Precipita sulle Dolomiti di Brenta: morto il noto alpinista Ermanno Salvaterra

Incidente mortale per la guida alpina Ermanno Salvaterra a 2.700 metri sulla cresta ovest del Campanile Alto, sulle Dolomiti di Brenta
MeteoWeb

Un alpinista è morto sulle Dolomiti di Brenta, in Trentino, a causa di una caduta sulla cresta ovest del Campanile Alto. La vittima è Ermanno Salvaterra, guida alpina di 68 anni, originario di Pinzolo. Dalle prime informazioni, Salvaterra si trovava con un cliente quando è precipitato per circa 20 metri. L’uomo, che procedeva come primo di cordata, si trovava ad una quota di 2.700 metri, nella parte finale della via Hartmann/Krauss, quando è precipitato, probabilmente per il cedimento di un appiglio. La chiamata al Numero unico per le emergenze del Trentino è arrivata alle 14.15. Sul posto sono stati trasferiti in elicottero i tecnici del Soccorso Alpino. La salma è stata recuperata e portata a Madonna di Campiglio. I soccorritori hanno trasferito a valle anche il compagno di cordata.

Ermanno Salvaterra era molto conosciuto a livello internazionale per le sue imprese alpinistiche in Patagonia, in particolare sul Cerro Torre, e per la sua conoscenza delle vette delle Dolomiti di Brenta. Salvaterra era nato il 21 gennaio del 1955 a Pinzolo, paesino dove risiedeva tutt’ora. L’istinto di arrampicarsi sin da piccolo è stato dettato dal fatto che la famiglia gestiva il rifugio ‘XII Apostoli’ dal 1948. All’età di 11 anni, Salvaterra ha compiuto la prima scalata sulle Torri d’Agola. All’età di 20 anni era diventato maestro di sci e a 24 guida alpina. Nel 1980 sbarca negli Stati Uniti per conoscere altre realtà, in particolare in Colorado e in California. Tra le sue scalate più importanti, quelle sul Cerro Torre in Patagonia, che gli era valso il soprannome di “uomo del Torre”.

Nel 1982, il primo attacco ai 3.128 metri della vetta del Cerro Torre. Con Elio Orlandi, risalì la via Maestri e arrivò fino al compressore a 50 metri dalla cima. L’anno successivo, assieme a Maurizio Giarolli, raggiunse la vetta. Nella vita di Salvaterra anche l’esperienza del chilometro lanciato: nel 1988 con 211,640 chilometri all’ora stabilì il record italiano che durò cinque anni. L’amore per l’affascinante Patagonia era sempre molto forte e nel 1985 raggiunse il Cerro Torre in invernale restando in parete per 11 giorni. In quell’occasione Ermanno Salvaterra si improvvisò anche cineoperatore per realizzare un documentario per la trasmissione ‘Jonathan’ condotta da Ambrogio Fogar. Successivamente l’alpinista trentino cercò altre esperienze in Alaska, all’Isola di Baffin e in California.

Messner: “giornata triste”

È una giornata triste. Ieri ero in montagna ed ho arrampicato anch’io. Eravamo sempre in contatto, eravamo insieme in Patagonia“. Così l’alpinista altoatesino Reinhold Messner sulla morte di Ermanno Salvaterra. “Ci siamo sempre visti a Trento Film Festival. Lui ha aperto definitivamente tutte le pagine vuote della storia del Cerro Torre. Sono molto triste, è una morte che mi tocca molto”, ha aggiunto Messner, precisando che senza Salvaterra non avrebbe potuto fare il film sul Cerro Torre. “Sono anche preoccupato perché ultimamente abbiamo perso dieci dei più grandi alpinisti viventi, tra cui Ueli Steck e Salvaterra”, ha concluso Messner.

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