“La chiave di lettura di episodi di cronaca nera, efferati quanto inspiegabili, come quello avvenuto a Primavalle, risiede nell’utilizzo di sostanze cannabinoidi che non sono più le ‘semplici canne’ che usavano gli hippies negli Anni 60 per sballarsi. Si tratta spesso, invece, di composti dall’effetto psicotropo devastante quando vengono edulcorati con prodotti di sintesi, forme sintetiche realizzate in laboratorio, ovvero le ‘spice drugs’, usate come sostanze per ‘tagliare’ l’erba. Composti che fanno perdere la percezione della realtà e che, quindi, fanno commettere omicidi“: lo spiega il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma, Stefano De Lillo, coordinatore del Gruppo di lavoro dell’Omceo della Capitale sugli effetti della cannabis.
La conferma e spiegazione arriva anche dalle parole di Alessandro Vento, psichiatra e responsabile dell’Osservatorio sulle dipendenze. “Se un ragazzo fuma una canna su cui è stato versato un liquido contenente ‘spice drugs’, fuma una cosa che ha una potenza farmacologica che non è più quella del Thc, il tetraidrocannabinolo, principio attivo della cannabis naturale“.
Prima di uccidere la diciassettenne Michelle Causo, il suo giovane coetaneo ha dichiarato di essere sotto l’effetto di hashish. “L’etimologia della parola ‘hashish’– afferma nuovamente De Lillo- è un termine che deriva dall’arabo e che significa ‘assassino’. I sicari, infatti, fumavano prima di compiere un omicidio per annebbiare la propria capacità di controllo e per eliminare il rimorso di aver compiuto crimini così gravi. Probabilmente il giovane che ha commesso l’omicidio a Roma ha tristemente fatto la stessa cosa. Ovviamente non tutti i consumatori di cannabis commettono omicidi“.
“Il consumo di hashish e cannabinoidi– sottolinea poi il vicepresidente dell’Omceo Roma- costituisce anche la chiave di lettura di moltissimi e dolorosissimi incidenti stradali, come, ad esempio, quello di Casal Palocco. Incidenti stradali in cui il guidatore perde il controllo della realtà e, quindi, del proprio veicolo“.
Secondo Stefano De Lillo “dobbiamo dunque far comprendere all’opinione pubblica il dato scientifico e che non si tratta di droghe ‘leggere’, la cui definizione, ci tengo a ribadirlo, non esiste. Si tratta, invece, di sostanze fortemente psicotrope che, oltre a far perdere la percezione della realtà, possono avere anche risultati devastanti se assunte continuativamente, portando il 15-20% dei casi, secondo la bibliografia scientifica, a schizofrenia e psicosi“.
Non sono, però, solo i cannabinoidi a dover preoccupare. “I ragazzi– dichiara ancora Alessandro Vento- assumono tutte le sostanze psicoattive, dall’alcol alla cannabis fino alla cocaina, in età sempre più precoce rispetto al passato. Sappiamo per certo da numerosi studi, tra cui lo studio ‘Espad’, che un 25% degli studenti delle scuole superiori, dunque in una fase adolescenziale, ha fumato cannabis nell’ultimo periodo“. Vento punta poi l’attenzione su un altro tema importante. “I social network, internet, in particolare gli youtuber– rende noto- hanno anticipato le tappe dell’adolescenza“.
“È vero, dunque, che c’è una condizione di discontrollo degli impulsi: una persona che molto precocemente ha iniziato a fumare in modo continuativo, a prendere sostanze, a bere alcol da quando è giovane– precisa Vento- non ha freni inibitori e arriva a commettere cose terribili come uccidere una coetanea o provocare un incidente stradale mortale proprio perchè non si rende conto neppure delle conseguenze delle proprie azioni. Andiamo dunque incontro a una generazione, o comunque a un gran numero di ragazzi con troppo poche regole e controlli che faranno cose di questo tipo“.
Come arginare questo fenomeno? “La chiave di svolta– risponde lo psichiatra- è una informazione ben articolata e ben orientata da parte di medici, psicologi, assistenti sociali, genitori e insegnanti di scuola che si occupano di queste tematiche. L’importante, però, è che tutti siano debitamente formati. Ecco perchè l’Ordine dei medici di Roma sta supportando iniziative di informazione e di promozione di salute nelle scuole, insieme a insegnanti, genitori e ragazzi, per potenziare questa strategia di prevenzione“.
Una strategia di prevenzione da iniziare il prima possibile. “Per i ragazzi– conclude Vento- prima è, meglio è: direi dagli 8-9 anni. Fare campagne di prevenzione con i ragazzi di 15 anni è sicuramente già un po’ tardi“.