Attivisti di Greenpeace interrompono partita di golf dei dirigenti dell’industria fossile: “smettete di giocare con le nostre vite”

Gli attivisti hanno voluto denunciare "le gravi responsabilità dell’industria dei combustibili fossili"
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Attiviste e attivisti di Greenpeace Italia hanno interrotto una partita di golf organizzata nell’ambito della OMC Med Energy Conference & Exhibition a Ravenna, dove si incontrano ministri e dirigenti delle aziende petrolifere dei Paesi del Mediterraneo. Gli attivisti hanno voluto “denunciare pacificamente le gravi responsabilità dell’industria dei combustibili fossili per le vittime e i danni causati dalla crisi climatica e dai conflitti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio,” si spiega in una nota.

Questa mattina, un gruppo di attivisti provenienti da Belgio, Croazia, Francia, Germania, Italia, Slovacchia, Spagna e Ungheria, “travestiti da dinosauri con i loghi di alcune delle principali compagnie di combustibili fossili, hanno pacificamente invaso il campo da golf mentre i delegati dell’OMC giocavano incuranti delle sofferenze inferte alle persone e al pianeta, e per di più in un territorio segnato dalla terribile alluvione dello scorso maggio. Un secondo gruppo di attivisti ha quindi esposto un grande striscione con la scritta: “Stop playing with our lives” (smettete di giocare con le nostre vite) e aperto alcuni banner con le scritte “Le fonti fossili meritano l’estinzione”, “Gas e petrolio = Guerra e conflitti” e “Basta crimini fossili” in italiano, inglese e francese,” prosegue la nota.

Come accaduto ai dinosauri, anche le aziende dei combustibili fossili devono prepararsi all’estinzione. Mentre milioni di persone subiscono gli impatti del caos climatico, i dirigenti del settore petrolifero e del gas pensano solo ad accumulare profitti. Ora basta: per il bene delle persone e del pianeta, l’era dei combustibili fossili deve finire,” afferma Chiara Campione, responsabile dell’Unità Clima di Greenpeace Italia. “Governi, legislatori e tribunali devono riconoscere i crimini commessi dall’industria dei combustibili fossili, costringendola a smettere di trivellare e iniziare a pagare per i danni causati“.

In tutto il mondo esiste un filo che collega i combustibili fossili e l’aumento della militarizzazione e dei conflitti. Le aziende fossili alimentano guerre e conflitti per accedere al gas e al petrolio, e dobbiamo ritenerle colpevoli per le morti e i danni di cui sono responsabili. Non è più socialmente accettabile che l’industria fossile continui a operare come se niente fosse, occorre realizzare una transizione pacifica verso le fonti rinnovabili,” dichiara Anna von Gall, responsabile del progetto Climate for Peace di Greenpeace Germania.

L’estrazione di gas e petrolio e i progetti di nuove infrastrutture fossili “promuovono la militarizzazione e alimentano conflitti geopolitici in tutto il mondo, come evidenzia il recente rapporto di Greenpeace Italia sul progetto del gasdotto nel Mediterraneo orientale. Gli Stati della regione hanno investito molto in armamenti per difendere i loro interessi marittimi e le loro infrastrutture fossili. In più di un’occasione, le controversie sui confini marittimi e sullo sfruttamento dei combustibili fossili nel bacino del Mediterraneo orientale hanno già portato al dispiegamento di navi militari,” spiega Greenpeace. “Nell’ultimo anno abbiamo potuto vedere come la dipendenza dell’Unione Europea dal gas e dal petrolio russi abbia finito per finanziare l’invasione militare dell’Ucraina. Nonostante la retorica sul risparmio energetico, sull’efficienza e sulle energie rinnovabili, l’Europa ha pensato anzitutto a trovare nuovi partner per garantirsi altro gas e petrolio. Se per soddisfare il nostro fabbisogno energetico l’Europa continua ad affidarsi a regimi inaffidabili e a ignorare il legame tra combustibili fossili e conflitti, significa che ancora non ha imparato la lezione“.
Greenpeace chiede alle aziende dei combustibili fossili di “fermare le loro attività di distruzione del clima, smettendo di investire in nuovi progetti e infrastrutture per lo sfruttamento di fonti fossili, e assumendosi la responsabilità per la crisi climatica e il rischio di altri conflitti per l’accesso e la difesa militare del gas e del petrolio“.

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