Mentre la Sicilia settentrionale e la Calabria bruciano, nuovi studi confermano che i territori con una gestione forestale più attiva sono meno colpiti dagli effetti degli incendi, anche in condizioni climatiche e di infiammabilità gravi. Lo evidenza, in primis, una recente ricerca curata da studiosi italiani, alla quale anche FSC Italia ha partecipato, pubblicata sulla rivista “Science of the Total Environment”. Lo studio ha analizzato il ruolo dei maggiori fattori-chiave che risultano determinanti nel causare incendi (clima, eventi atmosferici, infiammabilità, elementi socio-economici come cambiamenti dell’uso del suolo e politiche di gestione del territorio) e le relazioni esistenti tra di essi in riferimento agli incendi stessi.
La ricerca ha voluto verificare l’ipotesi che la pianificazione e la gestione attiva del territorio in Italia mitighi gli impatti degli incendi in termini di perdita di servizi ecosistemici e copertura forestale, prendendo in esame il decennio 2007-2017. Come unità territoriali di analisi sono stati utilizzati i distretti agroforestali (ovvero aggregazioni di comuni limitrofi con caratteristiche forestali e agricole omogenee): lo studio ha confermato che gli impatti ridotti degli incendi in Italia sono associati a una governance attiva del territorio. In questo senso, un ruolo importante lo rivestono le strategie europee, nazionali e regionali per favorire territori resistenti e resilienti agli incendi.
Secondo dati riportati recentemente in un’intervista a Janez Lenarčič, Commissario Europeo per la gestione delle crisi, gli incendi del 2022 hanno causato in Europa danni per almeno 2 miliardi di euro, segnando il secondo peggior anno in termini di aree bruciate da quando sono iniziati i monitoraggi (2006) e con almeno 800 mila ettari andati a fuoco. “Anche gli Stati membri meglio attrezzati e meglio preparati hanno chiesto assistenza” ha confermato Lenarčič.
“Negli ultimi anni – spiega Giuseppe Bonanno, Direttore di FSC Italia, l’organizzazione non governativa che a livello internazionale promuove la gestione responsabile delle foreste e che ha collaborato allo studio – l’andamento degli incendi, in relazione ai cambiamenti climatici, e i loro effetti sono sempre di più causa di preoccupazione, in particolare nell’area mediterranea. I trend generali segnano infatti un aumento della superficie colpita, insieme ad un generale aumento della frequenza, intensità e severità degli eventi. A questo si aggiungono cambiamenti socio-economico dei territori, come l’abbandono delle terre marginali, mancati investimenti nelle zone rurali e cambiamenti dei sistemi di produzione, che aumentano il rischio di incendi rendendo allo stesso tempo più difficoltose le operazioni di gestione e spegnimento”.
“A fronte di una tale situazione – prosegue Bonanno – la gestione responsabile del territorio e del patrimonio forestale, le politiche di conservazione della natura e un approccio integrato del sistema antincendio sono fondamentali per contrastare il fenomeno. In Italia, in particolare, la superficie forestale è in aumento, ma sconta un grande problema di abbandono e la mancanza in molti casi di piani di gestione. L’esperienza dei boschi certificati FSC dimostra come si possa fare prevenzione fissando standard ambientali, economici e sociali che implicano un maggior presidio delle aree forestali”.
“Lo conferma – prosegue Bonanno – anche un’altra recente pubblicazione scientifica redatta dell’European Forest Institute (EFI), che ha individuato sei raccomandazioni per la gestione del territorio in ottica di prevenzione degli incendi tra cui la pianificazione, con programmi, politiche e strategie di adattamento; la definizione di modelli di gestione; lo sviluppo di meccanismi finanziari sostenibili per garantire l’attuazione e la continuità delle misure di prevenzione degli incendi boschivi; la generazione di conoscenza, educazione e sensibilizzazione nella società (ancor oggi si stima che il 95% degli incendi in Europa abbia origine dall’attività umana); l’armonizzazione dei sistemi informativi come base per la condivisione delle informazioni e la comprensione della complessa realtà degli incendi boschivi; e, infine, la cooperazione internazionale”.