La tempesta Ciaran ha flagellato l’Europa nel corso di questa settimana, portando venti da uragano e piogge torrenziali responsabili di tante vittime e tanti danni in molti stati, dalla Francia alla Spagna fino all’Italia e ai Balcani. In Italia, la furia della tempesta è sfociata poi nell’alluvione in Toscana. La tempesta ha avuto origine nell’Atlantico, ma a portarla anche sull’area del Mediterraneo è stata una potente corrente a getto (Jet Stream). In un’intervista al Corriere, Dino Zardi, Professore ordinario di Fisica dell’atmosfera dell’Università di Trento, ha spiegato che Ciaran “è una tempesta atlantica extratropicale, frequente alle nostre latitudini tra la tarda estate e l’autunno. L’origine è sempre sull’oceano, ma rispetto ai cicloni tropicali la zona di formazione e la dinamica sono differenti, anche le traiettorie sono diverse. Semplificando un po’, Ciaran si può associare a un’oscillazione della corrente a getto nordatlantica”.
La corrente a getto è una delle forze trainanti del nostro clima. È un nastro d’aria in rapido movimento, il vento d’alta quota che soffia da ovest a est su tutto il pianeta. Rappresenta la linea di demarcazione tra aria calda e fredda e il percorso lungo il quale viaggiano le tempeste.
Zardi ha poi spiegato perché in questo caso le Alpi non ci hanno protetto, come spesso avviene con le tempeste in arrivo dall’Atlantico: “Ciaran è esteso come mezzo continente. Con cicloni così ampi anche la barriera orografica viene scavalcata e aggirata. Anzi, in casi come questo può essere un’aggravante perché può far aumentare i flussi di aria calda da Sud, come è avvenuto con i venti di libeccio e scirocco che determinano un aumento delle precipitazioni. Aggirando le Alpi da sud-ovest, le prime regioni che incontra sono quelle tirreniche settentrionali: Toscana e Liguria”.
L’esperto ha aggiunto che la pressione minima di 953,3 millibar raggiunta dalla tempesta Ciaran intorno alle Isole Britanniche “è un minimo di pressione tra i più bassi”. Interrogato circa il paragone con l’alluvione del 4 novembre 1966 a Firenze, Zardi ha detto che “quella del 1966 e Ciaran sono perturbazioni molto estese di tipo analogo. La differenza è che ora le temperature, e quindi le energie in gioco, sono molto più alte”.
Riguardo alle previsioni meteo sulla tempesta Ciaran, il Prof. Zardi ha affermato che “i modelli meteorologici l’hanno inquadrata molto bene e sono state emesse le allerte. I fenomeni su grande scala sono meglio prevedibili. Ciaran è stato ampiamente previsto nei giorni precedenti sia come traiettoria che come intensità. Invece è molto più difficile prevedere fenomeni limitati, ma molto distruttivi, come i forti temporali estivi”.