Incidente Frecce Tricolori: al via l’analisi della scatola nera

Incidente Frecce Tricolori: il primo step dell’indagine è capire la causa dell’avaria al motore, poi verifiche sull’aeroporto
MeteoWeb

È stata avviata l’analisi del dispositivo noto come ‘scatola nera’ dell’aereo delle Frecce Tricolori che il 16 settembre si è schiantato al suolo a San Francesco al Campo (Torino), provocando la morte di una bimba di 5 anni. L’intervento, coordinato dalla Procura di Ivrea, è di pertinenza dell’amministrazione militare, che dispone dei software in grado di decrittare i contenuti. Questo passaggio è indispensabile per ricostruire i parametri di volo (altitudine, velocità, prestazioni del motore) e le comunicazioni audio del pilota. La ‘Freccia’ Pony 4 aveva dovuto sganciarsi dai compagni della squadra subito dopo il decollo dall’aeroporto di Torino-Caselle. L’ufficiale al comando, il maggiore Oscar Del Do’, aveva detto ai colleghi di avere un problema al motore. Del Do’ ha fatto in tempo ad orientare il velivolo in modo da evitare che cadesse sul centro abitato e quindi si è lanciato con il paracadute, riuscendo a mettersi in salvo.

Nella ricerca di eventuali responsabilità nell’incidente, il primo step della Procura di Ivrea sarà accertare con precisione la causa dell’avaria al motore. L’ipotesi prevalente è quella del bird strike (impatto con uccelli), ossia l”ingerimento’ di un uccello di passaggio: esaminando i pezzi del velivolo recuperati nei giorni scorsi, si cercheranno residui della carcassa nel vano motore o elementi caratteristici come la rottura delle palette del compressore. Il pilota, subito dopo lo schianto, avrebbe riferito – secondo indiscrezioni – di avere avuto quell’impressione. Sarà comunque una consulenza tecnica a chiarire lo svolgimento dei fatti.

Se l’ipotesi del bird strike troverà conferme, il passaggio successivo sarà chiarire se l’aeroporto di Torino-Caselle ha preso tutti gli accorgimenti necessari per limitare il problema della presenza dei volatili nell’area interessata. I Carabinieri stanno facendo delle verifiche. Lo scalo dispone di una serie di strumenti di dissuasione diretta, compresi 22 falconidi da liberare per allontanare gli stormi. Al momento dell’incidente, il loro addestratore pare non fosse in servizio, forse per fine turno. In dotazione ci sono anche un paio di cani, una pistola a salve, un ‘distress call’, un cannone a gas, auto provviste di sirene e di fari. La prassi, comunque, è che si intervenga in caso di avvistamento e, da quanto si apprende, le comunicazioni della torre di controllo e le comunicazioni dell’aeroporto di Torino-Caselle (da dove gli aerei erano appena decollati alla volta di Vercelli per una esibizione) non contenevano riferimenti a una simile criticità.

Nei dintorni dell’aeroporto, che si trova nelle campagne a 16km da Torino, a poca distanza da tre piccoli centri abitati, la comparsa di uccelli è una consuetudine: piccioni, gazze, allodole, cornacchie, ma anche gabbiani.

 

Condividi