È morto all’età di 91 anni l’astrofisico, ambientalista e divulgare scientifico canadese naturalizzato francese, Hubert Reeves. Ad annunciarlo sul proprio profilo Facebook è il figlio dell’astrofisico, Benoit Reeves. “Tutta la mia famiglia si unisce a me nel dolore di dovervi annunciare che il nostro caro papà è partito per raggiungere le stelle oggi venerdì 13 ottobre 2023″, ha scritto Benoit Reeves in un post.
Nato a Montreal, in Canada, il 13 luglio 1932, Hubert Reeves ha studiato al Collège Jean de Brébeuf nella città della regione del Quebec. Dopo degli studi all’Università di McGill, nel 1960 consegue un dottorato in astrofisica presso l’Università Cornell sotto la supervisione di Edwin Salpeter. Dal 1960 al 1964, è assistente professore all’Università di Montreal e poi ricercatore all’Institute for Space Studies della NASA. Dal 1960 al 1964, insegna anche all’Università Columbia a New York. Dal 1964 al 1965 insegna fisica nucleare all’Università Libre de Bruxelles. E bel 1965 diventa direttore al Cnrs di Parigi e consulente scientifico del Commissariato per l’energia atomica a Saclay. Dal 1981 insegnava cosmologia all’Università di Montreal, dal 1986 all’Università Paris VII e all’Università di Tolosa nel 1993.
La sua seconda vita, quella di divulgatore e “beniamino dei media e narratore delle stelle”, ricorda ‘Le Monde’, “gli è caduta addosso un po’ per caso. Su sollecitazione di amici, scrisse il suo primo manoscritto intitolato ‘Patience dans l’azur’, in riferimento a una poesia di Paul Valéry””. “Mi è stato detto che sarei stato fortunato se ne venivano vendute tremila copie. Oggi abbiamo superato un milione di copie ed è stato tradotto in più di trenta lingue…”, ha spiegato Reeves al quotidiano francese nel 2002. “La fama – diceva – è destabilizzante, inebriante e un po’ pericolosa: rischi di diventare arrogante“. Reeves successivamente, oltre al suo mestiere di ricercatore e di divulgatore, diventa ambientalista. Nel 2001, sostituisce Théodore Monod alla guida della Lega Roc per la preservazione della fauna selvatico. “Il suo amore per la natura, ereditato dai suoi genitori, non lo ha mai abbandonato“, scrive ‘Le Monde’ ricordando l’astrofisico.