L’Ecuador ha stabilito un precedente mondiale, decidendo attraverso un referendum di fermare lo sfruttamento del petrolio in uno dei suoi più grandi giacimenti, situato nel Parco Nazionale Yasuní, considerato il cuore del Amazzonia ecuadoriana e uno degli epicentri mondiali della biodiversità. La maggioranza degli ecuadoriani ha votato “Sì” per cessare le operazioni del Blocco 43-ITT, per fermare l’attività del deposito che gestisce la società statale Petroecuador.
Il risultato costituisce un clamoroso trionfo per Yasunidos, il gruppo ambientalista che ha promosso questa consultazione nazionale con l’obiettivo dichiarato di proteggere Yasuní, un’area estremamente sensibile a qualsiasi fuoriuscita di petrolio, e anche le popolazioni indigene in isolamento volontario che vivono nel Parco Nazionale.
È una vittoria per il movimento indigeno, che aveva manifestato principalmente a favore del “Sì”, in particolare gli indigeni dei Waorani, il gruppo etnico più numeroso che abita lo Yasuní, un’area naturale protetta di un milione di ettari.
All’interno di questa riserva naturale sono state trovate più di 2.000 specie di alberi e arbusti, 204 mammiferi, 610 uccelli, 121 rettili, 150 anfibi e più di 250 pesci, ed è anche la casa dei tagaero, Taromenane e Dugakaeri, popolazioni indigene in isolamento volontario. Con questo risultato si apre un periodo di incertezza per il Paese, che dovrà fare a meno di un giacimento dove vengono prodotti giornalmente 55mila barili di petrolio, pari all’11% della produzione nazionale di greggio, uno dei grandi pilastri della l’economia ecuadoriana.