L’anno scorso, la mancanza di neve aveva fatto il suo e la prima Coppa del Mondo transfrontaliera di sci alpino, tra Zermatt e Cervinia, non si era potuta fare. Quest’anno, le gare sono in programma l’11 e il 12 novembre e il 18 e il 19 novembre, e se l’innevamento non è un problema, gli ostacoli sono di tipo amministrativo e ambientale. Dalla Svizzera, infatti, sono arrivati due ricorsi contro gli interventi di preparazione della pista della ‘Gran Becca’ sul ghiacciaio del Teodulo. I due diversi ricorsi sono stati presentati, a metà ottobre, da due deputate del parlamento del Canton Vallese, l’avvocato socialista Aude Rapin e la capogruppo dei Verdi Céline Dessimo, e dagli avvocati per il clima, per conto del WWF e delle associazioni ambientaliste Pro Natura e Mountain Wilderness Schweiz. In entrambi i casi, i promotori sostenevano l’illegalità delle opere eseguite e chiedevano di interrompere i lavori. La richiesta è stata esaminata dalla commissione cantonale che ha ordinato lo stop ai lavori eseguiti al di fuori del perimetro dell’area sciistica omologata in territorio svizzero. Il comitato organizzatore ha già rassicurato che procederà “alla dovuta correzione, lasciando inalterato il percorso dal punto di vista sportivo”.
Non solo. I lavori per realizzare la pista italo-svizzera che ospiterà la Coppa del mondo di sci alpino Zermatt-Cervinia sono finiti anche nel mirino della procura di Aosta, che ha aperto un fascicolo riguardo a quanto realizzato sul versante italiano, dove passa il secondo tratto delle gare di discesa libera maschile e femminile. L’area di competenza della procura di Aosta si trova più a valle.
Nei giorni scorsi, sulla situazione di questi lavori ha riferito in Consiglio regionale l’assessore allo Sviluppo economico, Luigi Bertschy, rispondendo a una interrogazione del gruppo Progetto Civico Progressista: “i lavori sono quasi ultimati e stanno avanzando in maniera corretta nei due tratti di territorio italiano: uno che sarà utilizzato solo per il tracciato di Coppa del Mondo e l’altro che riguarda, invece, la pista turistica del Ventina – 7 Bis. La società che gestisce i lavori, già nell’edizione dello scorso anno, aveva operato nella direzione di ottenere tutti i permessi e le autorizzazioni per muoversi nella piena legittimità”. “Perseguiamo il nostro obiettivo di realizzare una competizione sportiva di grande livello e di assoluto interesse per la nostra Regione. Per quanto riguarda il periodo delle gare, se in futuro il calendario della Coppa del Mondo sarà spostato più avanti, saremo i primi a valutare positivamente l’eventuale decisione. Da sempre, la preparazione delle piste sul ghiacciaio in territorio svizzero prevede il riempimento dei crepacci con movimento meccanico della neve e del ghiaccio presenti in loco ed è un’attività richiesta e prevista per garantire la sicurezza degli sciatori e dei lavoratori”.
“Una parte di quella pista – ha replicato Erika Guichardaz (PCP) – non può essere utilizzata in quanto non autorizzata. Qualcosa non ha funzionato sul lato svizzero. Rileviamo che un evento che avrebbe dovuto far parlare in positivo, sale oggi agli onori della cronaca in maniera negativa, sollevando l’indignazione generale, anche da parte di atleti di rango mondiale, nei confronti di chi vuole spremere la natura per fare degli eventi a tutti i costi in un momento che sappiamo di grande difficoltà anche per i ghiacciai e soprattutto per quello del Teodulo”.
Anche il Comitato glaciologico italiano ha criticato i lavori svolti sul ghiacciaio per realizzare la pista della Coppa del Mondo di sci alpino di Zermatt-Cervinia.
Il tracciato della ‘Gran Becca’ inizia sopra la Gobba di Rollin, a 3.800 metri di quota, in Svizzera, e termina ai Laghi di Cime Bianche, a monte di Cervinia: si estende per quattro chilometri e quasi 1.000 metri di dislivello. Due terzi del percorso si trovano in Italia.