Dall’umanoide Abel ai robot di terra: l’AI del futuro per l’industria 5.0

In mostra al Polo Piagge i dispositivi di Ingegneria dell’Informazione per la società del futuro, in un evento rivolto a imprese e istituzioni. Il robot Abel in videoconferenza per chiacchierare con gli intervenuti con la sua nuova “intelligenza” artificiale
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Nella giornata di oggi al Polo Piagge il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa ha presentato a imprese, istituzioni e cittadini le ricerche per l’industria del futuro. I ricercatori hanno descritto e mostrato le tecnologie elaborate all’interno del FoReLab (Future Oriented Research Laboratory), il laboratorio del dipartimento dedicato all’industria 5.0, e che raccoglie progetti e dispositivi di frontiera, destinati a modellare e modificare nel profondo società e processi produttivi. L’atrio del Polo ha ospitato una squadra di robot, sottomarini, veicoli terrestri e aerei, per il monitoraggio e la tutela ambientale.

Gli intervenuti hanno potuto chiacchierare da remoto con Abel, il robot umanoide dalle sembianze di un adolescente, che è stato dotato dai ricercatori di un’intelligenza artificiale che gli consente di comprendere le situazioni e parlare in modo empatico con i suoi interlocutori umani.

La ricerca per la produzione energetica è stata un altro dei focus dell’evento con la presentazione di nanostrutture in silicio in grado di convertire l’energia dispersa in energia elettrica reti mobili del futuro, basate sull’Intelligenza Artificiale affidabile, che fanno della trasparenza e della tutela della privacy i propri punti cardine.

Non sono mancate, poi, innovazioni in agritech: una serra sensorizzata per ottimizzare acqua e nutrienti nella coltivazione, dotata di un braccio robotico con una mano “soft”, in grado di cogliere i pomodori con la stessa delicatezza della mano umana.

Inoltre, va avanti la ricerca per il futuro della medicina, che sarà sempre più personalizzata e non invasiva. Presentati:

  • dispositivi per la stampa 3D in ambito biomedicale, che consentiranno in futuro di rigenerare tessuti e organi danneggiati del nostro corpo
  • sensori biodegradabili all’interno del corpo, in grado di rilevare il grado di assorbimento di farmaci
  • farmaci tumorali, che valutano passo-passo l’efficacia della terapia
  • dispositivi in grado di rilevare il grado di stress partendo dalla rilevazione della temperatura cutanea.

Le ricerche del FoReLab – spiega Giovanni Stea, docente di ingegneria informatica e coordinatore esecutivo del laboratorio – puntano a rendere possibile un nuovo paradigma di gestione e produzione industriale, incentrato sul rispetto di persone e ambiente, e in generale un nuovo approccio al rapporto tra persone e tecnologie. Questo richiede un deciso cambio di paradigma culturale, ma anche, da parte del mondo della ricerca, di lavorare su tecnologie abilitanti visionarie e con un orizzonte di applicazione a lungo termine. Dopo quasi un anno dall’inizio del progetto FoReLab però siamo in grado di mostrare progetti e dispositivi, alcuni dei quali possono già essere a disposizione delle imprese.” Continua dicendo: “Consideriamo il supporto ad imprese e processi produttivi una parte fondamentale del nostro lavoro di ricercatori e accademici. – commenta Andrea Caiti, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa – dal 2018 sono attivi i CrossLab, cinque laboratori dedicati nello specifico alla transizione digitale delle imprese tramite soluzioni immediatamente applicabili, e che rendono la ricerca avanzata concretamente e quotidianamente fruibile dalle imprese. I laboratori FoReLab e CrossLab si integrano per coprire tutto lo spettro delle esigenze, dalle tecnologie immediatamente disponibili e quelle invece di una ricerca di frontiera, per costruire un nuovo paradigma di società e produzione”.

La giornata si è chiusa con una tavola rotonda che ha messo a confronto mondo della ricerca, istituzioni, imprese e giuristi.

Non dobbiamo pensare a Industria 5.0 solamente in termini di innovazioni tecnologiche futuristiche – prosegue Caiti – L’innovazione va affiancata, e forse preceduta, da uno sforzo di tutta la società, di tipo etico, sociale e normativo, perché il cambio di paradigma del 5.0, che vuole i processi di produzione plasmati sulle esigenze di persone e ambiente, non resti sulla carta. Anche questo sforzo che viene richiesto in primis al mondo delle imprese, questo cambio di paradigma, non è fine a se stesso, ma è, in fin dei conti, ciò che può consentire di mantenere competitivo e moderno il nostro sistema produttivo e il nostro territorio.”

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