In un clima da “estate sterminata” è tempo di bilanci idrologici al termine di un Settembre, caratterizzato da scarse precipitazioni un po’ ovunque. “In questa fase climatica navighiamo a vista – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – La stagione agricola è alle battute finali, ma il persistente caldo richiama ulteriori apporti irrigui. Certo è che alcuni territori iniziano l’anno idrologico ancora in sofferenza, nonostante un generale miglioramento rispetto al siccitosissimo 2022”.
Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che “in Piemonte, l’“anno dell’acqua” si chiude con un deficit idrico del 14% ed un Settembre moderatamente insufficiente (-11%) toccando, però, addirittura -54% sul Piemonte meridionale; tra i bacini idrografici, quelli che maggiormente hanno sofferto nel mese appena concluso, sono stati Bormida (-68%) e Residuo Tanaro (-63%). Scarti positivi si sono registrati soprattutto sui bacini settentrionali (Ticino: +46%), interessati da una violenta ondata di maltempo nella seconda decade del mese. Sulla regione le temperature settembrine sono state di 2,4 gradi superiori alla norma con i livelli delle acque sotterranee che, pur in generale risalita, si mantengono critici in alcune aree sud-orientali (fonte: ARPA Piemonte). Negli scorsi 7 giorni, tutti fiumi monitorati hanno ridotto la portata, più che dimezzata nella Toce; protagonista in negativo resta il Tanaro, la cui attuale portata non solo è del 77% inferiore alla media, ma è addirittura minore rispetto al siccitosissimo 2022“.
Sulla Valle d’Aosta, evidenzia il report, “le precipitazioni di Settembre sono state inferiori alla media (-14%), ma nelle aree centrali e sud-occidentali sono state nettamente più scarse, con cumulate dimezzate rispetto alle aree lungo confine. La portata della Dora Baltea è in lieve calo ed inferiore alla media mensile. Le temperature hanno toccato i 33 gradi (fino a 4 gradi superiori alla media), con lo zero termico attestatosi stabilmente a 4000 metri sul livello del mare per quasi metà mese (fonte: Centro Funzionale della Protezione Civile Regione Autonoma Valle d’Aosta). In Lombardia, nonostante il fisiologico calo seguito alla punta di 300 metri cubi al secondo, la portata del fiume Adda si mantiene superiore alla media recente e le abbondanti piogge hanno rimpinguato le riserve idriche, permettendo di chiudere l’anno idrologico con un surplus di oltre il 37% sulla media (fonte: ARPA Lombardia) ed uno scarto positivo di quasi il 200% sul 2022“.
Tra i grandi laghi del Nord, “il Maggiore decresce di oltre mezzo metro in una settimana, a causa di portate erogate ben superiori alla media e dovute al persistente caldo (i volumi maggiori da Ottobre 2020, si sono registrati il 23 e 24 Settembre con punte di quasi 1000 metri cubi al secondo); anche il Lario segna una decisa battuta di arresto (dal 70,6% al 62,4% di riempimento), mentre più contenuti sono i cali nei bacini del Benaco e del Sebino (fonte: Enti regolatori dei grandi laghi). Si riducono anche le portate del fiume Po, che la settimana scorsa, grazie agli apporti dagli affluenti di Nord-Ovest era cresciuto in maniera significativa lungo tutta l’asta; ora il deflusso è tornato inferiore alla media ma, nella sezione lombardo-emiliana, è di molto superiore ai valori registrati nello scorso biennio“.
In Veneto, “il mese di settembre è stato il più caldo sulle Dolomiti dal 1991 e molto più secco del consueto con un deficit pluviometrico medio del 56%, ma che ha toccato il 70% sul bacino Fissero-Tartaro-Canal Bianco (l’indice SPI – Standard Precipitation Index ad 1 mese certifica siccità estrema sul veneziano, ma anche su parte del veronese e del vicentino); le piogge della tarda primavera e dell’estate, spesso sotto forma di nubifragio o grandinata, hanno comunque ridotto il deficit idrologico annuale al 10%, con una cumulata totale di 997 millimetri contro mm. 1114 della media. Calano i livelli dei fiumi con Adige e Livenza, che scendono di circa un metro e mezzo; sull’alta pianura veronese permangono livelli di criticità per le acque sotterranee, che hanno livelli ancora inferiori ai minimi storici (fonte: ARPAV). Stessa situazione per i corsi d’acqua di origine appenninica dell’Emilia-Romagna, le cui portate sono molto lontane dal valore medio mensile; il lungo periodo secco, vissuto nella parte più occidentale della regione (sia nei bacini montani che nella pianura piacentina), è ben testimoniato dalla lettura dei dati sui volumi rimanenti negli invasi artificiali, dove l’acqua a disposizione (430.000 metri cubi) è addirittura inferiore all’anno scorso (fonte: Consorzio di bonifica Piacenza). In Liguria decrescono i livelli dei principali fiumi (unica eccezione, l’Entella). In Toscana, i fiumi Arno, Sieve ed Ombrone mantengono portate stabili, mentre si distingue l’ennesima prestazione negativa del Serchio, la cui portata attuale è inferiore a quella già scarsissima di Ottobre 2022 e corrisponde al 20% della media mensile degli scorsi 13 anni; tale perdurante situazione si rispecchia anche nei volumi idrici trattenuti nei bacini artificiali lungo l’alveo e che, a differenza degli altri invasi regionali quasi al colmo, raggiungono soltanto il 41,6% di riempimento. Calano anche i livelli dei fiumi nelle Marche, dove gli invasi, dopo aver adempiuto alla funzione irrigua, trattengono ancora oltre 47 milioni di metri cubi d’acqua. In Umbria, oltre alle criticità sempre più accentuate del lago Trasimeno (il livello è ora a – 146 centimetri), cala nettamente il livello del fiume Nera (-cm. 78), mentre rimane invariato quello del Chiascio (fonte: Centro Funzionale della Protezione Civile Regione Umbria). Nel Lazio, l’altezza idrica del lago di Nemi perde ancora 2 preziosi centimetri, portando a-16 centimetri, il gap con il 2022. In discesa sono le portate dei fiumi Aniene, Liri e Sacco, mentre cresce leggermente quella del Tevere in centro a Roma, pur restando ampiamente al di sotto dei valori medi del periodo. Livelli sostanzialmente invariati per la Fiora nel Viterbese. In Campania rimangono stabili i livelli del fiume Volturno, mentre crescono quelli di Sele e Garigliano (fonte: Centro Funzionale Multirischi Regione Campania)“.
Infine, “a causa delle temperature ampiamente fuori norma ed alla scarsità pressoché totale di pioggia, si confermano un fondamentale “polmone idrico” gli invasi a vocazione irrigua (ma non solo) di Basilicata e Puglia, che in una settimana hanno donato ai territori rispettivamente oltre 11 milioni e 5 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua“.
“Di fronte a questa evidenza non possiamo che ribadire l’urgente necessità di nuovi invasi per aumentare la capacità di trattenere acqua sul territorio – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – In tale prospettiva seguiamo, con interessata attenzione, l’iter per il completamento dell’invaso di Campolattaro in Campania, avviato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e la cui risorsa idrica interesserà zone ad alta vocazione agricola”.