Sono quasi 2,9 milioni gli alberi piantati in Italia tra il 2022 e i primi mesi del 2023 su una superficie di 4.504 ettari, pari a circa 6.500 campi di calcio. È quanto emerge dalla terza edizione dell’Atlante delle Foreste, l’indagine condotta da Legambiente con il supporto tecnico di AzzeroCO2 e Compagnia delle Foreste per Il Sole 24 Ore. I dati provengono dagli oltre 730 macro-progetti di nuove forestazioni urbane ed extraurbane censiti su tutto il territorio nazionale ed effettuati con fondi pubblici (Decreto Clima, PNRR, fondi regionali o provinciali) e risorse private.
Si tratta di un patrimonio verde spesso sottovalutato ma fondamentale, come posto in evidenza dalla ricerca che indaga i diversi “servizi ecosistemici” offerti dalle foreste. Le nuove aree verdi – si legge nel report – sono infatti in grado di generare un beneficio complessivo del valore di oltre 23,5 milioni di euro per ciascuno degli anni di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora. Attraverso un’analisi approfondita, l’Atlante delle Foreste vuole offrire una panoramica dettagliata del ruolo cruciale che i nuovi progetti di forestazione sono in grado di generare nel sistema economico e sociale italiano, al di là della loro fondamentale funzione di assorbimento della CO2. I dati, raccolti con la collaborazione di Compagnia delle Foreste, sono stati analizzati secondo una metodologia di calcolo elaborata da AzzeroCO2 e che si basa sull’analisi di oltre 3.783 articoli scientifici pubblicati sulle principali riviste di settore tra il 1996 e il 2020.
“L’Atlante delle Foreste ci restituisce una efficace istantanea sugli interventi di messa a dimora di alberi e dei benefici dei servizi eco-sistemici che le nuove piantumazioni hanno apportato, comprensivi del contributo fornito per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica che anche il nostro Paese deve raggiungere. – ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente – Gli ecosistemi ed i suoli forestali sono i principali serbatoi naturali terrestri di carbonio e giocano un ruolo chiave per mitigare gli effetti della crisi climatica in atto, ma sono anche la base del nostro capitale naturale e di ricchezza di biodiversità forestale: in Italia sono presenti 39 habitat riconosciuti di interesse comunitario dalla UE e, con il 36,7 % del territorio coperto da foreste pari a oltre 11milioni di ettari, siamo il secondo Paese europeo per copertura forestale. Ed anche per queste ragioni abbiamo sempre considerato importante il contributo di progetti di nuove aree verdi urbane e la piantagione di nuovi alberi per migliorare il benessere delle persone e del Pianeta, ed anche per questo da 28 anni celebriamo la festa dell’Albero e realizziamo indagini come queste che, insieme a Ecosistema Urbano, forniscono un quadro conoscitivo sulle politiche pubbliche attuate nel nostro Paese. Ripensare gli spazi urbani rendendoli più verdi, sostenibili e accessibili, aumentando le foreste urbane e assicurando un’adeguata manutenzione, significa comunque prendersi cura della salute di cittadine e cittadini e rendere le città più resilienti ai cambiamenti climatici in atto. Ma i dati che emergono dalle nostre indagini, mostrano segnali ancora insufficienti e segnalano l’esigenza di un maggior impegno per il raggiungimento degli obiettivi posti, bisogna spendere di più e meglio nella cura e nella gestione del nostro patrimonio forestale, a partire dalle città che devono accelerare nella messa a dimora di alberi per conseguire gli obiettivi della dell’UE che propone di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030”.
Tante le note positive, ma anche le criticità ancora da superare. Tra i principali benefici generati per i territori dalle nuove opere di forestazione figurano la mitigazione di eventi climatici estremi e la regolazione della qualità dell’aria e del suolo, di cui è stata stimata un’incidenza economica positiva di 2.202,9 euro per ettaro all’anno. Ma non solo. L’Atlante delle Foreste rileva in maniera significativa anche l’impatto generato in termini di turismo sostenibile e attività culturali, con una valutazione di 639,2 euro per ettaro anno. Emerge, inoltre, un altro valore che è fondamentale sottolineare e che non è legato direttamente all’uso delle aree. Parliamo del garantire, grazie alle attività di forestazione, la disponibilità della biodiversità e del funzionamento degli ecosistemi forestali per le generazioni future. In questo caso la stima individua un apporto di ben 2.342,5 euro per ettaro ogni anno.
Tra i dati più significativi posti in evidenza non vi sono solo quelli relativi ai vantaggi complessivi. Interessante è anche analizzare come i diversi territori abbiano agito negli ultimi mesi e quali criticità si presentino nel raggiungere gli obiettivi di forestazione stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Lombardia, Trentino-Alto Adige e Veneto sono le Regioni con il più alto numero di alberi messi a dimora (dato aggregato tra investimenti pubblici e privati) nell’arco temporale considerato, mentre sul podio delle Città metropolitane troviamo Torino, seguita da Venezia e Bologna che hanno beneficiato dei fondi provenienti dal Decreto Clima e PNRR. Per quanto concerne le 14 Città metropolitane italiane, il PNRR ha previsto la messa a dimora di 6,6 milioni di alberi entro il 2024 con l’obiettivo di piantare 1.650.000 alberi entro il 31 dicembre 2022 e i restanti 5 milioni entro la scadenza fissata. Va precisato che, fatto salvo Venezia e Torino, la quasi totalità dei progetti ammessi al finanziamento si trova ancora nella fase di scouting o di planting, ovvero si è provveduto ad individuare le aree idonee e a produrre nei vivai le piante che si prevede saranno messe a dimora entro la fine del 2023. Per tale ragione non è stato possibile inserire questi progetti nel presente report. Inoltre, lo studio sottolinea come il bando per l’assegnazione di fondi del PNRR non abbia tenuto conto della problematica legata alla mancanza di suolo pubblico per la realizzazione degli interventi di forestazione, inserendo vincoli sugli ettari minimi delle aree. Questo si è tradotto con il fatto che alcune Città metropolitane, per via di progetti di rimboschimento già avviati e a causa del crescente consumo di suolo, non avendo aree sufficientemente grandi per creare nuovi boschi urbani, non hanno potuto trarre vantaggio da tali fondi: tra queste, ad esempio, Milano e Firenze. È proprio nelle città che si riscontrano le maggiori criticità in termini di promozione del verde, come evidenziato nel Report Foreste 2023: nel 2022 su 105 capoluoghi la media è di soli 24 alberi ogni 100 abitanti che allontana per il Belpaese il raggiungimento, non solo degli obiettivi previsti dal PNRR, ma anche da quelli della Strategia dell’UE sulla biodiversità di piantare 3 miliardi di alberi entro il 2030 e dall’obiettivo 11 dell’Agenda Onu di città più sostenibili e inclusive.
Sono comunque risultati importanti quelli raggiunti nell’arco temporale analizzato dall’indagine di Legambiente. Si tratta di numeri che attestano un trend in lieve crescita per i progetti di rimboschimento: +15,7% rispetto all’anno precedente, e ben 169.799 alberi piantati solo dal settore privato, con un aumento del 30% rispetto al 2021.
Realizzare oggi progetti di forestazione è peraltro in generale più complesso rispetto al passato. Tra le difficoltà che vengono evidenziate nell’Atlante delle Foreste vi è la carenza di materiale vivaistico: in altri termini, non ci sono sufficienti alberi da piantare. Gli ultimi anni sono stati infatti caratterizzati dalla chiusura di molti vivai forestali pubblici, organi fondamentali e di garanzia per la forestazione. La carenza di personale, lo stato di abbandono di alcuni vivai e la mancanza di programmazione e investimenti hanno indebolito notevolmente il settore, rallentando di conseguenza i piani di messa a dimora. È quindi strategico riorganizzare il sistema vivaistico italiano e proprio a tal fine la Strategia Forestale Nazionale, approvata a febbraio 2022, è intervenuta con un’azione specifica, destinata alle “Risorse genetiche e materiale di propagazione forestale”. L’obiettivo è quello di realizzare un programma in grado di rivitalizzare il settore, partendo anche dal recupero dei vivai di proprietà delle Regioni. Inoltre, sempre con l’obiettivo di dare nuova linfa vitale al comparto, la Direzione generale dell’economia montana e delle foreste – in accordo con le Regioni stesse – è ora impegnata nel rivedere i decreti attuativi del Dlgs 386/2003 (Attuazione della direttiva 1999/105/CE relativa alla commercializzazione dei materiali forestali di moltiplicazione).
Alla problematica legata alla mancanza di materiale vivaistico si aggiungono anche le conseguenze del riscaldamento globale. Aumento delle temperature, siccità e incremento dei fenomeni meteorologici estremi condizionano la tenuta degli alberi, per cui è necessario ridefinire il controllo delle aree verdi programmando in maniera più mirata le varie fasi d’intervento. Fondamentale è adottare la gestione forestale sostenibile e responsabile a larga scala degli ecosistemi forestali, garantire la pianificazione e la certificazione dei nostri boschi e per i nuovi impianti, soprattutto per quelli urbani e periurbani, bisogna tener ben presente il principio dell’albero giusto nel posto giusto, tener conto dell’importanza della scelta delle specie da mettere a dimora, del monitoraggio della loro crescita e della vulnerabilità del territorio rispetto anche ai sempre più frequenti incendi boschivi.
La problematica degli incendi, in particolare, occorre affrontarla con un cambio di prospettiva, che porti a spostare gli investimenti dalla gestione delle conseguenze alla loro prevenzione.
Sono segnali positivi quelli che emergono dallo studio, ma a venir fuori è anche la consapevolezza di quanto sia necessario farsi carico di problematiche strutturali importanti, così da riuscire a perseguire in maniera responsabile gli obiettivi di forestazione. È necessario rafforzare l’impegno di tutti per rendere le foreste italiane un autentico moltiplicatore di benefici – ambientali, economici e sociali – anche di fronte ai cambiamenti in atto.