Ognissanti e Giorno dei Morti: storia, origini, tradizioni e celebrazioni in Italia e nel Mondo

1 e 2 novembre, Ognissanti e Giorno dei Morti: tante curiosità, origini storiche, tradizioni e festeggiamenti in Italia e nel Mondo
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La festa di Ognissanti o di Tutti i Santi si celebra ogni anno il 1° novembre: quali sono le origini storiche della festività? Sembrerebbero risalire alla cultura celtica che divideva l’anno solare in due periodi: quello di nascita e prosperità della natura e quello di quiete e riposo. I giorni di inizio di questi due periodi erano chiamati Beltane e Samhain. Nello stesso periodo storico, presso i Romani, si festeggiava un giorno simile, per significato, al Samhain: la festa in onore di Pomona, dea dei frutti e dei giardini, durante la quale si ringraziava la terra per i doni ricevuti e si offrivano alla divinità frutti per propiziare la fertilità futura.

Quando Cesare conquistò la Gallia, la festa celtica e quella romana si integrarono ed i giorni di festeggiamento caddero tra la fine di ottobre e i primi di novembre. In seguito, si condensarono nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre, chiamata Nos-galan-gaef, notte delle calende d’inverno, momento di contatto tra mondo dei vivi e mondo e dei morti.

Nel VII secolo, con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bonifacio IV, si tentò di cristianizzare la festa pagana, conferendole un significato religioso. Dato che l’idea originaria, quella di abolirla, avrebbe scatenato l’ira del popolo, si decise per la compensazione e il giorno della festa venne chiamato “Tutti i Santi”, un giorno in cui poter onorare i Santi, che cadeva il 13 maggio. La conseguenza di questa decisione fu quella di avere due feste affiancate, una pagana e l’altra cristiana.

Circa 2 secoli dopo, nell’835, Papa Gregorio IV fece coincidere la data della festa cristiana di Ognissanti o Tutti i Santi con quella pagana per diminuire ancora di più il peso dell’antico culto pre-cristiano. Il giorno della festa di “Tutti i Santi” cadde così il 1 novembre, giorno successivo alle Calende d’inverno, ma anche questo non bastò a sradicare il culto pagano: così la Chiesa, in seguito, introdusse la festa dei Morti, il 2 novembre. Nel 1475 la festività di Ognissanti venne resa obbligatoria in tutta la Chiesa d’Occidente da Sisto IV ma il culto pagano, in special modo celtico, è sempre sopravvissuto nella cultura dei popoli europei sino ad oggi, nonostante un lungo periodo di quasi totale dimenticanza.

Ognissanti o “Tutti i Santi”, dal latino “Festabant Omnium Sanctorum”, è la festa cattolica con cui si vogliono onorare tutti i Santi e i Martiri del Paradiso, noti e ignoti, affinché ci proteggano e intercedano per noi.

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I primi resoconti risalgono a Tertulliano e a Gregorio di Nizza ma è grazie a Sant’Efrem Siro, morto nel 373 d.C. , che abbiamo una testimonianza della festa, celebrata il 13 maggio. Una conferma di questa data potrebbe essere la festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, ovvero l’anniversario della trasformazione del Pantheon in Chiesa dedicata alla Beata Vergine e a tutti i Martiri avvenuta il 13 maggio del 609 da parte di papa Bonifacio IV.

In seguito papa Gregorio III (731-741) scelse il 1 novembre come data dell’anniversario della Consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei Santi Apostoli e di tutti i Santi, Martiri e Confessori”. Il primo novembre fu decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell’835 ed il decreto venne emesso su richiesta di papa Gregorio IV. Passarono diversi secoli e nel 1474 papa Sisto rese obbligatoria la solennità in tutta la Chiesa d’Occidente per celebrare la comunione tra la Chiesa gloriosa e la Chiesa ancora pellegrinante e sofferente.
Il 1 giugno 1949 la Costituzione italiana inserì il giorno di Ognissanti tra quelli considerati festivi, agli effetti dell’osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici.

Come l’Italia, anche Austria, Belgio, Spagna, Francia, Grecia e Lussemburgo hanno istituito ufficialmente questa celebrazione. La stretta associazione con la Commemorazione dei defunti, celebrati il 2 novembre, giorno successivo, venne istituita solo nel 998 d.C. Fu l’abate Odilone di Cluny a dare disposizioni per celebrare il rito dei defunti a partire dal Vespro del 1 novembre. Il giorno seguente era commemorato con un’eucarestia “Pro requie omnium defunctorum”; usanza diffusasi, poi, in tutta Europa, istituzionalizzata ufficialmente da papa Gregorio IV.

Ognissanti e Festa dei Morti: le tradizioni più note in Italia

 

Per Ognissanti e per la Festa dei Morti sono davvero numerose le tradizioni in giro per l’Italia.

  • In Valle d’Aosta nella tra l’1 e il 2 novembre si veglia davanti ai fuoco, lasciando sulla tavola le pietanze per i morti, credendo che questi ultimi tornino a visitare i vivi.
  • In Piemonte, in Val D’Ossola, le case sono lasciate vuote dopo cena per far sì che i defunti possano visitarle: solo al suono della campana, simbolo di riconciliazione tra vivi e morti, è possibile rientrare nelle proprie abitazioni.
  • In Lombardia, invece, nella notte tra 1 e 2 novembre viene lasciato un vaso d’acqua nella cucina di casa affinché i defunti, venuti in visita, possano dissetarsi, mentre in Friuli era comune lasciare un lume acceso, un secchio d’acqua e un po’ di pane.
  • Un’antica usanza dell’Emilia Romagna era la carità di murt, ossia l’abitudine dei poveri di recarsi di casa in casa per chiedere cibo per i defunti. In Toscana, invece, in provincia di Massa Carrara, ai bambini viene regalata la sfilza, una collana fatta di castagne lesse e noci da indossare alla festa del Bèn d’i morti.
  • In Calabria, a Serra San Bruno, vi è l’usanza del coccalu di muorto. I ragazzini intagliano e modellano le zucche, riproducendo su di esse un teschio, girando per le vie del paese con in mano le loro macabre creazioni, dicendo: “Mi lu pagati lu coccalu?” (Me lo pagate il teschio?).
  • In Sicilia il 2 novembre è molto sentito: si preparava la cesta con tanta frutta martorana, lu scacciu, i tetù, le ossa ri muorti, con doni per i più piccoli tra cui giocattoli, scarpe e capi d’abbigliamento. A Palermo e a Catania viene allestita una Grande Fiera dei Morti per acquistare giocattoli e dolci per i piccoli.
  • In Basilicata, a Matera, si crede che il primo novembre i morti scendano in città dalle colline del cimitero, stringendo un cero acceso nella mano destra.
  • In Puglia la sera dell’1 novembre si imbandisce la tavola con pane, acqua e vino affinché i defunti, che si fermeranno in visita sino a Natale o all’Epifania, possano ristorarsi.
  • Nel dopoguerra nei quartieri popolari della Campania si usava, invece, andare in giro con una cassetta di cartone a forma di bara: “U tavutiello”, gridando: “Fammi del bene per i morti: in questo grembiule che ci porti? Uva passa e fichi secchi porti e fammi del bene per i morti”.
  • In Sardegna le tradizioni vengono chiamate in modo differente in base alle zone: panixeddas, id animeddas, su mortu su mortu, su prugradoriu. I bambini, girando di casa in casa, chiedono una piccola offerta per il bene delle anime: oggi ricevono caramelle e cioccolata mentre un tempo, principalmente, pane casereccio, frutta secca e frutta di stagione.

Ognissanti e Festa dei Morti: i dolci tipici della tradizione italiana

Davvero numerosi i dolci tipici preparati per Ognissanti e Festa dei Morti. Le fave dei morti, ad esempio, sono tipici delle cucine romane, fatti con farina di mandorle tritate, albume d’uovo, pinoli, zucchero e buccia di limone grattugiata, in origine preparati con le fave. Molto note anche le ossa dei morti, dalla consistenza croccante della pasta. In giro per lo Stivale sono tante le loro varianti. A Parma, ad esempio, usano pasta frolla e si usa glassarli; nel Senese sono più rotondi, arricchiti con mandorle; in Sicilia si chiamano crozzi, realizzati con farina, acqua, zucchero, cannella e chiodi di garofano. A Trieste, invece, si preparano le favette, più piccole delle fave, colorate di bianco, rosso (con alchermes) o marrone (cioccolato).

Il pan dei morti appartiene alla tradizione milanese, risalente al 400, ed è preparato con amaretti, biscotti tritati, uvetta, mandorle, cannella e noce moscata. Ricetta tipica del Senese e di alcune zone in provincia di Grosseto è il pancosanti o pan coi santi o pan dei Santi, fatto con farina, mele, noci, uvetta, lievito di birra e pepe nero, preparato per tutto l’autunno, non solo per le festività di novembre.
I cavalli dei morti sono pagnotte dolci a forma di cavallo, tipiche del Trentino, che richiamano la mitologia greca, alla dea Epona, protettrice dei cavalli, che accompagna i morti dell’oltretomba. Alla tradizione leccese appartengono le fanfullicchie, bastoncini attorcigliati di zucchero caramellato, aromatizzati con fragola, menta, anice e banana.

A Napoli si prepara, invece, “o morticiello”, un torrone morbido al cioccolato, crema di caffè o gianduia, riempito di nocciole e glassato al cioccolato. Le dita di apostolo, siciliane e pugliesi, sono crepe arrotolate, farcite con ricotta e cioccolato e spolverizzate con lo zucchero. Tipici della Sicilia, originari di Palermo, i frutti di martorana. Sulle tavole catanesi non mancano i Vincenzi, biscotti nati nel convento delle Suore Vincenziane di Catania, a Messina le piparelle da inzuppare nel liquore. In Puglia si prepara la colva o grano dei morti: il grano viene impreziosito con canditi e uva bianca, chicchi di melograno, noci, vincotto e cioccolato .

Ognissanti e Festa dei Morti: i festeggiamenti più significativi nel Mondo

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Ognissanti e la Festa dei Morti sono giorni fortemente sentiti in tutto il mondo. Tra i festeggiamenti più significativi, quelli che si tengono in Messico, dove le celebrazioni iniziano il 18 ottobre, protraendosi sino al 1° novembre. Sono i giorni festosi dello Xantolo, in cui i messicani attendono con gioia di poter accogliere nuovamente le anime dei defunti che tornano, per l’occasione, a far visita a parenti e amici. I messicani preparano l’altare dei morti con immagini del defunto, una croce, un arco e dell’incenso bruciato. Le città sono addobbate con fiori, tra canti, banchetti e racconti interessanti sulla vita dei defunti. In Francia il 1 novembre, Fete de la Toussaint, è il giorno in cui si festeggiano tutti i Santi riconosciuti dalla Chiesa Romana e non, mentre il giorno seguente, Le Jour des Morts, è dedicato alle anime dei defunti.
In Svezia la festa di Ognissanti è conosciuta come Alla Helgons Dag. L’isola delle Mauritius, forte del suo multiculturalismo, festeggia All Saints’s Day: le tombe vengono pulite, abbellite con corone floreali, viene portato sulla lapide il piatto preferito del defunto, consumato in compagnia dei parenti, accompagnato da un sorso di rum.

In Spagna è Cadice il simbolo della festa di Ognissanti. La città andalusa si trasforma in un luogo magico, con una serie interminabile di eventi. Nelle Filippine si festeggia Ognissanti con un ricco pranzo al cimitero in compagnia di amici e parenti.

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