Berna, la Capitale della Svizzera, è famosa per essere la città patria dell’orso. L’orso, infatti, è il simbolo ufficiale del cantone ed è presente nello stemma cittadino sin dal 1191 e una storia di allevamento di orsi che risale al 1513. A Berna, però, gli orsi hanno sempre convissuto con gli uomini in modo che non potessero nuocere. I bernesi rispettano l’orso per quello che è, un animale, al punto che oggi è diventato una straordinaria attrazione turistica.
Nel cuore di Berna c’è il Bärengraben, nota come la “Fossa degli orsi“, lungo il fiume Aar: è una delle principali attrazioni turistiche della città e consente di vedere gli orsi a pochi metri da alberghi, ristoranti, negozi e locali. Addirittura si può ammirare l’orso che cammina e mangia semplicemente passeggiando sul lungo fiume o bevendo un dring in un risto-pub che affianca la “fossa“. Ogni giorno migliaia di turisti ammirano questi orsi, che in base a come vengono gestiti possono essere uno, due o tre, in un’area di seimila metri quadrati.
E’ paradossale osservare questa realtà a pochi chilometri dall’Italia, sull’altro versante delle Alpi, mentre nel nostro Paese da mesi abbiamo polemiche sulla situazione del Trentino dove gli animalisti sono inviperiti contro la provincia che ha deciso di catturare l’orsa JJ4 dopo l’ennesima aggressione stavolta costata la vita a un povero ragazzo e rinchiuderla nel Casteller, una struttura che di metri quadri ne ha ottomila e si trova lontano da ogni centro abitato nel cuore della montagna! Lo chiamano “lager degli orsi“, eppure è più grande persino del Bärengraben di Berna. Chissà quanti fanatici dell’animalismo vanno a Berna felici a vedere l’orsacchiotto rinchiuso tra le case per ammirarlo e fotografarlo, ma poi in Italia sbraitano per ideologia!