Chicco Testa, noto ambientalista, in passato segretario nazionale di Legambiente, e importante giornalista scientifico che scrive su diversi autorevoli giornali ha scritto un articolo molto interessante su “Il Foglio“, opponendosi ai troppi catastrofismi che generano l’eco-ansia, l’ansia causata dall’impatto climatico, di cui si parla tanto, specie dopo il video diventato virale della ragazza al Giffoni Film Festival che si è commossa, definendosi “affetta da eco-ansia” e facendo commuovere a sua volta il Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin.
Testa su “Il Foglio” scrive: “Negli Stati Uniti, sempre all’avanguardia, c’è un ramo della psicoanalisi (o della psichiatria?) dedicato alla cura dalle ansia del cambiamento climatico. I pazienti sono normalmente abitanti delle grandi aree urbane dove la psicoanalisi ha sostituito il valore liberatorio della confessione religiosa. L’ecoansia è evidentemente il frutto di una narrazione che insiste sull’effetto “fine del mondo” che da sempre accompagna i messaggi di una certa cura ambientalista. Piogge acide (anni 80), buco nella fascia dell’ozono (anni 90), pericolo nucleare (sempre), e ora riscaldamento globale. Tutti problemi seri, come molti altri, ma che fortunatamente siamo stati e siamo ancora in grado di fronteggiare.
La mortalità è diminuita
Nello stesso articolo di Testa su “Il Foglio” si legge ancora: “Prendiamo, per esempio, il caso più citato, quello degli eventi atmosferici estremi (uragani, inondazioni, trombe d’aria, ecc.) che a causa dell’aumento delle temperature e della conseguente energia accumulata in atmosfera si manifestano con maggiore frequenza e intensità. Questa è la cattiva notizia. Quella buona ci dice che nonostante il considerevole aumento della popolazione, e quindi una maggiore vulnerabilità, i danni provocati continuano a diminuire. Il database che raccoglie dati accurati degli ultimi 40 anni mostra una caduta fortissima degli incidenti mortali in relazione alla popolazione sia dei danni provocati, cresciuti in valore assoluto, ma drasticamente diminuiti in relazione al Pil. Per quanto riguarda la mortalità in particolare nell’arco di un secolo essa si è ridotta del 90% e continua a ridursi! Si muore insomma molto di meno di quanto morissero i nostri nonni e bisnonni a causa di calamità naturali. Questo perché disponiamo di edifici migliori, sistemi di allarme e di prevenzione, strumenti e tecnologie di intervento.
I boschi e le foreste italiane continuano a crescere
Sull’articolo di Testa “Il Foglio” si legge, inoltre: “Anzi, i dati mostrano che più un paese è ricco, meno è esposto a conseguenze negative in termini di mortalità. Ma un’altra buona notizia è che anche il gap tra Paesi poveri e Paesi ricchi si è ridotto. Oppure, prendiamo un’altra grande storia del binomio estate/riscaldamento globale: gli incendi. Bene, le aree interessate da incendi in Italia si sono letteralmente dimezzate dal 1980 ad oggi, e ancora una buona notizia, i boschi e le foreste italiane continuano a crescere. Sono addirittura aumentate, secondo i dati ISTAT – Ministero dell’Agricoltura, del 75% negli ultimi 80 anni. Negli ultimi 5 anni hanno guadagnato qualche cosa come 300.000 ettari, l’equivalente dell’intera provincia di Modena. Tendenza che riguarda per altro l’intera Europa. Se invece vogliamo misurare lo stato di salute della specie umana possiamo rivolgerci all’Indice di sviluppo umano elaborato dalle Nazioni Unite – ci ha lavorato Amartya Sen – che prende in considerazione oltre alla ricchezza materiale anche altri fattori“.
Gli adulti devono rassicurare i giovani sui progressi e sulla capacità del mondo di affrontare i problemi
Testa scrive ancora su “Il Foglio“: “Il Pil, sia quello totale che quello pro capite, continua ad aumentare nella maggior parte del mondo, l’area della povertà assoluta si è ridotta enormemente, la vita umana si allunga ovunque e diminuisce la mortalità infantile. Crescono i livelli di educazione e istruzione. Nonostante un inevitabile arretramento nei due anni della pandemia. Ma per ragioni che sfuggono all’analisi razionale, anziché godere di questi evidenti progressi da parte dell’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha risolto il problema del cibo quotidiano, abbiamo bisogno di autoprodurre ansia. Che è cosa diversa da una razionale preoccupazione per possibili minacce. Non sono i ragazzi a essere ansiosi. E’ una narrazione completamente fuorviante e bislacca che casomai li rende ansiosi. Mentre compito degli adulti dovrebbe essere proprio quello di rassicurare sui progressi fatti e sulla nostra capacità di affrontare i problemi. Altro che arrendersi allo sconforto. Proprio il contrario bisogna fare.“