Oro e platino sulla Terra da un impatto planetario: lo studio

Scoperto uno scenario geofisicamente plausibile per spiegare l'abbondanza di alcuni metalli preziosi nel mantello terrestre
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Gli elementi altamente siderofili o HSE, che includono oro e platino, sono abbondanti nel mantello terrestre anche se ci si aspetterebbe che tali metalli siano contenuti quasi interamente nel nucleo del pianeta. Ora, uno studio internazionale ha scoperto uno scenario geofisicamente plausibile per spiegare l’abbondanza di alcuni metalli preziosi nel mantello terrestre. Jun Korenaga, dell’Università di Yale e Simone Marchi, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, hanno deciso di indagare questo fenomeno.

Gli scienziati hanno esplorato l’ipotesi secondo cui la presenza degli HSE nel mantello terrestre sarebbe il frutto di un impatto planetario. Simulazioni di una collisione planetaria hanno rivelato che i grandi impatti che penetrano nel mantello terrestre porterebbero alla probabile fusione del nucleo metallico del corpo planetario con il nucleo terrestre, mentre le successive instabilità del mantello drenerebbero rapidamente gli HSE fino al nucleo.

Una tesi alternativa prende in considerazione l’ipotesi di un oceano di magma locale generato dall’impatto sulla superficie terrestre e coperto da una regione parzialmente fusa. In questo scenario, la miscelazione di un planetesimo che collide con il mantello comporterebbe tre fasi di flusso: minerali solidi di silicato, magma fuso di silicato e metallo liquido. Secondo gli autori, la rapida dinamica di un tale sistema trifasico, combinata con il mescolamento a lungo termine, fornito dalla convezione nel mantello, consentirebbe agli HSE provenienti dai planetesimi di essere trattenuti nel mantello. I ricercatori ritengono che le aree del mantello inferiore, denominate grandi province a bassa velocità di taglio, potrebbero essere resti del flusso trifasico avvenuto durante probabili condizioni di bombardamento planetario.

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