Gerusalemme, nuove tracce paleocristiane scoperte nel Santo Sepolcro

La missione archeologica dell'Università "La Sapienza" di Roma porta alla luce nuovi manufatti e tratti di muratura mai visti prima
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I lavori di scavo nell’area immediatamente antistante l’Edicola nel complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme, dove si ritiene sia stato sepolto Gesù, hanno portato alla luce tracciati paleocristiani, nuovi manufatti e tratti di muratura mai visti prima. Le ricerche sono state condotte sotto la guida della professoressa Francesca Romana Stasolla del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università “La Sapienza” di Roma nell’ambito del programma di restauro del pavimento della basilica.

Lo scavo, spiega un comunicato della Custodia di Terra Santa, ha consentito di rivenire l’articolazione paleocristiana della sistemazione dell’Edicola, alla quale si accedeva tramite due gradini in marmo bianco. Davanti ad essa, si estendeva una pavimentazione in lastre litiche, della quale si sono rinvenute le tracce nella malta di preparazione; di esse è ora possibile ricostruire le misure e l’andamento. La pavimentazione proseguiva per circa 6 metri verso est, fino a congiungersi con un piano di grandi blocchi litici bianchi, ben lisciati, disposti con andamento nord-sud.

Questa sistemazione rappresenta l’aspetto finale della Rotonda alla fine del IV secolo, come viene datato dal ripostiglio monetale rivenuto al di sotto della preparazione pavimentale in lastre litiche e che ha come ultime emissioni le monete dell’imperatore Valente (364-378). Il rinvenimento di tratti di muratura anteriori la fine del IV secolo conferma la presenza di forme di organizzazione della Rotonda nel corso del secolo, ancora da ricostruire nella loro interezza.

Sono inoltre emersi i resti della base della balaustra della recinzione liturgica cinquecentesca, rimasta in uso fino ai rifacimenti ottocenteschi. Fra i manufatti, appare significativo un frammento di rivestimento parietale, con ogni probabilità dell’Edicola, di una fase antecedente al rifacimento ottocentesco, ricco di graffiti databili al XVIII secolo in varie lingue, fra le quali spiccano il greco, il latino, l’armeno. Il restauro pavimentale all’interno dell’Edicola ha consentito di effettuare una pulizia archeologica al di sotto delle lastre.

Nella Cappella dell’Angelo, sul banco di roccia poggiava direttamente una pavimentazione in lastre in marmo grigio di cui rimangono pochissimi resti al di sotto dello zoccolo del’l’attuale Edicola. Rimangono anche i lacerti di muretti con andamento nord-sud che dovevano costituire le basi delle recinzioni liturgiche menzionate anche dalla pellegrina Egeria alla fine del IV secolo; poco più all’interno, tagli nella roccia segnano la posizione del piccolo altare che sosteneva parte della pietra di chiusura del sepolcro.

Fra la Cappella dell’Angelo e la tomba, la lavorazione della roccia e scarsissimi resti di rivestimento parietale in marmo consentono di ricostruire la configurazione dell’apertura del vano, leggermente absidato verso la cappella stessa. All’interno della tomba, in sezione è visibile una precedente pavimentazione marmorea di età medievale, quindi la lavorazione della roccia stessa, con tracce di frequentazione intensa che l’hanno resa estremamente liscia.

E’ stata rintracciata e documentata parte del fondo di una camera funeraria analoga a quelli rinvenuti nella porzione nord della Rotonda, riempita e sistemata per favorire la frequentazione da parte dei pellegrini fin dal periodo paleocristiano.

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