Lo scorso mese di ottobre in Sicilia è stato caratterizzato dalla quasi totale assenza di piogge, tanto da risultare il mese di ottobre più asciutto delle serie storiche disponibili per l’isola dal 1921. Lo rende noto il SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano). La media calcolata sulla base dei dati della rete di stazioni SIAS arriva ad un accumulo medio regionale di circa 6mm, valore inferiore anche al minimo precedente di 9mm registrato nel 2001, che avviò lo sviluppo successivo di un lungo periodo di grave siccità che ebbe il suo culmine nel 2002.
La precipitazione massima giornaliera sulla rete SIAS è stata registrata con 33,0mm il giorno 7 dalla stazione Palazzolo Acreide (SR), dove risulta anche il massimo accumulo mensile di 34,2mm. Il numero di giorni piovosi nel mese risulta variabile in genere tra zero e 3, con il massimo di 4 giorni piovosi registrati a Castelvetrano (TP) a fronte di un accumulo totale di soli 9,4mm. La maggior parte del territorio regionale è stata interessata da accumuli totali inferiori a 5mm. Durante il mese in realtà si sono verificati fenomeni più significativi ma estremamente localizzati, in particolare nell’area etnea e sulla costa ionica nei pressi di Taormina, dove il giorno 16 sono stati rilevati accumuli superiori a 80mm ma al di fuori della portata della rete SIAS.
Siccità
Il deficit mensile medio regionale è del -93%, variabile tra il -59% della stazione Palazzolo Acreide (SR) e il -100% di diverse aree del settore sudorientale. La carenza di eventi piovosi significativi incide fortemente sul bilancio pluviometrico non solo a breve termine, facendo mancare apporti fondamentali per gli agrumi e le foraggere in particolare, ma anche nel medio termine, portando buona parte della regione in situazione di deficit da inizio anno, nonostante gli anomali e non sempre benefici apporti dei mesi di maggio e giugno, spiega il SIAS.
L’elaborazione degli indici di siccità SPI (Standardized Precipitation Index) mette in evidenza come la siccità a breve termine, descritta dall’indice SPI a 3 mesi, sia una delle più gravi occorse nel periodo 2003-2022, per effetto non solo del grave deficit pluviometrico (-93%) del mese di ottobre, ma anche del deficit del mese di settembre, meno eclatante se preso singolarmente (-68%), ma più significativo del deficit di un solo mese. Secondo le mappa di SPI a 3 mesi, solo piccole porzioni dell’isola si trovano in stato di assenza di siccità significativa (SPI > -1), buona parte della Sicilia si trova almeno in stato di siccità moderata (SPI compreso tra -1 e -1,5), con vaste zone in stato di siccità severa (SPI compreso tra -1,5 e -2) e zone più circoscritte in stato di siccità estrema (SPI < -2), in particolare in porzioni delle province di Palermo e Agrigento, in quasi tutta la provincia di Caltanissetta, nelle zone comprese tra le provincie di Enna e Catania, nonché nella parte occidentale della provincia di Ragusa.
La presenza di un livello di siccità così marcato a fine ottobre 2023 presenta un impatto elevato sui sistemi colturali e zootecnici non solo per la mancanza di apporti naturali per le colture più sensibili in questa fase (agrumi in fase di maturazione, ortive autunnali in fase di trapianto), ma anche per il venir meno della produzione foraggera nel periodo autunnale dopo che la produzione primaverile è stata fortemente danneggiata e ridotta dagli eccessi di precipitazione dei mesi di maggio e giugno, spiega il SIAS. “È opportuno ricordare come valori così bassi di SPI a 3 mesi nel recente passato siano stati raggiunti solo nel 2001, nella fase iniziale della più grave siccità degli ultimi 25 anni, quella che ebbe il suo culmine nel 2002, che vide danni particolarmente ingenti proprio al settore zootecnico”, concludono gli esperti del SIAS.
La siccità uccide i limoni in Sicilia: “produzione dimezzata”
È appena partita la campagna di raccolta dei limoni e per i produttori si preannuncia già una stagione in perdita. “Una produzione quasi dimezzata“, anticipa Enzo Livoti, produttore di verdello della zona di Barcellona Pozzo di Gotto. “Per non parlare della pezzatura dei prodotti, addirittura più piccola rispetto a un mese fa, che renderà ancora più difficile piazzare il prodotto sui mercati“, aggiunge Salvatore Leotta, agricoltore della zona ionica dell’Acese. A parlare sono due rappresentanti della Cia Sicilia Orientale, che raccolgono il grido di allarme di un intero comparto.
“Stiamo piangendo le due sciroccate di maggio scorso – spiega Leotta – e fino ad oggi, la continuativa mancanza di piogge stagionali. Siamo già novembre, da mesi non cade una goccia d’acqua nelle campagne. Di fatto le piante si nutrono dei loro stessi frutti, una circostanza che ci spiazza, di fronte alla quale siamo assolutamente impotenti”. “Certo, non possiamo programmare quando e come pioverà – aggiunge Leotta – ma potremmo cominciare ad accedere concretamente alle nuove tecnologie che ci offre l’agricoltura di precisione”.
Oltre alla siccità, l’agricoltura deve fare i conti anche con nubifragi, grandinate e alluvioni, per affrontare i quali bisognerebbe intervenire tempestivamente con strumenti adeguati. “Su questo abbiamo già pronta una proposta al Governo regionale per destinare i fondi del PSR Sicilia alle imprese anche per un adeguamento tecnologico con tecniche e strumentazioni innovative – dichiara Giuseppe Di Silvestro, componente della giunta della Sicilia Orientale – poiché scommettere sull’agricoltura 4.0 è diventato prioritario per la stessa sopravvivenza del settore, agrumicolo in particolare”.