Terremoto 2016, Cespi (Archeoclub): “A Comunanza, su 16 chiese sono agibili 2”

I responsabili di Archeoclub di alcune delle cittadine più colpite dal terremoto 2016 ricordano come il patrimonio culturale dell'Appennino sia da tutelare e come ancora mostra i danni del sisma
MeteoWeb

Fiorella Paino, Archeoclub D’Italia sede di Marca di Camerino ha dichiarato: “A sette anni dal terremoto sebbene la ricostruzione presenti ancora dei tempi lunghi dovuti anche all’organizzazione urbanistica di molti dei centri storici colpiti, a Camerino come nel territorio fino a Visso la situazione per quanto riguarda il recupero e salvaguardia dei beni culturali mobili è da considerarsi in maniera positiva. La maggior parte del patrimonio culturale, migliaia di manufatti espressione della cultura, tradizione e religiosità di queste “terre mutate” è stata messa in sicurezza o raccolta in depositi attrezzati grazie al gran lavoro svolto dai Vigili del Fuoco, Protezione Civile volontari sotto la guida di funzionari della Sovrintendenza e dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino. Al momento parte del patrimonio, in maggioranza dipinti e statue, è visibile sia a Camerino in un deposito attrezzato che nel Museo Marec di San Severino voluto dell’Arcidiocesi per rendere fruibili le opere d’arte recuperate in vari siti dei Comuni della zona”.

Il terremoto del 24 agosto 2016 e quelli successivi

Alle ore 3 e 36 del 24 Agosto, una scossa di terremoto di grado 6.0, con epicentro tra i comuni di Accumoli e Arquata del Tronto diede inizio alla sequenza sismica del Centro Italia Amatrice-Norcia-Visso. Due potenti repliche avvennero il 26 di Ottobre con epicentri al confine umbro – marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. Il 30 Ottobre del 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. Il 18 Gennaio del 2017 avvenne una nuova sequenza di quattro scosse di magnitudo superiore a 5. L’insieme degli eventi causò 41.000 sfollati, 388 feriti, 303 morti. Nei comuni di Amatrice e Arquata del Tronto si raggiunsero danni elevati.

A Montegiorgio, nel Lazio, la chiesa di S. Francesco risulterebbe inagibile. Francesco Pasquali, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Montegiorgio ha dichiarato: “Il comune di Montegiorgio rientra nel cosiddetto cratere sismico per qualche crollo e per diverse abitazioni inagibili. Tuttora la monumentale chiesa di S. Francesco col suo importante ciclo di affreschi quattrocenteschi risulta inagibile, così come la chiesa di S. Zenone nel castello della frazione di Alteta. Così come il monastero di S. Chiara e la sua chiesa”.

A Comunanza, nelle Marche, su 16 chiese, sono agibili solo 2

Stefania Cespi, Presidente Archeoclub D’Italia sede di Comunanza ha dichiarato: “A Comunanza, su 16 chiese, sia urbane che montane, sono agibili solo 2, la chiesa del x secolo di Santa Maria a Terme e la chiesa matrice di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, perché restaurata che n criteri antisismici nel 2014. Per quanto riguarda gli edifici pubblici e privati, abbiamo il 50 % delle case al centro storico inagibili, di cui una crollata con le scosse. Le abitazioni pressoché moderne nella zona residenziale, hanno subito danni. A causa del terremoto le frazioni montane si sono spopolate. Il comune di Comunanza, in termini di abitanti, ha retto, in quanto sono affluiti i terremotati di altri paesi limitrofi. A Montemonaco, che possiede un gran numero di chiese medioevali, sono aperte ad oggi solo tre“.

La Cespi ha aggiunto: “Il paese ha subito lo spopolamento post terremoto, poi fermato dalle tante iniziative che sta portando avanti l’amministrazione. Monte Gallo, ha una sola chiesa agibile, ha subito il crollo della bella chiesa del XII secolo Santa Maria in Pantano, completamente affrescata con figure delle Sibille. Lo stesso comune ha subito lo spopolamento post terremoto, ma sta riprendendo lentamente. La bella cittadina di Amandola, ha subito gravi danni alle chiese e la chiusura dell’unico ospedale della montagna. Concludendo, i comuni tengono, nonostante tutto, perché le radici sono talmente profonde. Citando lo Spinucci possiamo dire “che strappano le braccia a chi le svelle“.

Il grande patrimonio culturale dell’Appennino

E’ nel cuore dell’Appennino, nei suoi borghi che si conserva gran parte del patrimonio culturale italiano. Il geologo Gilberto Pambianchi, Comitato Tecnico Scientifico di Archeoclub D’Italia ha affermato: “Nelle sole Marche abbiamo 200.000 beni culturali di primo rilievo, con 24 aree archeologiche e 7 Parchi Archeologici. Se pensassimo solo al territorio marchigiano, potremmo soffermarci ad esempio sulla civiltà romana a partire dal 300 a.C. ma non solo sulla civiltà romana. Nei borghi di tutto l’Appennino che, attraversa gran parte dell’Italia, abbiamo migliaia di siti culturali, chiese. Un grande patrimonio culturale, davvero importante”.

Condividi