Il cambiamento climatico bloccò l’arrivo dell’uomo in Europa 1mln di anni fa

Un team di ricerca internazionale ha stabilito, sulla base dell'analisi dei resti fossili dei pollini e dei sedimenti marini, che un improvviso raffreddamento dell'oceano atlantico stravolge l'equilibrio della Terra e bloccò l'arrivo dell'uomo in Europa
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In Europa, la presenza dei primi esseri umani è stata cancellata oltre un milione di anni fa da un improvviso raffreddamento dell’oceano Atlantico a causa di un improvviso calo delle temperature nel continente che ha stravolto l’equilibrio della vegetazione sulla terraferma. Lo hanno dimostrato i ricercatori sulla base dei sedimenti marini recuperati al largo delle coste portoghesi, la cui analisi è stata incrociata con simulazioni al supercomputer del clima del passato.

Le conclusioni di entrambi studi condotti in questo ambito di ricerca sono stati pubblicati su Science da ricercatori della Gran Bretagna, della Spagna e del Sud Corea coordinati dall’University College di Londra (Ucl). I resti dei pollini antichi conservati nei sedimenti marini, così come i composti organici sensibili alle temperature rilasciati da minuscole alghe, dimostrano che 1,12 milioni di anni fa il clima delle zone affacciate sull’Atlantico nord-orientale ha subito un brusco raffreddamento di circa 7°C.

Il cambiamento climatico durante l’ultima fase di un ciclo glaciale

Questo fenomeno “è avvenuto durante l’ultima fase di un ciclo glaciale – ha spiegato Chronis Tzedakis dell’Uclquando le calotte glaciali si sono disintegrate, rilasciando grandi quantità di acqua dolce nell’oceano e provocando cambiamenti nella circolazione oceanica e un’espansione verso sud del ghiaccio marino“. Tuttavia, come nel caso dei fossili degli ominidi, i dati ambientali e climatici che riguardano i cambiamenti climatici si riferiscono al periodo in cui gli ominidi si sono evoluti e diffusi in tutto il mondo sono piuttosto scarsi. I limiti di questi dati possono essere compensato tramite appositi strumenti analitici, in particolare nello studio dei modelli climatici ed ecologici che possono contribuire a colmare queste lacune e forniscono nuovi e preziosi spunti sulla migrazione degli ominidi.

In particolare in uno di questi studi, Vasiliki Margari e i colleghi dell’Institute for Basic Science (IBS) hanno utilizzato un nucleo di sedimenti marini profondi, che ha fornito una registrazione delle temperature per l’Europa dagli 800.000 a 1,8 milioni di anni fa. Sulla base di questi dati, gli autori hanno creato un modello di “envelope climatico” e hanno valutato il periodo geografico in cui avvennero le migrazioni degli ominidi, tramite le variabili climatiche come le variazioni di temperatura e le precipitazioni.

L’analisi dei pollini e dei sedimenti marini

L’analisi dei pollini trasportati dal vento e dai fiumi fino all’oceano, e poi sedimentati sul fondale, dimostra che questo evento di raffreddamento “ha trasformato la vegetazione dell’Europa occidentale in un inospitale paesaggio semidesertico“, aggiunge il primo autore dello studio, Vasiliki Margari dell’Ucl. Per capire come i primi abitanti del continente possano aver reagito a questo stravolgimento, i ricercatori del Centro Ibs per la fisica del clima (Iccp) in Corea del Sud hanno condotto delle simulazioni con il loro supercomputer Aleph. “Abbiamo scoperto che in molte aree dell’Europa meridionale, le prime specie umane come l’Homo erectus non sarebbero state in grado di sopravvivere“, afferma Axel Timmermann, direttore dell’Iccp alla Pusan National University.

Nello stesso studio, Margari e collaboratori hanno scoperto che la presenza degli ominidi nei territori che si affacciano nel Mediterraneo prima di 1,1 milioni di anni fa era caratterizzata da condizioni interglaciali lunghe e stabili con brevi periodi glaciali che avrebbero permesso l’insediamento e l’occupazione a lungo termine degli ominidi.

Le condizioni estreme provocarono lo spopolamento dell’Europa

Tuttavia, le condizioni glaciali estreme a partire da circa 1,1 milioni di anni fa avrebbero probabilmente reso la regione troppo fredda per la sopravvivenza degli ominidi. Margari e colleghi sostengono che queste condizioni estreme hanno probabilmente portato allo spopolamento dell’Europa che potrebbe essere durato in diversi periodi glaciali-interglaciali.

In un secondo studio, Jiaoyang Ruan e colleghi hanno esaminato come i cambiamenti climatici in Eurasia centrale durante il Pleistocene potrebbero aver facilitato l’ibridazione tra i Denisovani e i Neanderthal. Gli studi genetici hanno rivelato prove di ibridazione tra Neanderthal e Denisovani in Eurasia. Tuttavia, molti fenomeni di incrocio tra gli ominidi resta tuttora sconosciuto. In questo studio, Ruan e colleghi hanno sviluppato un modello di distribuzione delle specie che combina dati fossili, archeologici e genetici con simulazioni di modelli di circolazione generale accoppiati transienti del clima globale e del cambiamento dell’habitat per gli ultimi 400.000 anni, utilizzato per determinare le preferenze di habitat sia per Neanderthal che per Denisovani.

L’incrocio tra Neanderthal e Denisovani

Gli autori hanno scoperto che, sebbene entrambe le specie abbiano vissuto in una varietà di ambienti, i Neanderthal preferivano le foreste temperate, mentre i Denisovani vivevano in un’ampia gamma di habitat. Tuttavia, i cambiamenti climatici determinati orbitalmente nell’habitat hanno causato un sovrapporsi degli habitat preferiti di Denisovani e Neanderthal, creando opportunità per l’ibridazione tra le due specie.

Un approccio simile basato su modelli del sistema Terra è stato utilizzato da Zeller e colleghi in uno studio di maggio 2023 pubblicato su Science, che ha combinato dati climatici e fossili per valutare l’idoneità e le preferenze dell’habitat per diverse specie di ominidi del Pleistocene e come hanno risposto ai mutamenti delle condizioni climatiche negli ultimi 3 milioni di anni. Sebbene quest’anomalia climatica sia durata circa 4.000 anni, la mancanza di resti umani e manufatti di pietra nei successivi 200.000 anni suggerisce la possibilità di una lunga pausa nella presenza dei nostri antenati in Europa. Il continente sarebbe stato ripopolato circa 900.000 anni fa dal più resiliente Homo antecessor.

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