Leonardo Vignoli, professore di zoologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi di Roma Tre, partner e coordinatore di Life Eolizard, il progetto per la conservazione della lucertola delle Eolie ha dichiarato al riguardo: “Life Eolizard è un progetto ambizioso. La lucertola delle Eolie vive solamente su tre scogli e su un piccolo promontorio sull’isola di Vulcano“. Ad oggi, infatti, la lucertola delle Eolie, il cui nome scientifico è Podarcis raffonei, sopravvive in tre isolotti di ridottissime dimensioni, Scoglio Faraglione, Strombolicchio e La Canna, e in un piccolo promontorio sull’isola di Vulcano, Capo Grosso. Vignoli ha spiegato: “Il fattore scatenante, che ha messo a rischio la sopravvivenza di questa specie, è stata l’introduzione, sul territorio delle Eolie, della lucertola campestre, che è un competitore molto più efficiente di quella delle Eolie e verosimilmente l’ha esclusa da tutte le isole principali dell’arcipelago eoliano“.
Vignoli ha aggiunto, inoltre: “Sull’isola di Vulcano questa lucertola, ampiamente diffusa fino agli anni ’80, adesso sembra abitare per lo più il piccolo promontorio di Capo Grosso“. Per questo motivo, l’Unione Internazionale della Conservazione della Natura ha inserito Podarcis raffonei nella più alta categoria di rischio di estinzione. Vignoli ha dichiarato, inoltre: “Il progetto ha come obiettivo principale quello di trasferire la lucertola campestre da due isolotti nell’isola di Panarea, creando così un ambiente ideale per reintrodurre la lucertola delle Eolie. Non vi è alcun tipo di sacrificio per la lucertola campestre, in quanto Panarea è totalmente compatibile per la sua sopravvivenza.
Come verrà raggiunto l’obiettivo del progetto Life Eolizard
Vignoli ha poi concluso: “Per quanto riguarda la lucertola delle Eolie, preleveremo degli animali da due dei quattro siti in cui è presente per farla riprodurre in cattività e rilasciarla all’interno del santuario creato ad hoc per garantire la ripopolazione delle eolie da parte delle nuove popolazioni allevate in cattività; questo è l’obiettivo principale. Vi sono, poi, anche delle piccole azioni da compiere per migliorare lo stato di conservazione della specie. Per esempio, su Capo Grosso faremo una derattizzazione perché sembrerebbe che la presenza dei ratti stia riducendo notevolmente il numero di individui presenti sul promontorio“.