Aviaria, l’epicentro delle epidemie si sta spostando in Europa: lo studio

Secondo un nuovo studio, l’aviaria si sta estendendo in Africa e in Europa: dal 2021, sono aumentate le epidemie in uccelli e mammiferi
MeteoWeb

Importanti cambiamenti nell’ecologia ed evoluzione dei virus altamente patogeni dell’influenza aviaria H5, incluso uno spostamento nella distribuzione globale, sono stati rivelati in uno studio pubblicato sulla rivista Nature. Secondo lo studio internazionale coordinato dall’University of Hong Kong, il centro delle epidemie di influenza aviaria da virus A/H5N1 dall’Estremo Oriente si sta spostando in Europa e in Africa. Il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità A/H5N1 è stato rilevato per la prima volta in Cina nel 1996. Per circa un decennio, il virus è rimasto confinato prevalentemente al Sud-Est asiatico, per cominciare poi a diffondersi nel resto del mondo. A partire dal 2001, tuttavia, qualcosa è cambiato: “questo virus H5N1 ha causato epidemie senza precedenti in diverse specie di uccelli selvatici nei cinque continenti e un aumento significativo delle infezioni accidentali nei carnivori selvatici, negli allevamenti di visoni e nei mammiferi marini“, scrivono i ricercatori.

Per comprendere come si sia arrivati allo scenario attuale, il team ha esaminato i dati relativi ai focolai da virus H5 verificatisi dal 2005 al 2022, raccolti dalla FAO e dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (WOAH); ha inoltre analizzato oltre 10 mila genomi virali. Attraverso questa analisi, i ricercatori hanno osservato il percorso compiuto dal virus per arrivare alla sua attuale ‘versione’. In particolare, hanno scoperto che, nel 2020, un nuovo ceppo di H5N1 si è evoluto da un virus chiamato H5N8 emerso in Egitto e si è poi incrociato con varietà di virus dell’influenza aviaria più lievi (cosiddetti a bassa patogenicità). In tal modo, sono sorti due nuovi ceppi che si sono diffusi, attraverso gli uccelli migratori, in America e nel Nord Europa e nel Mediterraneo e in Africa.

Il timore dei ricercatori è che la diffusione così intensa del virus negli uccelli selvatici renda più difficile il controllo delle infezioni negli animali e favorisca la comparsa di mutazioni che possano rendere più facile la diffusione nell’uomo. “Per affrontare questi problemi, è necessario rafforzare la sorveglianza globale e migliorare le molteplici strategie di mitigazione per la prevenzione e la risposta alle epidemie“, scrivono.

Condividi