Le inquietanti luci che accompagnano i terremoti, INGV: “tante ipotesi ma servono nuove ricerche”

Le "luci dei terremoti" o "luci telluriche" sono state descritte nei documenti storici e osservati direttamente anche nel nostro secolo
MeteoWeb

Sono state avvistate anche prima del terremoto in Marocco, che ha provocato migliaia di vittime lo scorso 8 settembre. Le inquietanti luci che accompagnano i terremoti sono un enigma da tempo. Sono molte le ipotesi allo studio per comprendere l’origine di queste luci, che appaiono come globi di luce bianca e intensa oppure come nubi soffuse e azzurrine. Ma per capire il fenomeno servono ancora molte ricerche, osserva l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che analizza il fenomeno sul proprio sito web.

Ogni approccio serio allo studio di questo fenomeno deve passare anche attraverso l’analisi dell’attendibilità delle fonti e della credibilità diretta dei testimoni e numero complessivo dello stesso fenomeno osservato da più luoghi e da più persone contemporaneamente”, osserva il sismologo Domenico Di Mauro sul sito dell’INGV. Chiamate “luci dei terremoti” o “luci telluriche”, i fenomeni sono stati descritti nei documenti storici e osservati direttamente anche nel nostro secolo. È anche importante “escludere eventuali concomitanze a fenomeni legati alla meteorologia locale” o con “possibili cortocircuiti dalle centrali di distribuzione elettriche e apparati connessi o di altri“.

Fra le tante ipotesi, la più antica riguarda “la generazione di campi elettrici intensi, creati da meccanismi piezoelettrici e piezomagnetici a seguito dei movimenti tettonici di rocce contenti quarzo“. Modelli recenti suggeriscono che, a causa dello stress subito prima e durante un terremoto, l’ossigeno contenuto in alcuni tipi di rocce potrebbe arricchirsi di particelle elettricamente cariche (ioni); queste ultime sarebbero in grado di attraversare gli strati di roccia, soprattutto lungo le fessurazioni interne, e “una volta raggiunta l’interfaccia terreno-atmosfera, potrebbero addirittura ionizzare piccoli volumi di aria, trasformandoli in pacchetti di plasma emettenti luce”, osserva l’esperto. A sostegno di questa ipotesi ci sono esperimenti di laboratorio.

Altre ricerche hanno invece evidenziato che la probabilità di generare luci sismiche possa dipendere dall’angolazione della faglia. Un’altra ipotesi ancora riguarda l’alterazione del campo magnetico terrestre a livello locale e della ionosfera in corrispondenza della zona in cui avviene il terremoto, ma per validarla sono necessarie ulteriori ricerche.

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