Almeno 4 persone sono morte a Malta a causa dell’ondata di caldo africano che la sta soffocando da quasi 10 giorni con temperature che da domenica scorsa superano regolarmente i 42 gradi all’ombra (ieri 42.7) e che provocano continui black-out per la fusione dei cavi elettrici sotterranei. Il tragico bilancio, che in proporzione alla popolazione totale equivarrebbe a 480 vittime, è stato reso noto dal ministero della salute maltese. Tre persone hanno perso la vita per disidratazione ed una per ipertermia.
Il quotidiano Times of Malta riferisce che il numero di morti è ancora maggiore, anche se le cause di questi ultimi decessi non sono state ancora ufficialmente collegate alle temperature e rivela che la magistratura ha aperto un numero imprecisato di inchieste su tali morti. Nel weekend il premier Robert Abela ha annunciato che il governo lancerà un piano di compensazioni a favore delle decine di migliaia di utenti, privati e commerciali che hanno perso le scorte alimentari a causa dei prolungati black-out (oltre 60 in una settimana, molti di durata superiore a 36 ore, oggi uno di breve durata ha colpito perfino il policlinico universitario Mater Dei, maggiore ospedale del Paese) e dovrebbe coprire anche altri disagi subiti.
Non è però chiaro come si possano compensare cittadini e turisti che per cercare refrigerio hanno dormito in strada o in barca o chiusi nelle auto con aria condizionata. Il leader dell’opposizione, Bernard Grech, ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e di aprire gli edifici pubblici dotati di aria condizionata e generatori al pubblico come riparo dal caldo soffocante.
“Abela deve uscire dalla modalità vacanze e risolvere questo problema dei black-out” ha dichiarato il capo del Partito Nazionalista. Le spiegazioni sul fenomeno date al Times of Malta dall’ingegnere John Zammit, tecnico di Enemalta, lasciano però pensare che il problema sia da ricercare in una carente progettazione e soprattutto ad un mancato adeguamento della rete elettrica al boom economico ed alla crescita della popolazione residente, aumentata di circa il 20% in dieci anni (516mila secondo il censimento 2022, erano 417mila nel 2011).
Zammit ha infatti dichiarato che a mandare in crisi la rete elettrica non è l’aumento dei consumi (appena 8% in più rispetto ai picchi dell’inverno scorso), ma il fatto che i connettori dei cavi sotterranei, posati a poca profondità sotto le strade, fondono e prendono fuoco. Il tutto in un arcipelago che geologicamente fa parte del continente africano.