La Commissione Europea ha avviato una nuova fase dei lavori per affrontare le sfide connesse al ritorno dei lupi. Bruxelles ha invitato le comunità locali, gli scienziati e tutte le parti interessate a presentare entro il 22 settembre 2023 dati aggiornati sulla popolazione di lupi e sul loro impatto. Sulla base dei dati raccolti, la Commissione deciderà in merito a una proposta volta a modificare, se del caso, lo status di protezione del lupo all’interno dell’UE e ad aggiornare il quadro giuridico per introdurre, se necessario, ulteriore flessibilità, alla luce dell’evoluzione di questa specie.
“Ora bisogna salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna“: è quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla notizia che la Commissione Europea ha aperto una consultazione pubblica per decidere di modificare o “rendere più flessibile”, lo status di specie protetta del lupo la cui concentrazione in alcune regioni europee “è diventata un pericolo reale per il bestiame e potenzialmente anche per l’uomo” con “l’invito le autorità locali e nazionali ad agire laddove necessario“.
“In Italia si è registrato un forte aumento da nord a sud della popolazione di lupi, stimata dall’Ispra nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola mentre il numero di pecore è diminuito di circa il 10% negli ultimi cinque anni” secondo l’analisi della Coldiretti.
“I numeri sembrano confermare che il lupo ormai, non è più in pericolo e – sottolinea la Coldiretti – il rischio vero oggi è piuttosto la scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne e delle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore“. “Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude la Coldiretti – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città“.