Nata in Olanda, Margaretha Geertruida Zelle, “Mata Hari“, la “figlia dell’aurora”, è una delle figure più affascinanti della “Belle Époque“. Arrestata per spionaggio a favore dei tedeschi venne fucilata nel cortile del castello di Vincennes il 15 ottobre 1917.
Nel 1914, mentre si trovava a Berlino per preparare un nuovo spettacolo, iniziò la Prima guerra mondiale, evento che avrebbe segnato per sempre la sua sorte: iniziò a fare vita mondana entrando in contatto con ufficiali dei vari schieramenti contrapposti.
Fare il doppio gioco divenne la sua attività principale, diventando una spia sia degli olandesi e dei francesi che dei tedeschi.
Si trasferì a Madrid dove si mantenne in contatto sia con l’addetto militare all’ambasciata tedesca, Arnold von Kalle, che con quello dell’ambasciata francese, il colonnello Joseph Denvignes, al quale rivelò manovre dei sottomarini tedeschi al largo delle coste del Marocco. A quel punto von Kalle capì che Mata Hari stava facendo il doppio gioco e da Berlino decisero di disfarsi di Mata Hari rivelandola al controspionaggio francese come spia tedesca: inviarono dei messaggi facilmente decifrabili in cui si parlava di lei e, quando il 2 gennaio 1917 la donna rientrò a Parigi, venne arrestata nella sua camera dell’albergo Elysée Palace e rinchiusa nel carcere di Saint-Lazare.
Seguì un processo al termine del quel venne condannata a morte. Il 15 ottobre di quello stesso anno Mata Hari, vestita con la sua solita eleganza e raffinatezza, assistita da due suore, si presentò di fronte al plotone d’esecuzione. Furono sparati undici colpi, ma solo tre la colpirono al ginocchio, al fianco e al cuore.
Il suo corpo non venne mai reclamato e dopo essere stato trasportato all’Istituto di medicina legale di Parigi, venne sezionato e sepolto in una fossa comune. Fu conservata solo la testa che, come ultimo smacco all’ambigua e affascinante Mata Hari, venne trafugata negli anni ’50.