Era davvero un pezzo di razzo cinese, con un misterioso carico a bordo, il relitto spaziale che nel marzo del 2022 si è schiantato sul lato nascosto della Luna. Lo dimostra lo studio della sua traiettoria e del doppio cratere causato dall’impatto, condotto dai ricercatori dell’Università dell’Arizona e pubblicato su Planetary Science Journal. I ricercatori sono stati coordinati dall’ingegnere aerospaziale italiano Roberto Furfaro.
Il relitto spaziale, denominato WE0913A, era stato inizialmente identificato come uno stadio del razzo Falcon 9 di SpaceX, la compagnia spaziale di Elon Musk, e poi come uno stadio del lanciatore cinese Lunga Marcia che nel 2014 aveva portato in orbita la missione lunare Chang’e-5. L’agenzia spaziale cinese aveva cercato di allontanare i sospetti affermando che il razzo era bruciato nell’atmosfera terrestre durante il rientro, ma il comando spaziale americano smentì questa tesi, ribadendo che il terzo stadio del razzo cinese non era mai rientrato nell’atmosfera terrestre.
Analizzando la traiettoria dell’oggetto, i ricercatori statunitensi hanno stabilito che si trattava proprio del razzo cinese. Hanno poi studiato la sua luminosità, confrontandola con simulazioni al computer di migliaia di ipotetici oggetti in volo nello spazio: i dati ottenuti sono risultati diversi da quelli attesi per il booster di un razzo. La sua insolita rotazione “ci porta a pensare che dovesse esserci qualcosa in più montato all’anteriore“, afferma il primo autore dello studio, Tanner Campbell. Ulteriori indizi sono venuti dall’impatto stesso: quando il razzo si è schiantato sulla Luna, ha creato due crateri, invece di uno. “Questa è la prima volta che vediamo un doppio cratere”, continua Campbell. “Sappiamo che l’impatto è stato diretto verso il basso, e per ottenere questi due crateri più o meno della stessa dimensione, sono necessarie due masse più o meno uguali e distanti l’una dall’altra”.
Riguardo il misterioso carico a bordo, “ovviamente non abbiamo idea di cosa fosse, forse qualche struttura di supporto aggiuntiva, o strumentazione aggiuntiva, o qualcos’altro. Probabilmente non lo sapremo mai“, ammette il ricercatore. “C’è una grande spinta, sia a livello governativo che commerciale, per andare sulla Luna – commenta Furfaro – e quando si mettono sempre più oggetti sulla Luna, diventa estremamente importante non solo rintracciarli, ma anche capire cosa faranno una volta arrivati lì”.