Dai samurai a Marte: il kombucha conquista lo Spazio

Uno studio ha scoperto che i microrganismi presenti nel kombucha sono straordinariamente resistenti all'ambiente spaziale
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Il kombucha è una bevanda che vanta una tradizione millenaria in Cina e Giappone, dove era considerato un elisir di lunga vita e un’energetica bevanda dei samurai. Ha guadagnato popolarità in Europa e negli USA grazie alle sue attribuite proprietà benefiche: è un potente antiossidante, vanta proprietà antibatteriche e, soprattutto, è noto per il suo contributo alla salute digestiva e al benessere intestinale, grazie alla presenza di probiotici. Il kombucha ha dimostrato interessanti potenzialità che potrebbero adattarsi persino alle esigenze degli astronauti. Uno studio condotto dall’Agenzia Spaziale Europea ha rivelato che i microrganismi presenti nel kombucha sono straordinariamente resistenti all’ambiente spaziale. Questi microrganismi sembrano proteggersi dai danni dei raggi cosmici creando un sottile strato viscoso, noto come biofilm, il che suggerisce che potrebbero sopravvivere a un lungo viaggio nello Spazio senza adeguata protezione.

Il kombucha rientra nella categoria degli alimenti fermentati, un gruppo che comprende anche crauti, miso, tempeh, kimchi e kefir, ed è noto per promuovere la salute intestinale e il benessere generale grazie alla sua ricchezza di probiotici. La preparazione del kombucha in casa è relativamente semplice e coinvolge l’infusione di tè, zucchero, acqua fredda, un po’ di kombucha già pronto (simile al processo di creazione del lievito madre o dello yogurt in casa) e la cultura simbiotica di batteri e lieviti conosciuta come Scoby. Dopo almeno una settimana di fermentazione aerobica, si ottiene una bevanda leggermente effervescente con un sapore che varia tra il dolce e l’acidulo, simile al sidro di mela, a seconda delle preferenze personali.

Ricerche hanno dimostrato che i microrganismi presenti nel kombucha sono notevolmente resistenti. Quando sono sottoposti a condizioni avverse, sono capaci di creare uno strato protettivo viscido noto come biofilm. Pertanto, gli scienziati hanno voluto mettere alla prova la resistenza di questi microrganismi nell’ambiente spaziale. Sono stati Stazione Spaziale Internazionale, dove gli astronauti conducono esperimenti sulla sopravvivenza di microbi e batteri in un ambiente spaziale non protetto utilizzando la piattaforma Expose. I batteri del kombucha sono stati esposti alle radiazioni cosmiche per circa 18 mesi senza alcuna protezione. Dopo essere stati riportati sulla Terra, sono stati analizzati e si è scoperto che molti di essi erano sopravvissuti. In particolare, i cianobatteri hanno dimostrato di essere in grado di riparare il proprio DNA danneggiato dai raggi cosmici e di continuare a dividere le cellule nonostante l’esposizione alle radiazioni. Questi risultati suggeriscono un ulteriore potenziale del kombucha, andando oltre la reputazione di bevanda probiotica tradizionale.

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