La missione di tre giorni a Pechino di John Kerry non ha portato ad un accordo immediato con la Cina, in particolare per la riduzione delle emissioni di carbone, ma c’è l’impegno a rivedersi e a “lavorare intensamente” in vista della Cop28 di Dubai. Lo ha detto lo stesso inviato presidenziale americano per il clima, ammettendo che “ci vorrà un po’ più di lavoro per aprire nuovi orizzonti”.
“Siamo venuti qui per gettare le basi – ha detto Kerry in conferenza stampa – è chiaro che ci sarà da fare altro lavoro per completare l’impresa”. Le due parti, ha riferito Kerry, “lavoreranno intensamente nelle settimane a venire” su temi come l’integrazione delle energie rinnovabili nel sistema energetico cinese, che fa ampio affidamento sul carbone. La Cina e gli Stati Uniti sono rispettivamente il primo e il secondo emettitore di gas serra nel Pianeta.
Ma, mentre gli Usa hanno lanciato un’ampia campagna per la riduzione delle emissioni, la Cina intende raggiungere il proprio picco nel 2030. In una dichiarazione diffusa questa settimana, il presidente cinese Xi Jinping ha affermato che l’impegno cinese per fermare i cambiamenti climatici è “incrollabile”, ma che questo “deve essere determinato dal Paese, invece che imposto da altri”.
La visita di Kerry è comunque un segnale della rinnovata collaborazione tra Washington e Pechino in tema di cambiamenti climatici, dopo la brusca interruzione decisa lo scorso anno da parte cinese a seguito della visita a Taiwan dell’allora speaker della Camera Nancy Pelosi.