In Romania, nel distretto di Gorj, a sud-ovest del paese, un ricercatore dilettante ha rinvenuto una maschera militare in ferro, di origine romana, risalente all’incirca al II o III secolo d.C. Grazie al metal detector ha realizzato una eccezionale scoperta archeologica. L’uomo ha immediatamente segnalato la presenza dell’oggetto alle autorità competenti. Attualmente, la maschera è esposta nel museo distrettuale di Gorj; l’archeologo rumeno Gheorghe Calotoiu ha dichiarato come la maschera militare potesse appartenere ad un soldato di stanza nella zona, probabilmente sul monte di Bumbești-Jiu.
Gli archeologi ritengono che in quell’area vi era un fortino di difesa in grado di tenere sotto controllo i movimenti locali e in passato, sono state scoperti monete, elmi, armi, ceramiche nonché inscrizioni di un certo livello (una di essa era dedicata all’imperatore Caligola). Il fortino di Bumbești–Jiu sarebbe servito durante le due campagne daciche condotte dall’Imperatore Traiano, salvo poi cadere in disuso una volta raggiunti gli obiettivi prefissati.
La funzione della maschera militare romana
Le maschere romane avevano sostanzialmente due scopi: quello protettivo-militare (utilizzate da chi portava i vessilli in battaglia) e quello da parata. Queste ultime avevano una funzione “psicologica” perché servivano ad incutere timore negli animi avversari. Spesso fungevano da elemento protettivo per tutti quei soldati che materialmente non erano in grado di portare uno scudo, vedasi i signiferi (portatori di insegne).
Fino a qualche tempo fa, la convinzione era che queste maschere di ferro, talvolta bronzo, fossero solo per l’estetica di una parata. Una scoperta simile nella foresta di Teutoburgo lascia pensare che la teoria militare sia molto più di una supposizione. Ultimi test hanno infatti dimostrato come la maschera spesso fosse collegata direttamente all’elmo.