeno. Aldrin e Armstrong fecero quindi un esperimento: sul coperchio del motore di risalita – collocato a metà del modulo lunare – depositarono un sacchetto contenente polvere lunare e poi lentamente pressurizzarono la cabina per essere certi che non prendesse fuoco. Fu così che i due astronauti scoprirono che la polvere di luna ha un odore simile a quello della cenere del camino.
Per la celebrazione della missione, Jack Kinzler, che lavorava nell’equipaggio del centro di Houston, propose due soluzioni: una targa commemorativa legata alla gamba del modulo lunare e una bandiera da piantare sulla superficie lunare. Per essere sicuri che la bandiera avrebbe sventolato in assenza di atmosfera, Kinzler suggerì una tecnica utilizzata dalla madre per cucire le tende e farle scendere perfettamente.
Le foto della bandiera USA sono diventate iconiche e rappresentative della missione e di quelle successive.

Missione spaziale Apollo 11: perché la NASA si ispira alla mitologia greca

ApolloArtemisMercurySaturn: negli anni ’50 e ’60 la NASA aveva l’abitudine (e in parte la mantiene ancora oggi) di dare alle missioni spaziali nomi tratti dalla mitologia greca, seguendo l’esempio dei militari che, nello stesso periodo, avevano chiamato i missili terra-aria NikeHercules e NikeAjax. Così nel ’56 il primo missile per i voli suborbitali venne chiamato Jupiter-C, dal nome di Giove, mentre il primo satellite artificiale americano, Explorer, venne lanciato dal vettore JunoGiunone. Mercy era il primo programma spaziale umano, Gemini (Gemelli) il secondo, basato sui vettori Atlas (Atlante) e Titan, mentre quelli che avrebbero portato il primo uomo sulla Luna, nel ’69, vennero battezzati Apollo, destinati a viaggiare su missili Saturn. I primi fallirono, ma risultarono utili per il successo della missione Apollo 11, a cui gli americani diedero il soprannome di Columbia (forse in ricordo dell’esploratore Cristoforo Colombo).

Nel caso della missione lunare qualcuno potrebbe chiedersi quale connessione avesse Apollo, dio del Sole, con un viaggio verso un corpo freddo immerso nello spazio: il nome venne scelto da Abe Silverstein, ingegnere aerospaziale che propose il nome Apollo nel gennaio del 1960, durante una riunione dedicata a come superare i risultati del progetto Mercury. Gli scienziati dissero che serviva qualcosa di più ambizioso. Apollo sembrò il nome giusto: “In realtà non ci fu nessun motivo specifico – spiegò Silverstein anni dopo – era semplicemente un nome attraente. Seguii lo stesso sistema con cui avrei scelto il nome di mio figlio“. L’amministratore della Nasa, Keith Glennan, approvò il nome Apollo il 25 luglio 1960 e lo annunciò ufficialmente 3 giorni dopo.

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